QUADRO ANALITICO CONOSCITIVO
IL SISTEMA PROVINCIALE E LE SPECIFICITÀ LOCALI
2.5. L'ASSETTO STORICO CULTURALE
2.5.1. Riferimenti normativi
2.5.2. Le subaree di interesse storico culturale: caratteri formativi e distintivi della struttura territoriale
TAVOLE


2.5.1. Riferimenti normativi
Soprattutto a causa della "storica" separazione a livello nazionale fra la legislazione urbanistica e quella di salvaguardia dei beni culturali, ancora oggi prevalentemente organizzata intorno al sistema di apposizione e gestione dei vincoli, gli aspetti relativi all’organizzazione ed all’assetto storico culturale del territorio sono sempre stati considerati solo marginalmente tanto dagli strumenti di pianificazione, che dai piani regolatori comunali.
Con la delega alle regioni delle competenze in materia di urbanistica, la Regione Piemonte imprime una svolta con l’approvazione nel 1977 della legge regionale urbanistica, la n°56, che introduce norme generali per la tutela e la salvaguardia diffusa dei beni culturali ed ambientali e dei centri storici, manifestando così una attenzione particolare anche verso quei beni, spesso a torto considerati minori, il cui complesso viceversa costituisce il tessuto diffuso del nostro patrimonio storico-culturale.
Tuttavia, nonostante i buoni intendimenti del legislatore, questi beni vengono tuttora considerati come singoli ‘oggetti’ presenti sul territorio comunale, non sempre riconosciuti dai piani regolatori come meritevoli di una attenzione particolari, lasciando alle singole Amministrazioni un ampio margine di discrezionalità circa la loro individuazione, evidenziando ancora una volta la mancanza di precisi indirizzi di carattere territoriale in merito al rapporto fra la storia ed i sistemi di beni che caratterizzano il contesto regionale, attraverso il quale è possibile arrivare ad una migliore definizione, lettura e caratterizzazione dell’assetto urbanistico e territoriale attuale indirizzando altresì la programmazione urbanistica.
A livello regionale, intanto, il dibattito su questi temi è all’origine di studi e ricerche; in particolare negli anni ‘80 viene concluso, pubblicato ed in seguito ampiamente divulgato uno studio delle "Aree Ambientali Antropizzate e dei Beni Urbanistici ed Architettonici" coordinato dal prof.Vigliano del Politecnico di Torino, che indagando in modo omogeneo l’intero territorio piemontese, costituisce un primo importante punto di riferimento "istituzionale" ancora oggi valido per compiere ricognizioni sul territorio storico culturale, incentrando l’attenzione sui centri storici, intesi come complessi di beni architettonici, e sui beni stessi intesi come sistemi presenti e caratterizzanti il territorio, e come tali condizionanti la programmazione urbanistica.
Per arrivare ad assumere indicazioni e posizioni culturali di tale portata occorre attendere l’approvazione del Piano Territoriale Regionale che, facendo proprie le sollecitazioni legislative introdotte dalla normativa nazionale con la L.431 del 1985 e quelle derivanti dagli studi intrapresi sui rapporti fra beni culturali ed ambientali, struttura insediativa e contesto paesistico-ambientale, introduce a scala regionale il concetto di ‘aree storico culturali’, consistente in una prima individuazione di massima di aree con caratteri omogenei sotto il profilo delle vicende storiche, della organizzazione degli insediamenti, della produzione edilizia e del paesaggio agrario.
Stante tale assunzione di linee culturali, il Piano Territoriale Regionale, adottato dalla G.R. nel 1995 e definitivamente approvato nel 1997, fornisce indicazioni e detta prescrizioni ai Piani Territoriali di livello inferiore, in particolare a quelli provinciali, finalizzate all’approfondimento degli intrecci fra vicende storiche e testimonianze antropico-culturali materialmente ancora rinvenibili, in base ai quali elaborare gli indirizzi e le politiche di intervento sul territorio.
Per arrivare a fornire una lettura delle vicende storiche strettamente relazionata all’assetto insediativo, al paesaggio agrario ed alla produzione edilizia, in questa fase di analisi e studi preliminari al P.T.P. di Novara, oltre ad approfondire gli aspetti storici del territorio, si è provveduto ad eseguire un’ampia ricognizione sui beni culturali presenti sul il territorio provinciale.
Questa ricognizione, che prende l’avvio dal citato lavoro di Vigliano, ha comportato la realizzazione di un ampio lavoro di individuazione e schedatura dei principali beni culturali urbanistici, storico architettonici (esterni al centro storico) ed archeologici presenti sul territorio, nella loro attuale consistenza materiale, cartografati in modo puntuale, denominati, classificati e, ove ritenuto opportuno, sinteticamente descritti o con brevi note.
In particolare i beni urbanistici, ovvero i centri storici e i principali nuclei rurali, sono stati perimetrati e sinteticamente descritti al fine di fornire indicazioni utili a comprendere i legami fra l’assetto insediativo ed il paesaggio circostante, con cenni circa l’origine e la formazione del nucleo storico, i caratteri generali del tessuto urbanistico ed edilizio ed i principali beni architettonici in essi presenti.
Questa ricognizione è stata condotta in riferimento a quanto prescritto dal P.T.R. e dalla L.R. 56/77, nonchè alle specifiche finalità dello stesso Piano Territoriale Provinciale di Novara, con l’intento di fornire non tanto un catalogo di questi beni, quanto piuttosto la possibilità di una lettura unitaria, organizzata per sistemi, traendo utili indicazioni circa la loro consistenza, la loro dislocazione e la loro rappresentatività che, rapportata alla contestuale lettura storica del territorio, saranno alla base del progetto di piano.

La periodizzazione storica e le sub-aree storico culturali
Sebbene normativamente la legislazione regionale non preveda esplicitamente alcuna delimitazione del proprio territorio secondo criteri storico culturali cui far corrispondere un apparato normativo specifico, il P.T.R. all’art. 19 dispone che "il territorio della regione viene suddiviso in aree storico culturali, al fine di apportare al processo di pianificazione e di governo del territorio una specifica consapevolezza dell’identità culturale della Regione Piemonte."
Si afferma inoltre che tali delimitazioni, da ritenersi indicative, sono state individuate "...tenendo conto sia dei modi dell’organizzazione insediativa e del paesaggio agrario, sia dei modi della produzione edilizia..."
Con un processo a cascata il P.T.R. detta direttive sia ai Piani territoriali provinciali, che "...verificano i confini definiti dal P.T.R. e articolano le aree storico culturali in sub-aree e formulano conseguenti direttive ed indirizzi per la redazione dei piani regolatori generali e dei regolamenti edilizi comunali", sia ai Comuni, che"...sulla base del censimento effettua-to dalle Province, adegueranno i regolamenti edilizi in funzione dei caratteri tipizzanti delle sub-aree individuate, introducendo le opportune normative di dettaglio..." e "...potranno altresì inserire determinati beni negli elenchi di cui all’art.24 della L.R. 56/77."
Punto di partenza, accanto alla conoscenza della reale consistenza dei beni presenti sul territorio provinciale, restano quindi le aree storico culturali, che in sede di redazione del P.T.R. sono state oggetto di specifico studio riportato nel Quaderno n°4 allegato al P.T.R. - Il territorio storico culturale-, a cura di V.Comoli Mandraci.
In questo documento l’autrice pone l’accento sulla "...considerazione, ora sostenuta da più discipline, che il fattore ‘materiale’ costituisca una parte essenziale anche della nostra identità antropologica e culturale. La fisicità di un territorio, i suoi valori e le sue valenze qualitative, costituiscono infatti elemento cardine della sua struttura...Occorre perciò portare alla luce e cogliere il significato autentico del rapporto tra vicenda storica, ambiente ed architettura."
Ed ancora, più avanti si evidenzia "...l’importanza del rapporto percettivo degli esiti storico-urbanistici e paesistici, con attenzione particolare alla memoria collettiva".
Sotto il profilo metodologico diventava importante fissare a scala regionale delle coordinate generali di riferimento di carattere storico, ambientale ed architettonico, alle quali attenersi nei successivi adempimenti procedurali per mantenere un determinato livello di omogeneità nelle ricerche, senza il quale si fallirebbe l’obiettivo generale della ricomposizione dei lavori a livello regionale.
Tali coordinate sono introdotte dal P.T.R. e consistono nell’individuazione di determinati caratteri e fenomeni generali che hanno comportato conseguenze rilevanti per l’assetto e la struttura del territorio piemontese, e di cui si conservano testimonianze rilevabili materialmente, strettamente interrelate ad una lettura storica mirata delle vicende piemontesi.
Nello studio citato, poi confluito nelle N.d.A. del P.T.R., il territorio piemontese viene suddiviso in 12 aree storico-culturali con il fine di "... individuare nel P.T.R. le tipologie edilizie, infrastrutturali, urbanistiche e territoriali che hanno un tale grado di riconoscibilità (analisi diretta del territorio), di specificità (esame comparato dei vari territori storici), di ripetitività (quantificazione relativa dei fenomeni), da proporsi come patrimonio storico connotante; cioé come elementi e sistemi di condizionamento culturale da non eludere - ma da conservare e rivalorizzare- in sede di pianificazione e in sede operativa".
I confini delle aree, ancora approssimati, al fine di consentire di sviluppare la normativa di indirizzo e controllo in parte ricalcano le attuali divisioni amministrative.
La Provincia di Novara, come risulta dalla tav.1 allegata al P.T.R. (Caratteri territoriali e paesistici), è ricompresa in due aree storico-culturali, la cui descrizione viene riportata in allegato, una afferente la zona dei laghi e della fascia pedemontana, l’altra la zona della bassa ed alta pianura, così denominate:
- 1, Val d’Ossola, Laghi e Valsesia
- 2, Vercellese e Novarese
Fra le molte proposte di suddivisione del territorio regionale in sub-aree va ancora una volta ricordata quella elaborata dal prof.Vigliano e riportata nella "Carta delle Aree Ambientali Antropizzate e dei Beni Culturali Architettonici ed Urbanistici".
Interessante rilevare come i fattori utilizzati da Vigliano per delimitare le zone, oltre a quelli storici basati sulla suddivisione amministrativa in circondari del Piemonte nel 1858, sono il paesaggio agrario, i caratteri orografici, quelli geologici, i corsi d’acqua principali, le opere infrastrutturali, i confini amministrativi comunali, questi ultimi presi in considerazione solo ove possibile.
Per quanto attiene l’attuale territorio della provincia di Novara, esso risulta essere ricompreso in 15 sub-aree.

I Beni culturali
Come illustrato nelle premesse, l’analisi storica è stata affiancata da una ricognizione sui beni culturali finalizzata a fornire non tanto un catalogo dei beni, quanto piuttosto utili indicazioni circa la loro consistenza e dislocazione a scala territoriale, potendo in tal modo valutare la loro rappresentatività nel caratterizzare specifiche zone, in modo da raggiungere gli obiettivi generali consistenti in una attendibile delimitazione delle sub-aree storico culturali, nella possibilità di integrare gli elenchi dei Beni culturali previsti dai Piani regolatori comunali dettando eventuali indirizzi e direttive e di introdurre normative di riferimento rapportate alla reale consistenza di singoli beni e di sistemi di beni.
Con la L.R.56/77, ‘Tutela ed uso del suolo’, la Regione Piemonte, nei limiti delle proprie competenze, per quanto relativo alle azioni di tutela, salvaguardia e valorizzazione si affianca allo Stato, al quale spettano comunque le funzioni principali, in primo luogo quella amministrativa legata all’apposizione ed alla gestione dei vincoli, svolte ai sensi della L.1089/’39 attraverso le Sovrintendenze, dal 1974 organi periferici del Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali che ha assunto alcune attribuzioni precedentemente ricoperte dal Ministero per l’Istruzione, e mai delegate alle Regioni nonostante questo fosse stato ‘auspicato’ dall’art.48 del D.P.R. 616/1977.
La L.R. 56/77, quindi, si adegua a tale quadro generale provvedendo affinchè l’attività di tutela, salvaguardia e valorizzazione del patrimonio storico culturale, inteso come "...patrimonio naturale in genere e, in particolar modo, dei beni ambientali e culturali..." (art.1) fosse comunque esercitata contestualmente alla pianificazione e gestione territoriale, in questo superando i limiti concettuali posti dalla L.1089/39, prettamente vincolistici ed incentrati sul monumento singolo e di elevato valore artistico, quindi di per sé costituente eccezionalità, senza altro riferimento al contesto territoriale.
La L.R.56/77, dispone:
  • all’art.5.4, che i Piani Territoriali definiscano "...le porzioni di territorio da sottoporre a particolare disciplina ai fini della tutela e valorizzazione dei beni storico artistici ed ambientali....".
  • all’art.12.7, che il Piano Regolatore comunale individui "...gli edifici ed i complessi di importanza storico artistica ed ambientale, delimita i centri storici, garantendo la loro tutela e la loro utilizzazione sociale, nonchè la qualificazione urbana nel suo complesso;"
  • all’art.13, che il Piano Regolatore comunale perimetri e renda inedificabili "...le aree da salvaguardare per il loro pregio paesistico o naturalistico o di interesse storico, ambientale, etnologico ed archeologico;"
  • all’art.24 (Norme generali per i beni culturali ambientali) che il Piano Regolatore comunale individui i beni da salvaguardare "...anche se non individuati e vincolati in base alle leggi vigenti...", ricomprendendo fra questi "...gli insediamenti urbani aventi carattere storico-artistico e/o ambientale e le aree esterne di interesse storico e paesaggistico ad essi pertinenti...i nuclei minori, i monumenti isolati e i singoli edifici civili o rurali ed i manufatti, con le loro relative aree di pertinenza, aventi valore storico-artistico e/o ambientale o documentario...le aree di interesse paesistico ambientale..". In questo articolo inoltre si definiscono i tipi di intervento ammessi sugli edifici di interesse storico artistico, vincolati ai sensi della L.1089/39, della L.1497/39 o individuati dal PRGC, i compiti relativi alle aree di interesse archeologico, ed infine si specifica che l’individuazione di centri storici, nuclei, edifici singoli, manufatti di interesse storico-artistico e/o ambientale ed archeologico avvenga in sede di formazione di piano e concorra "...alla formazione dell’inventario dei beni culturali ambientali promosso dalla Regione, cui spettano le operazioni di verifica e di continuo aggiornamento."
    La Regione Piemonte con questa legge dai caratteri innovativi si poneva allora all’avanguardia nell’azione di tutela, salvaguardia e valorizzazione del patrimonio storico culturale; tuttavia l’esperienza applicativa di questo primo ventennio, un arco temporale sufficiente per esprimere un bilancio, non ha portato risultati particolarmente significativi, specie a scala regionale, causa la sottovalutazione della materia, considerata di importanza marginale nei PRGC, la mancata redazione del P.T.R., che avrebbe dovuto dettare criteri ed indirizzi uniformanti, e la mancata approvazione dei Piani Territoriali Comprensoriali, le cui integrazioni paesistico ambientali rivelano comunque una disomogeneità di trattamento e di approfondimento della materia.
    L’approvazione del P.T.R., a lungo attesa, costituisce il nuovo importante riferimento anche in merito al trattamento del patrimonio storico-culturale; rilanciando una politica pianificatoria e gestionale uniformante a livello regionale, già impostata relativamente a determinate scelte di fondo (es. beni di interesse regionale dà le proprie disposizioni (indirizzi, direttive e prescrizioni) agli strumenti pianificatori ed urbanistici di livello inferiore, Provinciali e comunali, relativamente:
  • ai Centri storici (art.16), che "...costituiscono le componenti primarie della qualità urbana del sistema insediativo, la cui consistenza e qualità connota il territorio regionale anche sotto il profilo ambientale", distinti a seconda della rilevanza in 4 categorie, di cui 3 già definite, con l’ultima (tipo D) demandata al PTP.
    Inoltre il PTP può "...integrare l’elenco e dettare ulteriori prescrizioni per i piani regolatori generali" in riferimento all’elenco dei beni culturali ed ambientali da salvaguardare individuati ai sensi art.24 L.R.56/77 e "...individuare ulteriori livelli di classificazione di beni ritenuti significativi per la caratterizzazione ambientale e culturale del territorio e indicare possibili misure di tutela e valorizzazione."
  • alle Architetture o insiemi di beni architettonici di interesse regionale (art.17), ovvero "...edifici e complessi architettonici di particolare valore storico e ambientale che concorrono a definire il carattere e l’identità culturale specifici della Regione Piemonte.", riconducibili a cinque grandi categorie, ‘Zona di Comando’ di Torino città-capitale, residenze sabaude, grandi opere religiose (tra cui il Battistero di Novara, l’Isola di S.Giulio, il Sacro Monte di Orta, il Santuario di Boca), grandi opere religiose di protezione dinastica, opere militari del periodo moderno.
    I PTP possono integrare l’elenco dei beni fornito dalla Regione, sempre in riferimento alle categorie indicate e dettare ulteriori prescrizioni ai PRG, nonchè contenere "...direttive ed indirizzi per i PRG, con particolare riguardo alla individuazione, catalogazione e tutela dei beni e degli insiemi architettonico-ambientali."
  • al Sistema di beni architettonici di interesse regionale (art.18), definiti come "...architettura o beni puntuali facenti parte di sistemi o paradigmatici di tipologie che concorrono a definire il carattere specifico della Regione", ricondotti a due grandi categorie, quella dell’incastellamento medievale e quella dei sistemi produttivi e villaggi operai.
    I Piani territoriali provinciali possono integrare l’elenco fornito dei beni fornito dalla Regione, in riferimento alle categorie indicate e dettare la relativa disciplina mediante direttive ed indirizzi per i PRG, "...con particolare riguardo alla individuazione, catalogazione e tutela dei beni e degli insiemi architettonico-ambientali."

Per completare il quadro dei riferimenti normativi occorre ancora citare l’approvazione della L.R.35/95 "Individuazione, tutela e valorizzazione dei beni culturali architettonici nell’ambito comunale", che detta norme ed indirizzi ai comuni affinché provvedano ad eseguire un censimento dei caratteri costruttivi, tipologici, decorativi dei beni architettonici; da quanto risulta, tuttavia, l’applicazione di questa recente legge non ha ancora prodotto, almeno in provincia di Novara, risultati apprezzabili.

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2.5.2. Le subaree di interesse storico culturale:
caratteri formativi e distintivi della struttura territoriale
I dati selezionati nella ricerca sui beni culturali, come precisato in allegato, sono stati raccolti ed elaborati principalmente con l’intento di poter fornire un quadro complessivo determinato articolando i beni in base alle classificazioni adottate, in modo da poterli organizzare entro i sistemi collegati alla periodizzazione storica, traendo da ciò utili indicazioni attraverso la consistenza materiale, l’ubicazione e la frequenza, circa la loro rappresentatività nel caratterizzare il contesto territoriale al di fuori dei centri storici.
Lo studio relativo al territorio storico culturale ha preso l’avvio dalla periodizzazione storica ed è stato integrato con considerazioni relative alla organizzazione degli insediamenti urbani e rurali, (ubicazione, origine, impianto urbanistico, rapporto con le reti infrastrutturali), all’evoluzione del paesaggio agrario (colture prevalenti, infrastrutture irrigue, modi di organizzazione della produzione) ed alla produzione edilizia (tipologie edilizie, sistemi di beni caratterizzanti determinate aree, materiali costruttivi, particolari decorativi).
Il lavoro globalmente svolto nella fase di analisi ha condotto alla delimitazione del territorio provinciale in 12 sub-aree di interesse storico culturale, i cui confini sono stati convenzionalmente ricavati sulla base delle ripartizioni amministrative comunali; ciò ha comportato alcune semplificazioni e scelte a volte discutibili, ma permette una più utile gestione dei dati nella successiva fase di pianificazione.
Le sub-aree storico culturali individuate sono le seguenti:

          1. Novara
          2. Piana del Basso novarese
          3. Piana dell'Ovest Ticino
          4. Piana novarese settentrionale
          5. Piana novarese della Sesia
          6. Fascia collinare dell'Ovest Ticino
          7. Basso Verbano
          8. Alta pianura di Borgomanero
          9. Costa novarese del Sesia
          10. Pendici del Fenera
          11. Orta e riviera
          12. Arona e Vergante

Rimandando per approfondimenti ai due studi allegati al piano (‘Il territorio storico-culturale’ e ‘Elenco dei Beni Culturali Urbanistici, Architettonici e Archeologici), nonchè alle cartografie generali e tematiche, vengono nel seguito sinteticamente evidenziate le specificità proprie di ciascuna delle sub-aree individuate.

Novara
Comprende il solo comune di Novara, con i centri storici di Novara, Pernate, Lumellogno, oltre a 10 nuclei rurali, quasi tutti di antiche origini.
Il paesaggio agrario della piana irrigua novarese è caratterizzato e fortemente condizionato dalla coltura del riso, con limitati seminativi e coltura del pioppo prevalentemente a filare; esso appare profondamente antropizzato e regolato a fini produttivi, frutto della secolare opera di bonifica e trasformazione che ha determinato la semplificazione morfologica del territorio, livellato e terrazzato anche sulla dorsale fluvio-glaciale a sud di Novara, e la presenza di una fitta infrastrutturazione irrigua, con reti di canali, rogge, fossi, fontanili; scarse le testimonianze di passate pratiche colturali e inconsistente la presenza di elementi vegetali minori (alberi, filari, siepi), limitata a scarsi residui di aree boscate lungo i corsi d’acqua principali e lungo alcuni fontanili.
Il sistema insediativo non sempre evidenzia con chiarezza i condizionamenti morfologici e il legame con i corsi corsi d’acqua naturali e le infrastrutture irrigue storiche che hanno determinato l’ubicazione ed il successivo sviluppo dei centri abitati.
Il sistema insediativo è fortemente connotato e condizionato dalla presenza del centro urbano di Novara, il cui ruolo polarizzatore ha impedito la crescita degli altri centri storici, individuati in Pernate, oggi pressochè connesso a Novara, e Lumellogno, sviluppatosi lungo una direttrice oltre Agogna, verso la Lomellina, entrambi dai caratteri prevalentemente rurali.
Questi piccoli centri storici, unitamente ai nuclei rurali, che solo in alcuni casi sono stati inglobati nella espansione urbana (Veveri, Bicocca, Pernate) svolgono, assieme alle cascine, un fondamentale ruolo di strutturazione del territorio extraurbano; sono disposti lungo alcune importanti direttrici viarie storiche (Bicocca, Olengo e Torrion Quartara a sud, Vignale ed Isarno a nord verso il Cusio, Veveri a nord verso il Verbano, Agognate a nord ovest verso la Valsesia, Pernate ad est verso il Ticino) o lungo direttrici secondarie da Novara (Gionzana, Casalgiate, Lumellogno, Pagliate).
Oltre a Novara, centro storico a struttura urbanistica regolare, di impianto romano, sono presenti centri a sviluppo lineare (es.Lumellogno) o tendenzialmente compatti (Pernate), sviluppatisi intorno ad un castrum medievale, in alcuni casi occupando siti ancora rilevabili nonostante le trasformazioni (Casalgiate, Olengo).
Sotto il profilo della produzione edilizia vanno distinte Novara-città dal territorio circostante.
La prima presenta caratteri spiccatamente urbani, determinati dalle complesse trasformazioni storiche in parte ancora leggibili, con presenza di edifici di varia epoca e stile, e dalla localizzazione storica delle funzioni amministrative, cui consegue la presenza di importanti edifici pubblici e complessi architettonici di pregio.
Il territorio circostante, vocato all’agricoltura, presenta invece una produzione edilizia spiccatamente rurale o di derivazione rurale; la tipologia prevalente e caratterizzante l’area è quella della cascina, in particolare della cascina a corte, realizzata in laterizio, con copertura in coppi ed orizzontamenti prevalentemente lignei sino alla fine dell’Ottocento, successivamente in travetti di ferro e voltini; uso della volta in mattoni di solito limitata alle stalle, o ai piani terra. Presenza di edifici residenziali con caratteri rurali, quali case di ringhiera con distribuzioni a ballatoio e semplici edifici "a schiera" su due piani, organizzati intorno ad un cortile comune o disposti in linea con antistante spazio privato (orto o giardino).
I sistemi di beni diffusi e caratterizzanti la subarea sono riconducibili agli edifici rurali, in particolare rappresentati dalla tipologia delle cascine a corte, e agli edifici storico industriali.

Piana del Basso novarese
Comprende i comuni di Borgolavezzaro, Casalino, Garbagna, Granozzo con Monticello, Nibbiola, Sozzago, Terdobbiate, Tornaco, Vespolate e Vinzaglio, classificati come centri storici unitamente a Cameriano; i pochi nuclei rurali sono presenti soprattutto nel territorio di Casalino.
Il paesaggio agrario della piana irrigua del Basso novarese è caratterizzato e fortemente condizionato dalla coltura del riso, con limitati seminativi, pioppicoltura a filare e localizzata frutticoltura; esso appare profondamente antropizzato e regolato a fini produttivi, frutto della secolare opera di bonifica e trasformazione che ha determinato la semplificazione morfologica del territorio, livellato e terrazzato anche sulla dorsale fluvio-glaciale, e la fitta infrastrutturazione irrigua; scarse le testimonianze di passate pratiche colturali (gelso, vite, marcita) e inconsistente la presenza di elementi vegetali minori, limitata a qualche albero isolato, a siepi e filari lungo i fontanili, con residua e poco consistente presenza di boschi ripariali.
Il sistema insediativo risente ancora fortemente della presenza di Novara, il cui ruolo polarizzatore ha limitato lo sviluppo dei centri urbani, tutti storicamente legati alla città ad eccezione di Vinzaglio, gravitante anche sul Vercellese e sulla Lomellina.
Questi centri storici svolgono, assieme alle cascine e ai nuclei rurali, un fondamentale ruolo di strutturazione del territorio extraurbano; sono disposti lungo alcune importanti direttrici viarie storiche (Garbagna, Nibbiola, Vespolate e Borgolavezzaro a sud della città) o lungo direttrici secondarie in rapporto alle aree di produzione agricola.
Da segnalare la presenza di centri di origine medievale ad impianto urbano regolare, rigidamente pianificato nei borghifranchi di nuova fondazione (Borgolavezzaro, a struttura compatta, Casalino, Pernasca), altrove più spontaneo, ad andamento anulare ma pur sempre strutturato su due assi ortogonali e con struttura compatta (Vespolate, sede di ricetto); altri centri presentano uno sviluppo tendenzialmente lineare (Garbagna, Nibbiola, Sozzago, Granozzo, Monticello, Cameriano, Ponzana) o semi-anulare, essendosi sviluppati circondando parzialmente il castrum medievale (Tornaco).
L’area si caratterizza per una produzione edilizia di chiara impronta rurale, con presenza nei centri principali di pochi edifici dai caratteri urbani (Borgolavezzaro, Vespolate) e/o di un bene particolarmente significativo e strutturante (castello e ricetto a Vespolate, castelli a Nibbiola, Terdobbiate, Vinzaglio, Casalino, Monticello e Isola di Peltrengo, palazzo settecentesco a Garbagna, villa a Sozzago).
Frequente la presenza di edifici residenziali con caratteri rurali, quali piccole cascine, case con distribuzioni a ballatoio e semplici edifici "a schiera" su due piani.
La tipologia prevalente più diffusa e maggiormente caratterizzante l’area è quella della cascina, in particolare della cascina a corte.
I sistemi di beni caratterizzanti l’area sono riconducibili agli edifici rurali, in particolare rappresentati dalla tipologia delle cascine a corte, e ai castelli, quasi sempre trasformati in prestigiose residenze padronali.

Piana dell'Ovest Ticino
Comprende i comuni di Bellinzago, Cameri, Cerano, Galliate, Romentino e Trecate, classificati come centri storici, e 3 nuclei rurali.
Il paesaggio agrario della piana irrigua dell’Ovest Ticino è caratterizzato e fortemente condizionato dalla coltura del riso, spinta ad est sino all’orlo del terrazzo fluviale delimitante la valle del Ticino e a nord sino in territorio di Cameri e in parte Bellinzago, ove compaiono con maggiore frequenza prati e seminativi; esso appare profondamente antropizzato e regolato a fini produttivi, frutto della secolare opera di bonifica e trasformazione che ha determinato la semplificazione morfologica di gran parte del territorio, livellato sino ai piedi della dorsale fluvio-glaciale di Bellinzago e del terrazzo fluviale del Ticino, ed interessato da una complessa rete di infrastrutturazione irrigua; scarse sia le testimonianze di passate pratiche colturali, sia la presenza di elementi vegetali minori (alberi, filari, siepi), almeno sino al terrazzo fluviale, oltre il quale compaiono le aree boscate della valle del Ticino, alternate a pioppeti e prati, mentre nel territorio di Bellinzago boschi misti e di latifoglie di discreta consistenza sono rilevabili nelle brughiere dell’alta pianura, in continuità con i boschi del Ticino, e sulla dorsale morenica.
Il sistema insediativo risente della presenza di Novara, il cui ruolo polarizzatore ne ha condizionato lo sviluppo unitamente alla ubicazione lungo la "frontiera" del Ticino; ciò ha favorito la formazione di nuclei abitati particolarmente compatti ed accentrati, (alcuni dei quali nel medioevo dotati di mura), caratteristiche queste comuni ai centri urbani dell’ovest Ticino, ove i nuclei rurali sono numericamente limitati, essendo così demandato alle cascine il ruolo di strutturare il territorio agrario.
Questi centri storici sono disposti lungo importanti direttrici viarie storiche da Novara verso est, (Trecate e Galliate, meno Romentino e Cameri), sud (Cerano), nord/nord-est (Cameri, Bellinzago), ed in parte allineati lungo la direttrice che da Pavia conduceva al Verbano.
Presenza di centri di origine medievale ad impianto urbano regolare (Galliate, a struttura compatta con isolati non del tutto regolari), ad impianto urbano spontaneo, caratterizzato dall’andamento anulare sviluppatosi intorno al castrum medievale, strutturato su due o più assi, e delimitati da rogge storiche (Cameri, Cerano, Trecate), o condizionati dalla dorsale morenica (Bellinzago); gli altri centri presentano uno sviluppo tendenzialmente lineare (Romentino, Cavagliano).
L’area si caratterizza per una produzione edilizia che, pur risentendo dell’impronta rurale, presenta nei centri principali anche edifici dai caratteri più urbani, nonchè beni particolarmente significativi e strutturanti (castello a Galliate, villa a Trecate, complesso abbaziale a Dulzago, ecc.). Frequente nei centri la presenza di edifici residenziali con caratteri rurali, originatisi da piccole cascine, case con distribuzioni a ballatoio e semplici edifici "a schiera" su due piani.
La tipologia più diffusa e maggiormente caratterizzante l’area extraurbana è quella della grande cascina e della cascina a corte, che in questa subarea testimonia della continuità storica degli insediamenti agricoli nel Novarese, materialmente rilevabili a partire dai romani (ampie tracce di centuriazione), con presenze diffuse di insediamenti monastici (Cascina Argine, Badia di Dulzago) e medievali in genere (Bornago, Torre Mandelli, Camerona, ecc. ) sino ad arrivare alle cascine del XVIII-XIX secolo, espressione della coltura risicola sempre più prevalente e specializzata.
Il materiale costruttivo più diffuso è senza dubbio il laterizio, che spesso compare utilizzato assieme al ciottolo di fiume, connotando edifici di antica origine o caratterizzati da forte ruralità o sorti in zone particolari (es.Valle Ticino).
I sistemi di beni caratterizzanti l’area sono riconducibili agli edifici rurali, rappresentati dalle grandi cascine e dalle cascine a corte, con esempi notevoli di cascine ville (es.Picchetta e Galdina a Cameri) e agli edifici storico-industriali, a testimonianza dello sviluppo economico dei sec. XIX-XX, con concentrazioni a Galliate, Trecate e Cameri.

Piana novarese settentrionale
Comprende i comuni di Briona, Caltignaga, Casaleggio, Castellazzo, Momo, S.Pietro Mosezzo, classificati come centri storici unitamente a Sologno, Agnellengo, Castelletto di Momo, Alzate, e 7 nuclei rurali.
Il paesaggio agrario della piana novarese settentrionale è caratterizzato e fortemente condizionato dalla coltura del riso, spinta a nord sino in territorio di Momo, ove iniziano a comparire con più frequenza i seminativi, e di Briona, ove compare il rilievo morenico e con esso la coltivazione della vite; esso appare profondamente antropizzato e regolato a fini produttivi, frutto della secolare opera di bonifica e trasformazione che ha determinato la semplificazione morfologica di gran parte del territorio; scarsa la presenza di elementi vegetali minori, testimoniata da pochi alberi isolati e siepi e filari lungo alcuni fontanili; limitati i boschi, ubicati sulla dorsale fluvio-glaciale e lungo le principali aste fluviali e canali
Il sistema insediativo risente della presenza di Novara e della sua rete viaria storica verso nord, nonchè delle condizioni morfologiche presenti.
I principali centri storici sono disposti lungo le importanti direttrici viarie storiche da Novara verso la Valsesia (Briona) e verso il Cusio-Verbano (Caltignaga e Momo), o su direttrici secondarie (Castellazzo, Casaleggio, S.Pietro Mosezzo).
I centri storici ed i nuclei rurali sono di origine medievale, con impianto urbano spontaneo ed in genere compatto, caratterizzato da uno sviluppo di tipo lineare (Briona, condizionato dalla dorsale morenica, S.Pietro, Mosezzo, Nibbia, Mirasole, Sologno, S.Bernardino, Alzate, Agnellengo) a volte tendenzialmente semi-anulare, determinato dall’incrocio di due assi (Casaleggio) e/o sviluppatosi intorno al castrum medievale (Momo, Caltignaga, Morghengo).
L’area si caratterizza per una produzione edilizia di chiara impronta rurale, con scarsissima presenza nei centri principali di edifici e palazzi dai caratteri urbani, e con presenza di un bene particolarmente significativo e strutturante (castelli a Briona, Proh, Caltignaga, Morghengo, Castellazzo, Casaleggio, Agnellengo, Castelletto di Momo, cascina fortificata di Mirasole, resti a Momo) o di beni di elevato valore storico artistico (chiese romaniche, anche con cicli di affreschi).
Frequente la presenza nei centri storici, accanto ad edifici prettamente rurali, di edifici residenziali con caratteri rurali originatisi da piccole cascine, case con distribuzioni a ballatoio e semplici edifici in linea su due piani.
La tipologia più diffusa e maggiormente caratterizzante l’area extraurbana è quella della cascina a corte, che in questa subarea testimonia la continuità storica degli insediamenti agricoli nel Novarese anche attraverso esempi particolari (cascina Mirasole, fortificata e cascina Linduno, insediamento complesso).
Il materiale costruttivo più diffuso è senza dubbio il laterizio, che in edifici di antica origine o caratterizzati da forte ruralità talvolta compare utilizzato assieme al ciottolo di fiume.
I sistemi di beni caratterizzanti l’area sono riconducibili agli edifici rurali, in particolare rappresentati dalle cascine a corte, ai castelli (rocche sforzesche, castelli trasformati in residenza) ed agli edifici religiosi di epoca romanica, diffusamente presenti in tutta la sub-area anche con esempi di elevato valore storico-artistico.

Piana novarese della Sesia
Comprende i comuni di Biandrate, Casalbeltrame, Casalvolone, Landiona, Mandello Vitta, Recetto, S.Nazzaro Sesia, Sillavengo, Vicolungo, classificati come centri storici, e 6 nuclei o addensamenti rurali, tra i quali Gargarengo, Pisnengo e Fisrengo, di antiche origini.
Il paesaggio agrario della piana novarese della Sesia è caratterizzato e fortemente condizionato dalla coltura del riso, spinta ad est sino in prossimità della Sesia, ove compaiono con frequenza pioppeti e qualche seminativo; esso appare profondamente antropizzato e regolato a fini produttivi, frutto della secolare opera di bonifica e trasformazione che ha determinato la semplificazione morfologica di gran parte del territorio, anche interessato dalla presenza di una storica rete irrigua di rogge realizzate in parte sfruttando antichi letti fluviali; scarsa la presenza di elementi vegetali minori, limitata a pochi alberi isolati e siepi e filari lungo i fontanili e canali; presenza di aree boscate esclusivamente lungo l’asta fluviale della Sesia, con consistenti boschi ripariali.
Il sistema insediativo risente della collocazione in prossimità della Sesia, storicamente terra di confine fra Novarese e Vercellese, ed é caratterizzato e strutturato dal percorso medievale della strada Biandrina, che connetteva l’allora importante centro di Biandrate ai possedimenti feudali della famiglia dei Conti di Biandrate ubicati a nord della provincia di Novara ed in Valsesia.
I principali centri sono disposti lungo questa importante direttrice o su direttrici secondarie a questa collegate.
Da segnalare la presenza di centri di origine medievale ad impianto urbano regolare e pianificato, tipico dei borghifranchi (Mandello, Casalvolone) e degli ampliamenti del nucleo originale (Biandrate, più volte distrutta e ricostruita), altrove frutto di aggregazioni spontanee con forme quadrangolari irregolari (Landiona, in parte S.Nazaro Sesia), o a sviluppo lineare impostato rigidamente su uno (Vicolungo, Casalbeltrame) o più assi (Recetto, Sillavengo).
Caratteristica preminente degli impianti urbani di questa sub-area è rappresentata dalla presenza del ricetto (Biandrate solo documentato, Casalbeltrame, Casalvolone, Recetto, S.Nazzaro Sesia).
L’area si caratterizza per una produzione edilizia di chiara impronta rurale, con scarsissima presenza nei centri principali di edifici o palazzi dai caratteri urbani, e con presenza beni particolarmente significativi e strutturanti (oltre ai ricetti, castelli a Vicolungo, Gargarengo, torre medievale a Mandello, resti a Landiona e Sillavengo).
Frequente la presenza nei centri storici, accanto ad edifici prettamente rurali, di edifici residenziali con caratteri rurali originatisi da piccole cascine, case con distribuzioni a ballatoio e semplici edifici in linea su due piani.
La tipologia caratterizzante l’area extraurbana è quella della cascina a corte, con testimonianze meno importanti rispetto ad altre aree della pianura irrigua, ma tuttavia ancora presente e strutturante il paesaggio.
Il materiale costruttivo più diffuso è senza dubbio il laterizio, che in questa area compare spesso utilizzato assieme al ciottolo di fiume, materiale abbondante nella piana del Sesia, caratterizzando in tal modo sia edifici e resti di murature di antica origine che comuni edifici rurali realizzati ancora nel secolo scorso.
I sistemi di beni caratterizzanti l’area sono quindi riconducibili agli edifici rurali (cascine a corte), alle opere fortificate medievali quali i ricetti ed i castelli (rocche sforzesche e castelli trasformati in residenza), ed agli edifici religiosi di epoca romanica, diffusamente presenti in tutta la subarea.
Si segnala inoltre la presenza di un bene altamente significativo e strutturante il territorio regionale, il complesso abbaziale fortificato di S.Nazzaro Sesia con la chiesa romanica dei S.S.Nazzaro e Celso ed il chiostro, la cui importanza è tale da poterne proporre l’inserimento nell’elenco di cui all’art. 17 del P.T.R., incluso nella categoria con le grandi opere religiose.

Fascia collinare dell'Ovest Ticino
Comprende i comuni di Marano Ticino, Mezzomerico, Oleggio, Pombia e Varallo Pombia, classificati come centri storici, e 12 nuclei o addensamenti di edifici rurali, in gran parte ubicati nel comune di Oleggio, ad est dell’abitato nella piana verso il Ticino.
Il paesaggio agrario della fascia collinare dell’Ovest Ticino si caratterizza per la presenza diffusa di seminativi e prati, alternati a boschi di latifoglie e boschi misti di discreta consistenza, ed ubicati sia sulla dorsale fluvio-glaciale, ove sebbene in regresso viene coltivata anche la vite, sia soprattutto nella valle del Ticino, ove sono preceduti dalle caratteristiche fasce boscate lineari poste in corrispondenza delle coste che delimitano i terrazzi della Valle del Ticino.
Il sistema insediativo risente in parte dell’ubicazione lungo la "frontiera" del Ticino, nonchè delle condizioni morfologiche dei siti, anche in relazione alla rete viaria antica ed altomedievale, con gli importanti percorsi nord-sud da Novara e Pavia verso il Verbano ed est ovest verso la Lombardia; ciò ha favorito la formazione di nuclei abitati con fortificazioni e/o dotati di mura, posti in posizione strategica sui terrazzi alti a controllo della sottostante valle (Oleggio, Pombia, Marano Ticino).
La presenza diffusa di nuclei rurali di antiche origini nel territorio ad est di Oleggio, numericamente rilevante, deriva dalla presenza di una importante direttrice viaria nord-sud, oggi identificabile con la via Strera, e dai percorsi est-ovest di collegamento con il Ticino ed i suoi guadi, mentre gli altri ad ovest di Oleggio sono semplici addensamenti di edifici agricoli, con esclusione di Fornaci, sede di impianti per la produzione dei laterizi.
Presenza di centri di origine medievale ad impianto urbano di formazione complessa, (Oleggio, a struttura compatta e spontanea nella parte sud, successivamente ampliato a nord con una espansione pianificata ad isolati non del tutto regolari), ad impianto urbano spontaneo policentrico (Marano Ticino) e compatto tendenzialmente lineare (Varallo Pombia), ad impianto lineare impostato su due assi paralleli e connesso ad un grande castrum altomedievale (Pombia) , ad impianto spontaneo sviluppatosi intorno al castrum medievale (Mezzomerico).
L’area si caratterizza per una produzione edilizia che, pur risentendo diffusamente dell’impronta rurale, presenta nei centri principali (ad Oleggio in particolare, ma anche a Pombia e Varallo Pombia) edifici dai caratteri più urbani e signorili, nonchè beni particolarmente significativi e strutturanti.
Frequente nei centri minori la presenza di edifici residenziali con caratteri rurali, originatisi da piccole cascine a manica unica con distribuzioni a ballatoio, o da piccoli edifici spesso aggregati a schiera.
Caratteristica la presenza nell’Oleggese della cascina a manica doppia, con stalla sul retro.
Il materiale costruttivo più diffuso nella subarea è il laterizio, frequentemente utilizzato nelle murature di tamponamento o semiportanti assieme al ciottolo di fiume, specie in edifici di antica origine e in fabbricati rurali o di origine rurale, ove in laterizio sono comunque realizzati i nodi strutturali, i pilastri e le coperture. Sporadico e limitato a specifici particolari (architravi, piedritti, ecc) l’uso della pietra sbozzata o lavorata.
I sistemi di beni caratterizzanti l’area sono riconducibili ai numerosi resti di edifici fortificati, agli edifici storico-industriali, a testimonianza dello sviluppo economico dei sec. XIX concentrati ad Oleggio, ed agli edifici religiosi di epoca romanica, presenti anche con esempi di elevato valore storico-artistico (Oleggio, Pombia).

Basso Verbano
Comprende i comuni di Agrate Conturbia, Bogogno, Borgo Ticino, Castelletto sopra Ticino, Comignago, Divignano, Gattico, Veruno, classificati come centri storici, e 22 nuclei o addensamenti di edifici rurali, 7 dei quali di chiara origine medievale, e con gli addensamenti concentrati in gran parte nel comune di Castelletto sopra Ticino (12), nella piana del Ticino.
Il paesaggio agrario del Basso Verbano si caratterizza per la presenza diffusa di seminativi e prati, alternati a boschi di latifoglie e boschi misti di una certa consistenza, ed ubicati sia sulla dorsale fluvio-glaciale, ove sebbene in regresso viene limitatamente coltivata anche la vite, sia soprattutto nella valle del Ticino, ove sono preceduti da fasce boscate in corrispondenza delle coste fra i terrazzi fluviali.
Il sistema insediativo risente in parte dell’ubicazione della subarea a metà fra Novara ed il Verbano, zone queste con differenti connotati storico culturali, e gravitante più sul Verbano.
Inoltre il sistema insediativo è fortemente condizionato della morfologia dei siti, caratterizzati dalla presenza di terreni incisi dall’erosione fluviale e morenica, nonchè dalla rete viaria antica ed altomedievale, con i percorsi nord-sud da Novara verso il Verbano e soprattutto est-ovest verso gli importanti attraversamenti del Ticino; ciò ha favorito la formazione di nuclei abitati sorti in adiacenza a luoghi con fortificazioni, a volte posti in posizione strategica a controllo delle vie di comunicazione.
La presenza diffusa di addensamenti di edifici rurali nel territorio di Castelletto, numericamente rilevante, potrebbe forse indicare una consuetudine che ha caratterizzato la zona sin da epoche preistoriche, diffusamente popolata con insediamenti di carattere sparso, o dipendere dalla presenza della direttrice viaria nord-sud verso il Verbano e dai percorsi est-ovest di collegamento con il Ticino ed i suoi guadi.
I centri storici ed i nuclei rurali di origine medievale presentano in genere un impianto urbano compatto, spontaneo e a struttura generalmente lineare, basata su un asse (Comignago, Gattico, con andamento nord-sud), o più assi, anche formanti un bivio (Agrate Conturbia, Bogogno, Borgo Ticino, borgo franco a struttura spontanea, Castelletto sopra Ticino), ad impianto urbano spontaneo policentrico (Veruno, con due nuclei uno lineare ed uno impostato su una biforcazione, Revislate, due nuclei lineari) , ad impianto spontaneo sviluppatosi intorno al castrum medievale (Divignano).
Da segnalare la presenza del nucleo rurale di Muggiano, a corte con caratteri fortificati , e quello di Glisente, di origine viscotea
L’area si caratterizza per una produzione edilizia che risente diffusamente dell’impronta rurale, con scarsa presenza di edifici dai caratteri urbani e signorili, e con presenza di beni particolarmente significativi e strutturanti.
Frequente nei centri della subarea la presenza di edifici con caratteri rurali, originatisi da cascinette o da piccoli edifici a volte aggregati a schiera.
I materiali costruttivi diffusi nella subarea sono la pietra sbozzata o lavorata, sia in strutture che per specifici particolari (architravi, piedritti, ecc), ed il laterizio associato al ciottolo di fiume, specie nelle murature di tamponamento o portanti.
Non si rileva la presenza forte di un sistema di beni che caratterizzi specificamente la subarea, ad eccezione degli edifici religiosi di epoca romanica, diffusamente presenti anche con esempi di elevato valore storico-artistico.

Alta pianura di Borgomanero
Comprende i comuni di Barengo, Borgomanero, Cavaglietto, Cavaglio d’Agogna, Cressa, Cureggio, Fontaneto d’Agogna, Suno, Vaprio d’Agogna, classificati come centri storici unitamente a Vergano, e 25 fra nuclei ed addensamenti di edifici rurali.
Il paesaggio agrario dell’Alta pianura di Borgomanero è caratterizzato dalla presenza diffusa di seminativi e prati, con coltivazioni anche pregiate di vite sui pianalti delle antiche dorsali dei terrazzi-fluvio glaciali che lo contornano ad est ed ovest, e sporadico il riso che occupa alcune aree meridionali nel comune di Barengo; esso appare antropizzato e regolato a fini produttivi, specie nella piana dell’Agogna, ove limitata appare la presenza di elementi vegetali minori; sugli alti terrazzi e sulle coste della lingua morenica, in particolare ad ovest, sono presenti boschi di latifoglie anche di una certa consistenza.
Il sistema insediativo risente del rapporto fra Novara, con la sua rete viaria storica verso il Cusio, e Borgomanero, nonchè delle condizioni morfologiche e dei corsi d’acqua presenti, Agogna in primo luogo, ma anche Sizzone, Meia e Lirone.
I principali centri storici sono disposti nella piana, in prossimità dell’Agogna, lungo l’itinerario storico principale, ubicati ai piedi o in prossimità della dorsale morenica occidentale (Barengo, Cavaglietto, Cavaglio d’Agogna, Cureggio, Fontaneto d’Agogna, Borgomanero), od orientale, con rilievi più dolci, lungo la Meia (Suno, Vaprio) e il Lirone (Cressa).
Suno, ma specialmente Fontaneto e Borgomanero presentano numerosi addensamenti e nuclei rurali ubicati nella piana o sui rilievi circostanti, talvolta ormai inglobati nelle espansioni urbane.
I centri storici ed i principali nuclei rurali sono di origine medievale e, Borgomanero a parte, tendenzialmente presentano un impianto urbano spontaneo di tipo compatto, caratterizzato da uno sviluppo lineare basato su un asse (Cavaglietto, il nucleo più antico di Suno, Vaprio, ad andamento est ovest, Fontaneto, anche intorno al castello, Vergano, sull’alto della costa) o su due assi paralleli (Barengo, stretto contro la dorsale morenica, Cressa, più regolare), ad impianto spontaneo semi-anulare sviluppatosi intorno al castrum medievale (Cavaglio, stretto contro la dorsale morenica) o anulare (Cureggio).
Unica eccezione Borgomanero, importante borgo franco dalla struttura urbanistica regolare e pianificata, in origine murato, sorto nel medioevo su un’area sino ad allora caratterizzata dalla presenza di numerosi nuclei rurali, molti dei quali ancora presenti nel suo territorio ed in quello di Fontaneto.
Sempre con l’eccezione di Borgomanero, che presenta edifici pubblici e residenziali dai caratteri tendenzialmente urbani e signorili, l’area si connota per una diffusa produzione edilizia di chiara impronta rurale, con scarsissima presenza nei centri principali di fabbricati dai caratteri urbani (Suno); frequente la presenza nei centri storici, accanto ad edifici ancora prettamente rurali, di edifici residenziali con caratteri rurali originatisi dalle trasformazioni di piccole cascine, di case con distribuzioni a ballatoio e di semplici edifici in linea, generalmente su due piani.
I materiali costruttivi più diffusi sono il laterizio, frequentemente utilizzato assieme al ciottolo di fiume nelle murature, specie in edifici di antica origine e in fabbricati rurali o di derivazione rurale, ove in laterizio sono in genere realizzati nodi strutturali, pilastri e coperture, e la pietra, prevalente nelle zone più settentrionali, sbozzata e/o lavorata, rinvenibile in fabbricati arcaici e rurali sia in strutture murarie che in particolari costruttivi, un tempo utilizzata in lastre anche nelle coperture.
La tipologia caratterizzante l’area extraurbana è quella della cascina, a corte solo a sud, e generalmente a manica semplice e di dimensioni più contenute, indice di una differente organizzazione agraria.
I sistemi di beni caratterizzanti l’area sono riconducibili agli edifici rurali (cascine) ai castelli (rocche sforzesche e castelli trasformati), agli edifici storico industriali (Borgomanero e centri limitrofi) ed agli edifici religiosi di epoca romanica, diffusi ma spesso in parte trasformati.

Costa novarese del Sesia
Comprende i comuni di Carpignano Sesia, Fara Novarese, Ghemme, Romagnano Sesia e Sizzano, classificati come centri storici, e 2 nuclei rurali.
Il paesaggio agrario della alta pianura e delle costa novarese della Sesia è caratterizzato dalla presenza diffusa di seminativi e prati, unitamente alle coltivazioni pregiate di vite sulle dorsali moreniche che lo contornano ad est; pressochè assente il riso, che occupa alcune aree marginali meridionali nel comune di Fara; in prossimità della Sesia compaiono con frequenza vasti pioppeti e, lungo l’asta fluviale e sulla dorsale morenica, si rileva la presenza di elementi vegetali minori e di boschi ripariali di una certa consistenza. Da segnalare la presenza limitata di residue pratiche colturali.
Il sistema insediativo risente della collocazione in prossimità della Sesia, storicamente terra di confine fra Novarese e Vercellese, ed é caratterizzato e strutturato dai percorsi antichi diretti verso la Valsesia e dagli allineamenti della limitatio romana; alcuni centri sono interessati dalla presenza di rogge storiche (Mora, Busca), condizionati dalla morfologia del territorio, sorti a ridosso della costa morenica.
Da segnalare la presenza di centri accorpati e compatti, di origine antica, ad impianto urbano tendenzialmente regolare e pianificato, tipico dei borghi di rifondazione medievale (Ghemme, Sizzano), altrove frutto di aggregazioni tendenzialmente spontanee a sviluppo lineare impostato su uno o più assi (Fara, Romagnano, organizzato su assi paralleli), o ad andamento semianulare sviluppatisi intorno al castrum medievale (Carpignano Sesia, strutturato su più assi).
Caratteristica preminente degli impianti urbani di questa subarea è rappresentata dalla presenza del ricetto (Ghemme, rettangolare e ben conservato, Sizzano e Carpignano, ancora leggibili, a forma anulare).
L’area si caratterizza per una produzione edilizia di impronta rurale ma con presenza in tutti i centri principali di edifici o palazzi dai caratteri urbani o residenziali signorili, e con presenza di beni significativi e strutturanti (es. villa Caccia a Romagnano e a Sizzano) e beni di alto valore storico artistico.
Frequente la presenza nei centri storici, accanto ad edifici rurali anche dai caratteri arcaici, di edifici residenziali con connotati rurali originatisi da piccole cascine e semplici edifici in linea.
I materiali costruttivi più diffusi sono il laterizio utilizzato assieme al ciottolo di fiume nelle murature, caratterizzante e rinvenibile sia in edifici di antica origine (paramenti murari medievali anche a spina di pesce) sia in fabbricati di origine rurale, ove in laterizio sono in genere realizzati nodi strutturali, pilastri e coperture, e la pietra, utilizzata in particolari costruttivi.
La tipologia presente nell’area extraurbana, solo relativamente incidente e connotante la subarea, è quella della cascina, generalmente a manica semplice e di dimensioni contenute, indicante di una organizzazione agraria con proprietà frazionate.
I sistemi di beni caratterizzanti l’area sono quindi riconducibili alle costruzioni medievali, in particolare ai ricetti ed agli edifici religiosi di epoca romanica, e in parte agli edifici storico-industriali, con concentrazioni a Ghemme e Romagnano Sesia.

Pendici del Fenera
Comprende i comuni di Boca, Cavallirio, Grignasco, Maggiora, Prato Sesia classificati come centri storici unitamente ad Ara, e 19 nuclei o addensamenti rurali.
Il paesaggio agrario delle pendici del monte Fenera è caratterizzato nelle alte pianure alluvionali della Sesia dalla presenza diffusa di seminativi e prati, alternati a pioppeti e con boschi ripariali lungo l’asta fluviale principale; il seminativo si dirada sui rilievi, limitato ad alcune zone del pianalto e delle brughiere, ove caratterizzanti diventano le pregiate coltivazioni di vite, oggi in regresso, ed oltre i boschi di latifoglie miste ed i castagneti, spesso ceduati alle pendici del rilievo prealpino.
Il sistema insediativo risente della collocazione all’ingresso della Valsesia, terra storicamente contesa fra Novarese e Vercellese, con centri sorti in prossimità delle antiche connessioni viarie (Prato Sesia, Grignasco, Ara) e delle connessioni est ovest attraverso il pianalto verso il borgomanerese (Cavallirio, Boca, Maggiora); i centri sono condizionati dalla morfologia del territorio, e va segnalata la presenza di nuclei ed addensamenti di edifici rurali nei territori di Grignasco (9 oltre ad Ara), in gran parte diffusi alle pendici e sui rilievi, secondo un modello insediativo tipico in ambito prealpino, e di Boca e Maggiora, con caratteri diversi.
Presenza di centri storici compatti, di origine antica, ad impianto urbano spontaneo e sviluppo tendenzialmente lineare, semplicemente impostato su un asse (Prato Sesia, con due distinti nuclei ubicati a ridosso della alta costa, Ara, Boca, Baraggia), policentrici (Cavallirio) o più complessi (Grignasco e Maggiora).
L’area si caratterizza per una produzione edilizia di chiara impronta rurale, con frequente presenza nei centri storici, accanto ad edifici rurali anche dai caratteri arcaici, di edifici residenziali con connotati rurali originatisi da piccole cascine e semplici edifici; presenza nei centri principali di edifici o palazzi dai caratteri residenziali (Grignasco) e signorili (Maggiora), e con presenza di beni significativi e strutturanti a livello territoriale.
I materiali costruttivi più diffusi sono la pietra, prevalente nelle zone più settentrionali e prealpine, sbozzata e/o lavorata, rinvenibile tanto in fabbricati arcaici e quanto in edifici rurali, sia in strutture murarie che in particolari costruttivi, utilizzata in lastre anche nelle coperture, e il laterizio utilizzato assieme al ciottolo di fiume nelle murature, specie in edifici di antica origine e in fabbricati rurali o di derivazione rurale, ove in laterizio sono in genere realizzati nodi strutturali e pilastri.
Una tipologia edilizia presente nell’area solo sporadicamente, non incidente e non connotante la subarea, è quella della casa a loggiato, tipica della Valsesia e del Cusio nelle originali forme sei-settecentesche, ripetuta sino al Novecento con altri caratteri stilistici .
Non si presentano sistemi di beni architettonici caratterizzanti l’area in modo specifico, limitati ai resti di edifici fortificati; forte la presenza di alcuni beni significativi per la strutturazione territoriale.

Orta e riviera
Comprende i comuni di Ameno, Armeno, Bolzano Novarese, Briga, Gargallo, Gozzano, Miasino, Orta S.Giulio, Pella, Pettenasco, Pogno, S.Maurizio d’Opaglio, Soriso, classificati come centri storici unitamente a Vacciago, Sovazza, Coiromonte, Auzate, Bugnate, Carce-gna, Isola S.Giulio, Corconio, Alzo, e 30 nuclei o addensamenti rurali, in parte con caratteri prealpini.
Il paesaggio agrario del Cusio è caratterizzato dalla presenza diffusa di vaste aree boscate interessanti il Mottarone ed i rilievi prealpini della ripida costa occidentale, costituite in prevalenza da boschi di latifoglie e da castagneti spesso ceduati; presenza, nelle aree pianeggianti, di pochi seminativi e di prati, alternati a boschi ed elementi vegetali minori; scarsa la presenza della vite, un tempo diffusa.
Il sistema insediativo risente della specifica collocazione storica e geografica, dominato e condizionato dalla presenza del bacino lacustre e dei ripidi rilievi alpini, interessato sin dall’antichità dalla presenza di una importante via di comunicazione in sponda orientale verso i passi alpini e di collegamenti secondari est ovest.
I centri sono condizionati dalla morfologia del territorio, e va segnalata la presenza di nuclei ed addensamenti di edifici rurali che nel territorio di Ameno ed Armeno sono in gran parte diffusi sui rilievi alpini, lungo la valle dell’Agogna, secondo un modello insediativo tipico in ambito prealpino ed alpino, e di S.Maurizio d’Opaglio, con caratteri rurali delle zone dell’alta pianura.
Presenza di importanti centri storici di antica origine, ad impianto urbano generalmente spontaneo e non pianificato, con sviluppo tendenzialmente lineare e condizionato dalla morfologia dei siti, a seconda dei casi semplicemente impostato su un asse (Orta, con distribuzione a pettine, Isola S.Giulio, circolare intorno al castrum medievale, Vacciago, Bugnate, Briga, Soriso, Miasino, Carcegna, Pisogno, Crabbia, Pella, con orientamento est ovest, il nucleo originario di S.Maurizio, Alzo), all’incrocio di più assi (Ameno, Bolzano Novarese, Armeno, Auzate, Pettenasco, Pogno, molto compatto, policentrici non compatti (S.Maurizio d’Opaglio, originatosi dall’aggregazione recente di più nuclei rurali, Gargallo), con impianto più complesso (Gozzano, su due assi principali paralleli ed assi trasversali, al di sotto di un’altura sede del castrum) o particolarmente condizionato dai versanti montani (Sovazza, Coiromonte, Corconio).
L’area si caratterizza per una produzione edilizia di elevato valore storico ed artistico, oltrechè ambientale, presentando accanto ad edifici e complessi di chiara impronta od origine rurale, frequenti e diffusi in tutti i centri storici ed in taluni casi anche con caratteri arcaici, edifici residenziali e civili, in particolare palazzi e ville dai caratteri signorili, di origine sei-settecentesca i primi e parte delle seconde, più generalmente otto-novecentesche, e con presenza di beni altamente significativi, strutturanti a livello territoriale.
Il materiale costruttivo più diffuso è la pietra, ovunque prevalente, specie nelle zone a quote elevate e prealpine, rinvenibile tanto in fabbricati arcaici ed in edifici rurali, quanto in edifici sei-settecenteschi, utilizzata per le strutture murarie, per particolari costruttivi, e in lastre nelle coperture; il laterizio trova in questa zona un impiego più tardo, dalla metà dell’ottocento in edifici residenziali di pregio (ville) o in costruzioni più semplici per realizzare nodi strutturali e pilastri.
Una tipologia fortemente connotante la sub-area è quella della casa a loggiato, tipica della Valsesia e del Cusio nelle originali forme sei-settecentesche, con archi a tutto sesto impostati su snelli pilastrini in pietra, diffusa ovunque nel Cusio con notevoli esempi.
I sistemi di beni caratterizzanti l’area sono riconducibili agli edifici residenziali, comprendenti le tipologie relative alle ville di origine otto-novecentesca, le case a loggiato ed i palazzi di origine settecentesca, nonchè ai beni religiosi, distinguibili nelle due tipologie delle opere barocche (chiese, santuari, vie crucis, oratori e Sacro Monte) e degli edifici romanici.

Arona e Vergante
Comprende i comuni di Arona, Colazza, Dormelletto, Invorio, Lesa, Massino Visconti, Meina, Nebbiuno, Oleggio Castello, Paruzzaro, Pisano, classificati come centri storici unitamente a Mercurago, Montrigiasco, Dagnente, Invorio superiore, Calogna, Comnago, Corciago, Tapigliano, Fosseno, e 22 nuclei o addensamenti rurali o alpini.
Il paesaggio agrario del Verbano è caratterizzato dalla presenza diffusa di vaste aree a boschi e pascoli interessanti il versante del Mottarone ed i rilievi prealpini della costa occidentale, con prevalenza di boschi di latifoglie e di castagneti spesso ceduati; nelle aree pianeggianti degli alti terrazzi compaiono seminativi e prati, sempre più limitati dalla diffusione della coltivazione di piante ornamentali (acidofile); scarsa la presenza della vite, un tempo rilevante.
Il sistema insediativo risente della specifica collocazione storica e geografica, dominato e condizionato dalla presenza del bacino lacustre e dei ripidi rilievi alpini, interessato sin dall’antichità dalla presenza di una importante via di comunicazione internazionale verso i passi alpini (coincidente in parte con l’attuale sede ferroviaria), della via più in quota che connette i centri del Vergante e, a sud, di collegamenti est ovest.
Molti dei centri sono fortemente condizionati dalla morfologia del territorio, e và segnalata la presenza di nuclei ed addensamenti di edifici rurali che soprattutto nel territorio di Massino Visconti sono in gran parte diffusi sui rilievi alpini, secondo un modello insediativo ed organizzativo di carattere alpino.
Presenza di importanti centri storici di antica origine, ad impianto urbano spontaneo e non pianificato, con sviluppo tendenzialmente lineare e condizionato dalla morfologia dei siti, a seconda dei casi semplicemente impostato su un asse (Montrigiasco, Dagnente, policentrico su due assi distinti, Oleggio castello, Meina, con distribuzione a pettine, Silvera, Ghevio, Pisano, Nebbiuno, a cavallo del rio Strolo), all’incrocio di più assi ( Mercurago, Paruzzaro, Dormelletto, Invorio Superiore), con impianto più complesso (Arona, più regolare, nel medioevo ampliata e murata, con struttura urbana a pettine ed assi principali irregolarmente paralleli, Invorio inferiore, disposo a semi corona intorno al castrum medievale, Lesa, molto compatta, nel medioevo presumibilmente murata, Massino Visconti, sviluppatasi linearmente lungo due assi irregolarmente paralleli) o particolarmente condizionato dai versanti montani (Colazza, Corciago, Tapigliano, Fosseno, Comnago, Calogna)
L’area si caratterizza per una produzione edilizia di elevato valore storico ed artistico, oltrechè ambientale, presentando accanto ad edifici e complessi di chiara impronta od origine rurale, frequenti e diffusi in tutti i centri storici ed in taluni casi anche con caratteri arcaici, edifici residenziali e civili, in particolare grandi ville di origine generalmente otto-novecentesche, palazzi dai caratteri signorili, e con presenza di beni altamente significativi, strutturanti a livello territoriale.
Il materiale costruttivo più diffuso è la pietra, ovunque prevalente, specie nelle zone a quote elevate e prealpine, rinvenibile tanto in fabbricati arcaici ed in edifici rurali, quanto in edifici sei-settecenteschi, utilizzata per le strutture murarie, per particolari costruttivi, e in lastre nelle coperture; il laterizio trova in questa zona un impiego pù tardo, dalla metà dell’ottocento in edifici residenziali di pregio (ville) o in costruzioni più semplici per realizzare nodi strutturali e pilastri.
La tipologia fortemente connotante la subarea è quella della villa ottocentesca, edificio in genere di gusto neoclassico od eclettico con ampio parco.
I sistemi di beni caratterizzanti l’area sono riconducibili agli edifici residenziali (ville ottocentesche e palazzi/ville settecentesche), nonchè ai resti di imponenti strutture fortificate.

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