QUADRO ANALITICO CONOSCITIVO
IL SISTEMA PROVINCIALE E LE SPECIFICITÀ LOCALI
2.1. STRUTTURA E DINAMICHE SOCIO-ECONOMICHE
2.1.1. L'articolazione territoriale
2.1.2. La popolazione
2.1.3. Le abitazioni
2.1.4. La struttura e le dinamiche produttive
2.1.5. Il settore agricolo
2.1.6. Il settore distributivo
2.1.7. L'attività turistica
2.1.8. Il sistema dei servizi, le reti e le polarità urbane
TAVOLE


2.1.1. L'articolazione territoriale
Definire un ambito territoriale significa identificare una matrice di caratteri (morfologico-territoriali, economico-sociali, funzionali in un'accezione estensiva) specifica dell'area in esame e - nel contempo - individuare una peculiare rete di relazioni intrattenute con il territorio. Tale esercizio, anche se condotto nella sequenza logica corretta, presenta in ogni caso notevoli gradi di complessità e di ambiguità. In particolare, la differente scala alla quale si producono le relazioni economico-territoriali rende difficoltosa la definizione univoca di un ambito territoriale, in quanto un'area può appartenere a molteplici pertinenze territoriali in funzione della specifica relazione osservata.
Pur scontando questa serie di difficoltà, occorre osservare che tale lavoro può contare su una accumulazione di analisi, su una disponibilità atti pianificatori e sulla sedimentazione di "senso di appartenenza" in grado di indirizzarlo opportunamente.
Sulla scorta di tale "archivio" conoscitivo e delle risultanze del lavoro analitico/interpretativo condotto, che ha preso in esame la struttura e l'evoluzione economico-sociale (popolazione e attività produttive) insieme a caratteri morfologico-territoriali (struttura insediativa, fattori ambientali, reti infrastrutturali, ecc.), si propone una articolazione economico-territoriale basata sulla suddivisione della provincia in sei subaree (Tav.0).
Le considerazioni svolte nel seguente paragrafo daranno quindi conto dei principali ragionamenti che hanno condotto alla partizione territoriale adottata (anticipando in questo modo alcuni argomenti che verranno sviluppati nel prosieguo del lavoro) e delle connessioni che tale perimetrazione stabilisce con i macro-ambienti identificati nel cap. 1.2.

Subarea Novara
Entro il panorama economico-territoriale dell'area, il capoluogo assume un ruolo decisivo, accresciutosi in termini relativi con la creazione della nuova Provincia. In questo senso, Novara si propone come l'unico centro urbano provinciale di taglia rilevante a scala regionale, in grado di stabilire significative connessioni, anche grazie al buon posizionamento sulla rete autostradale e ferroviaria, con altri centri capoluogo.
Il comune pesa infatti circa un terzo sul totale di popolazione e addetti della provincia, concentra le principali funzioni di servizio, alcune di rilevanza anche sovra provinciale, e presenta le problematiche tipiche dei centri medi ad economia matura. Permanenza di una dinamica demografica positiva, grazie ai tassi di immigrazione, con fenomeni di invecchiamento meno accentuati rispetto ad altri centri di analoga dimensione; crisi della grande impresa sia pubblica che privata che dà luogo a fenomeni di dismissione/riuso di aree industriali; crisi di alcuni settori di specializzazione tradizionale (chimica, alimentare, tessile-abbigliamento, meccanica) non sufficientemente compensata dalla crescita occupazionale di altri comparti; riconversione in senso terziario della base economica urbana che genera tensioni sia sul versante occupazionale che territoriale (es. crisi del commercio al dettaglio e affermazione della grande distribuzione, con effetti noti sul numero degli addetti impiegati, sulla domanda di spazi, sul traffico indotto, ecc.), azioni di riconversione/rafforzamento di strutture qualificate di ricerca e formazione (università e centri di ricerca); riaggiustamento strutturale nel settore creditizio: si presentano come fattori che caratterizzano in modo peculiare il capoluogo rispetto al resto del territorio provinciale e regionale.
In questo senso, pur non trascurando le connessioni territoriali di breve raggio, dovute anche a fenomeni di traboccamento di residenze e attività economiche (gli accenni di conurbazione, soprattutto verso l'Ovest Ticino in direzione di Galliate e Trecate; le aree produttive in San Pietro Mosezzo, ecc.), pare opportuno dedicare al capoluogo un'attenzione specifica.

Subarea Pianura
La subarea della pianura occupa la parte meridionale della provincia e si estende anche ad alcuni centri a nord/nord-ovest del capoluogo, presentando caratteri territoriali che segnano la forte continuità con le province confinanti di Pavia e Vercelli. Caratterizzata da comuni di piccola dimensione demografica e bassissima densità insediativa, ha come punti di riferimento per servizi anche di base i poli di Novara, Vercelli e Vigevano.
Il territorio è dominato dalle colture risicole - e in misura decisamente minore da altre colture cerealicole - che influenzano sia il paesaggio che la struttura degli insediamenti urbani.
Il comparto industriale appare complessivamente piuttosto debole, se si esclude una certa presenza di attività legate alla trasformazione dei prodotti agricoli e un polo in comune di S. Pietro Mosezzo che funzionalmente appartiene alla città di Novara.
Complessivamente la subarea appare connotata da indici assai modesti di dinamicità della struttura economico-sociale e territoriale.

Subarea Arona-Lago Maggiore
La subarea Arona-Lago Maggiore occupa la porzione nord-orientale della provincia e risulta incardinata alla struttura insediativa che insiste sulla sponda sud-occidentale del Lago Maggiore. Tale sub-area risulta parte integrante del sistema territoriale lacuale che caratterizza la fascia prealpina piemontese e lombarda.
La struttura insediativa di tale subarea è connotata da fenomeni di conurbazione, il cui centro principale è senz'altro Arona, mentre Castelletto sopra Ticino risulta il secondo centro per importanza e Dormelletto il terzo.
La struttura economica è fortemente segnata dalla morfologia territoriale. L'economia dell'area, infatti, attinge in modo rilevante alle risorse turistiche e ambientali rappresentate dal lago e dalla collina prealpina e risulta piuttosto dinamica. Significativa la presenza di alberghi, di servizi per attività congressuali e per la relativa domanda turistica, così come altrettanto rilevante risulta il fenomeno delle seconde case. Importante anche l'attività florovivaistica.
Le caratteristiche economiche e territoriali incidono anche sulla struttura sociale dell'area. Attraverso la trasformazione delle abitazioni di villeggiatura in "prime case", si è infatti registrata una robusta iniezione di popolazione anziana (alla ricerca delle amenity ambientali offerte da lago e collina) che ha contribuito in misura significativa a mantenere su buoni livelli il tasso di crescita della popolazione, ma anche a spostare la struttura per classi d'età dell'area verso le coorti meno giovani.
Seconde case e immigrazione di popolazione abbiente contribuiscono anche a mantenere in tensione il mercato immobiliare, connotando anche per questa via in modo peculiare l'area.

Subarea Val Sesia
La subarea Val Sesia si presenta come una zona di confine, estremamente aperta verso le province di Vercelli e di Biella.
Come ogni zona di confine risulta territorialmente poco estesa (è composta da pochi comuni, perlopiù di modeste dimensioni) e presenta caratteri ambivalenti. Sotto il profilo morfologico, infatti, è caratterizzata dal graduale passaggio dall'ambiente della pianura a quello della collina. Sotto il profilo funzionale, risulta fortemente interconnessa (il tasso di pendolarismo interprovinciale risulta non a caso piuttosto elevato) alle aree della Bassa Val Sesia e del Biellese.
La struttura economica di questi comuni è connotata da una buona specializzazione manifatturiera nel settore tessile e da una struttura industriale organizzata attraverso piccole e medie imprese (oggi però in evidente crisi). Accanto a ciò si registra la presenza di un'agricoltura prevalentemente collinare, specializzata in produzioni vitivinicole.
In termini evolutivi, la subarea si presenta come un'area a basso tasso di dinamicità economica, tanto che sia la popolazione che l'occupazione appaiono flettenti.

Subarea Borgomanero
La subarea di Borgomanero appartiene a pieno titolo a quel macro-sistema economico-territoriale, fortemente specializzato nell'industria leggera, che caratterizza la fascia pedemontana piemontese e lombarda.
Tale subarea presenta inoltre un elevato grado di articolazione interna.
Il principale elemento che innerva il territorio è rappresentato dalla SS 229. Si tratta di un vero e proprio asse di crescita industriale che attraversa la subarea, trovando i suoi punti di forza in Borgomanero, Gozzano, Orta San Giulio (e, anche se leggermente "disassati", Pogno e San Maurizio D'Opalio), e che la connette a sud verso Novara e a nord verso Omegna e la direttrice Domodossola-Sempione.
Si tratta complessivamente di un'area, soprattutto in alcune sue porzioni, dalle spiccate caratteristiche "distrettuali", caratterizzata da un fitto tessuto di piccole e medie imprese fortemente specializzate (valvolame, rubinetteria, ma anche industria tessile), da una forte propensione all'innovazione, da una notevole apertura internazionale (significativa la quota di export sul totale della produzione industriale), da un buon grado di dinamicità complessiva e di benessere economico.
In questo quadro, Borgomanero, pur non dimenticando la sua tradizione industriale, si è progressivamente trasformato in centro di servizi per l'intera subarea, assumendo il ruolo di località centrale di rango due entro la provincia.
Rilevanti sia dal punto di vista morfologico territoriale, sia dal punto di vista economico, le aree di interesse turistico del Lago d'Orta e del Mottarone.

Subarea Ovest-Ticino
La subarea Ovest-Ticino comprende tutti i comuni che appartengono all'ambito segnato dall'asta del Ticino. Si tratta di un'area "intermedia" che, potendo anche contare su un'asse infrastrutturale trasversale forte (in primis autostrada e ferrovia), gradua il passaggio dalla struttura economico-territoriale metropolitana (tipica del Magentino, dell'Abbiatense e del Gallaratese/Bustocco) a quella della pianura Novarese.
Sotto il profilo territoriale, questa funzione di "cerniera" é immediatamente leggibile osservando il gradiente negativo che caratterizza il passaggio dalla trama insediativa densa/quasi densa dell'Est Ticino a quella più rada della pianura Novarese occidentale.
Da una parte, infatti, la subarea appare caratterizzata da processi di urbanizzazione (afferenti sia a residenze che ad attività produttive) più acerbi, anche se in via di intensificazione, rispetto a quelli in opera sulla sponda orientale del fiume. Dall'altra, invece, il quadro insediativo, se comparato a quello tipico della pianura risicola/cerealicola, appare connotato da un'urbanizzazione più densa e da centri (come Trecate, Galliate, Oleggio, Cameri) di dimensioni maggiori rispetto quelli che caratterizzano la parte più occidentale della provincia.
Analogamente, l'Ovest Ticino, presentando un'accentuata articolazione del modello economico-territoriale e potendo accedere a servizi di rango metropolitano, denota i caratteri tipici delle aree di "transizione".
Da una parte, infatti, si registra la ormai storica presenza della grande impresa di origine prevalentemente esogena, localizzata nella porzione meridionale dell'area, operante sia nel settore chimico (oggi in fase di deciso declino) sia nel settore estrattivo (comparto invece in forte crescita).
Dall'altra, invece, la subarea può contare sulla presenza un fitto tessuto di piccole e medie imprese, di natura quasi distrettuale, specializzate nella produzione tessile-abbigliamento (in particolare costumi da bagno) e localizzate nella parte più settentrionale (Oleggio, Varallo Pombia, ecc.).
Infine, la possibilità di accesso ad un "servizio primaziale", quale l'hub di Malpensa (al netto di alcuni evidenti problemi di collegamento ancora non risolti), costituisce un'opportunità decisiva per inserire l'area nei circuiti internazionali di produzione e di scambio, coniugando per questa via alcuni vantaggi tipici dei sistemi produttivi territoriali periferici (robusta struttura produttiva, migliore integrazione sociale, disponibilità di spazi a costi relativamente contenuti, minor congestione, qualità ambientale, ecc.) a quelli caratteristici dei sistemi metropolitani (elevata accessibilità a funzioni di eccellenza).
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2.1.2. La popolazione
Uno sguardo generale
Come già osservato nel cap. 1.1 del Quadro Analitico Conoscitivo dedicato all'analisi dell'evoluzione demografica comparata a livello regionale e interregionale, il contesto novarese presenta caratteri di dinamismo per molti aspetti incoraggianti, a fronte di una situazione regionale segnata da accentuati processi di stagnazione e invecchiamento della popolazione.
Nel corso degli anni ’90, nei quali il declino demografico dell'intera regione piemontese ha subito un sostanziale rallentamento, la provincia di Novara si caratterizza per una performance migliore di quella di tutte le altre province, con l’esclusione di Torino, in ragione di un decremento naturale meno forte e di un saldo migratorio consistente .
Dal 1994, anno di nascita della provincia del VCO, la nuova provincia di Novara ha accresciuto la sua popolazione di quasi 3.000 unità (cfr. Tab. 1). Se si osservano i dati della popolazione residente per movimento anagrafico, si può osservare come il numero di nati vivi rimanga significativamente inferiore al numero di morti, dato più che compensato dal saldo migratorio, in gran parte costituito dagli iscritti dagli altri comuni italiani al netto dei cancellati. Questo andamento dei saldi naturale e migratorio conferma i dati del periodo 1991-1994, nei quali il riferimento è alla vecchia provincia.

Tabella 1 - Bilancio demografico della popolazione residente in provincia di Novara (1994-1997)

Anno
Popolazione al 31.12 Saldo naturale
(nati-morti)
Saldo migratorio
(iscritti-cancellati)
Famiglie Variazione
percentuale
pop. tot.
1994 338.766 - - - -
1995 339.375 -1.272 1.881 137.476 0,2
1996 340.544 -1.151 2.320 138.476 0,3
1997 341.405 -1.085 1.497 139.417 0,3
Fonte: Istat, Movimenti anagrafici (1994-1997).

Il quadro per subaree
Dal punto di vista della distribuzione territoriale, la popolazione non è cresciuta in modo uniforme in tutte le subaree. Se si osservano gli andamenti della popolazione tra il 1981 e il 1996 (cfr. Tab. 2) si può complessivamente notare come la più intensa dinamicità della popolazione si concentri essenzialmente nelle zone dell’Ovest-Ticino (+3%), soprattutto in ragione di flussi migratori e di traboccamenti dalle vicine province lombarde e di processi di espansione residenziale che negli ultimi anni hanno investito soprattutto i comuni più vicini al capoluogo (soprattutto Trecate), ma che potranno in futuro coinvolgere anche altri comuni (Oleggio, Bellinzago, Varallo Pombia).
La crescita demografica ha poi interessato la zona a vocazione turistica del Lago Maggiore (+2,5%), anche per la presenza di fenomeni di trasformazione delle seconde case in prime abitazioni, che si connettono a un processo di invecchiamento relativo della popolazione più accentuato che in altre subaree. In questo contesto, dunque, le dinamiche demografiche pongono problemi di organizzazione di servizi adeguati sia per la popolazione stanziale, sia per la popolazione turistica..
Nell’area a spiccata vocazione industriale di Borgomanero e del Basso Cusio la crescita (+2%), è leggermente meno elevata, correlata ai processi di sviluppo delle morfologie di piccola e media impresa e dunque alla presenza consistente di habitat e morfologie sociali caratteristiche del modello di sviluppo distrettuale, centrato sulla presenza di un tessuto fitto di piccole imprese, spesso familiari, e di relazioni territoriali assai strette tra presenza di lavoro autonomo produttivo, di lavoro dipendente operaio e di frammistione tra luoghi della produzione e della residenza.
Nel corso degli anni ’90 il comune capoluogo ha visto crescere la popolazione, soprattutto per un saldo migratorio abbastanza consistente, accentuatosi ulteriormente negli ultimi anni. I processi di crescita demografica della città di Novara appaiono per molti aspetti straordinari, soprattutto se rapportati alla sostanziale stagnazione demografica delle altre città capoluogo piemontesi, e si connettono a una sostanziale ridefinizione della morfologia sociale prevalente e degli habitat urbani.
Dopo un forte declino verificatosi già nel corso degli anni ’80, la dinamica demografica della subarea della pianura si presenta sostanzialmente stabile e pare sottrarsi ad un destino "recessivo" che caratterizza tutte le aree a spiccata specializzazione agricola. L’unica subarea che perde abitanti, e nella quale più spiccati sono i segni di invecchiamento della popolazione è quella della Val Sesia (-0,6%), che risente della crisi del settore tessile.

Tabella 2 - Dinamiche della popolazione residente in provincia di Novara per subaree
(1981-1996)


Subarea
Pop. resid.
1981
Pop. resid.
1991
Pop. resid.
1996
Var. %
1981/91
Var. %
1991/96
Subarea Novara
102.086 101.112 102.408 -0,9 1,3
Subarea Pianura
30.939 29.756 30.051 -3,8 1
Aubarea Arona Lago Maggiore
40.700 40.665 41.668 -0,1 2,5
Subarea Val Sesia
18.711 18.318 18.215 -2,1 -0,6
Subarea Borgomanero
67.274 66.994 68.306 -0,4 2
Subarea Ovest-Ticino
77.561 77.769 79.896 0,9 2,7
Totale
337.271 334.614 340.544 -0,8 1,8
Fonte: Istat, Censimenti della popolazione e delle abitazioni (1981-1991) e Movimenti anagrafici (1996)

I centri principali
Se si esclude il comune capoluogo, la distribuzione territoriale della popolazione è strutturata sulla presenza di pochi comuni di media taglia e di una maggioranza di centri di piccole dimensioni. Oltre a Novara, soltanto cinque comuni superano i 10.000 abitanti (Arona con circa 15.000, Borgomanero con circa 20.000 e tre comuni dell’Ovest-Ticino: Galliate, Oleggio e Trecate, con una popolazione compresa tra 11.000 e 15.000 unità). Arona, Borgomanero e Oleggio rappresentano poli di servizio amministrativo-commerciale e centri di riferimento per le rispettive subaree, mentre Galliate e Trecate possono essere considerati parte dell’area di influenza della città di Novara, con la quale confinano collocandosi su importanti assi infrastrutturali di collegamento (rispettivamente SS 341 e SS 11) tra Novara e la Lombardia.
Altri centri importanti, con più di 8.000 abitanti, sono Bellinzago Novarese, sostanzialmente conurbato con Oleggio, Castelletto e Cameri, tutti localizzati sulla sponda occidentale del Ticino, nella quale si disegna un profilo, in corso di rapida ridefinizione, nel quale le dinamiche (e le potenziali spinte) demografiche e residenziali si intrecciano a processi esogeni di grande rilievo (la presenza di Malpensa 2000 a pochi chilometri di distanza), a forti attese (in parte già anticipate dalle decisioni urbanistiche di alcuni comuni) sia sotto il profilo residenziale, sia dal punto di vista degli insediamenti produttivi e alla presenza di peculiari risorse territoriali e ambientali (a partire, naturalmente dalla presenza delle aree pregiate dal punto di vista naturalistico collocate lungo il fiume Ticino).
La subarea che comprende i comuni a nord e nord-ovest della provincia, nella quale si è sviluppato il distretto industriale della rubinetteria, è caratterizzata da centri di piccola taglia (il principale è Gozzano), che fanno riferimento per quanto riguarda il sistema dei servizi a Borgomanero, che si profila come "capitale terziaria" del distretto.
La zona della pianura risicola è infine caratterizzata dalla presenza di centri di piccole dimensioni, che dipendono direttamente dal capoluogo, oltre che di Vercelli e di Vigevano, mentre il più importante centro dell’enclave novarese della Val Sesia è Romagnano, che peraltro, insieme a Grignasco e alla zona vinicola di crinale della sponda orientale del Sesia, appare più fortemente integrata alla Bassa Val Sesia vercellese.
Se si considerano infine i connotati del mutamento demografico per i principali comuni (cfr. Tab. 7 dell’Appendice Statistica), è interessante osservare come, all’interno delle diverse subaree, si siano verificati fenomeni di redistribuzione tra i diversi centri. Arona perde significativamente abitanti negli anni ’90 (-3%), mentre il comune più dinamico della subarea del Lago Maggiore è Castelletto Ticino (+9%), sul quale insiste una domanda residenziale proveniente dall’area milanese.
Nella zona dell’Ovest Ticino i processi di crescita, dovuti anche a significativi sviluppi residenziali, hanno riguardato soprattutto Trecate (+7% nel periodo 1991-96), Oleggio (+3%), Varallo Pombia (+4%) e Cameri (+2%), mentre è stabile Galliate (che ha perso comunque abitanti negli anni ’80) e in calo Cerano.
Nella zona industriale del distretto della rubinetteria, il piccolo comune di San Maurizio d’Opaglio ha significativamente aumentato gli abitanti (che comunque restano di poco superiori al numero totale degli addetti), così come Borgomanero che, dopo una leggera flessione nel corso degli anni ’80, hanno ripreso a crescere. Perde invece abitanti Gozzano, proseguendo un trend decennale di contrazione.

Altri indicatori significativi
Le caratteristiche complessive della popolazione della provincia di Novara possono essere descritte anche osservando come sia mutata la struttura delle famiglie. A fronte di una sostanziale stabilità, se nel corso degli anni ’80, seguendo un ciclo demografico caratterizzante tutto il Paese, il numero di abitanti per famiglia passa da 2,4 a 2,3 membri, negli anni ’90 tale valore riprende a salire, con effetti che potrebbero rivelarsi importanti nel medio periodo sulla domanda abitativa.
Se si considera poi la popolazione per classi d’età e per indici di dipendenza e vecchiaia, si può osservare come la provincia di Novara si caratterizzi per un indice di vecchiaia nettamente superiore all’unità (1,3 al censimento 1991) e per un indice di dipendenza piuttosto elevato (0,4). Questo dato è l’esito di situazioni diverse nelle subaree (cfr. Tab. 8 dell’Appendice Statistica): tra queste, sono la Pianura e la Val Sesia a presentare indici di vecchiaia più elevati, mentre vicino all’unità è l’indice per la subarea dell’Ovest-Ticino, in ragione di processi di carattere migratorio che hanno interessato nuclei familiari giovani.

Gli scenari demografici
Una valutazione complessiva delle dinamiche demografiche e degli scenari che si aprono per la provincia di Novara non è facile, anche a causa della difficoltà di valutare l’impatto di alcuni eventi esogeni, a partire dalla piena attivazione di Malpensa 2000 e dalle dinamiche dell’immigrazione extra-comunitaria. Finora questi due processi non sembrano aver provocato forti pressioni demografiche, anche se è ragionevolmente prevedibile una crescita del peso (finora abbastanza ridotto) dei processi migratori sia dalla vicina Lombardia (per esempio a seguito di una rilocalizzazione di famiglie che dipendevano dalle attività e dall’indotto di Milano Linate), sia dall’estero, come effetto della crescente redistribuzione territoriale dei fenomeni di immigrazione extracomunitaria (anche clandestina), già oggi non più solo concentrata nelle aree metropolitane (Torino e Milano).
Un elemento da tenere in considerazione nella stima delle dinamiche demografiche e insediative future è rappresentato dalla domanda abitativa (anche primaria) e di servizi per il loisir di prestigio o comunque di elevati livelli qualitativi, che privilegia ambienti dotati di buone infrastrutture e condizioni ambientali, quali quelli presenti soprattutto nelle subaree nord ed est del territorio novarese. Le iniziative di salvaguardia e valorizzazione del Ticino e dell'area dei due laghi e il contemporaneo indebolirsi del presidio della redditività agricola dei suoli, interagiscono con questa evoluzione del mercato immobiliare in modo non univoco, talvolta favorendola, talvolta frenandola.
Gli scenari demografici messi a punto dall’IRES Piemonte , formulate nel 1995 sotto una ipotesi di lieve crescita del tasso di fecondità, di una relativa stazionarietà della mortalità e di flussi positivi ma modesti di immigrazione, si traducono al 2003 in uno scenario a scala regionale che prevede una leggera contrazione della popolazione più giovane, una crescita di quella anziana e una ulteriore diminuzione della fascia di età in procinto di affacciarsi sul mercato del lavoro. In questo scenario, le specificità della provincia di Novara attengono sia a un ritmo più lento del processo di invecchiamento, sia alla presenza di un indice più elevato di quello medio regionale per quanto attiene al carico relativo ai giovani. Queste proiezioni provinciali al 2003 evidenziano inoltre una certa capacità di attrazione, anche se il saldo migratorio relativo non compensa gli andamenti del saldo naturale.
Uno scenario formulato su elementi di conoscenza più aggiornati, invece, porta ad attribuire maggior peso ai fattori di crescita, pur sempre piuttosto contenuti, con effetti sia sulla popolazione attiva sia sulle classi più giovani della popolazione non attiva.
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2.1.3. Le abitazioni
Il quadro d'insieme e ....
La lettura che è stata proposta delle dinamiche demografiche e dei problemi di prospettiva che esse pongono dal punto di vista sociale e territoriale viene in parte confermata e in parte integrata dall’analisi comparata dei dati sulle abitazioni, disponibili al censimento del 1991. Questi dati, non più recenti, non consentono di condurre un esame approfondito delle specifiche morfologie insediative e dei processi di sviluppo residenziale che negli ultimi anni hanno investito soprattutto alcuni comuni dell’Ovest-Ticino, ma consentono di avere un quadro statistico dei caratteri generali del fenomeno abitativo all’inizio degli anni ’90.
In generale (cfr. Tab. 3) al saldo demografico della popolazione residente leggermente decrescente nel corso degli anni ‘80, è corrisposto un discreto aumento delle abitazioni occupate (+3%) e di quelle totali (+4%). Questo fenomeno è l’esito dell'incremento del numero dei nuclei familiari e dei processi di invecchiamento, ma anche di fenomeni di upgrading del nuovo patrimonio edilizio, di ridefinizione delle morfologie residenziali e più complessivamente dei "modi dell’abitare".

Andamenti della popolazione e delle abitazioni 1981-91 e caratteristiche delle abitazioni per titolo di godimento. Provincia di Novara suddivisa in subaree

Subarea
Var. %
famiglie
1981/91
Var. %
abit. occup.
81/91
Var. %
abit. totali
1981/91
Stanze/Ab. 1
991
% abit
in propr.
sul totale
Subarea Novara
3,7 5,1 5,3 4,1 56,5
Subarea Pianura
0,2 2,0 1,2 4,4 69,0
Aubarea Arona
Lago Maggiore
7,6 10,0 5,1 4,3 62,9
Subarea Val Sesia
5,6 8,2 4,6 4,3 66,1
Subarea Borgomanero
5,0 7,5 6,3 4,6 70,5
Subarea Ovest-Ticino
3,9 6,2 3,5 4,3 65,8
Totale
0,9 3,2 3,7 4,3 63,9
Fonte: Istat, Censimenti della popolazione e delle abitazioni (1981-1991)

I dati complessivi a livello provinciale sono il risultato della composizione di diverse situazioni territoriali. Sviluppando il ragionamento per subaree (cfr. Tab. 3), si evidenziano infatti processi territorialmente articolati, che mostrano modi dell’abitare, forme della produzione, della mobilità e del tempo libero assai diverse.

.... l'articolazione per subaree
L’area meno dinamica da tutti i punti di vista è quella della pianura risicola, in cui è sostanzialmente stabile sia il numero delle abitazioni occupate, sia quello delle famiglie e delle abitazioni totali, e in cui è presente un modello insediativo a forte presenza di case in proprietà. In questa subarea il patrimonio edilizio è in molti casi non recente, è forte la presenza di immobili rurali e di edifici composti da una o due abitazioni. In quest’area le forme dell’habitat sono dunque strettamente correlate alla morfologia territoriale della pianura risicola, analoga a quelle del Vercellese e del Pavese, caratterizzata da piccoli centri e da frazioni strutturate intorno a cascinali. I problemi di governo territoriale e della definizione di regole urbanistiche relative a questo habitat devono dunque essere pensati insieme al destino della produzione risicola, oggi in grande difficoltà ed esposta al rischio di progressivo e consistente abbandono dell’attività. Il riuso del territorio agricolo disegna dunque uno scenario che investe anche il destino della morfologia residenziale della bassa Novarese e l’opportunità di costruire strategie territoriali adeguate per la riqualificazione di un patrimonio edilizio rurale ancora straordinariamente ricco.
La subarea dell’Ovest-Ticino, pur preservata da processi edilizi incontrollati, ha evidenziato nel corso degli anni ’80 una certa dinamicità del patrimonio edilizio (+6% delle abitazioni occupate, con alcune punte nei comuni collocati a nord-ovest di Novara: cfr. Tav. 1 dell’Appendice Statistica). Inoltre alcuni comuni dell’area evidenziano sia una quota abbastanza ridotta di immobili disponibili per la vendita e/o l’affitto sia una quota molto modesta di abitazioni non occupate. Questi dati, come già ricordato, devono essere oggi ripensati alla luce dei processi di espansione residenziale che hanno investito alcuni comuni dell’Ovest Ticino nel corso degli anni ’80 e che hanno riguardato sia tipologie edilizie a bassa densità e di buona qualità, sia interventi più consistenti di edilizia residenziale, soprattutto nei comuni di taglia più consistente.
Un fenomeno rilevante caratterizza la subarea Arona-Lago Maggiore, dove si registra il maggior aumento delle abitazioni occupate (+10%), imputabile, almeno in una certa misura, alla trasformazione delle abitazioni per la villeggiatura in prime case (bisogna ricordare che nelle classificazioni ISTAT le seconde case sono considerate come "case non occupate"). Questa subarea evidenzia un forte intreccio tra i fenomeni residenziali legati al turismo e le dinamiche del mercato immobiliare, ponendo inediti problemi di gestione territoriale di una nuova fase di espansione e ristrutturazione dell’offerta turistica, sia di natura alberghiera, sia di carattere residenziale.
Inoltre, se si osserva il dato relativo alle abitazioni disponibili per la vendita e/o l’affitto (dato che non comprende le abitazioni utilizzate dai non residenti), la subarea Arona-Lago Maggiore, fa registrare la percentuale di crescita più bassa della provincia (2%). Il comune di Arona ad esempio, mentre registra un aumento del 4% delle abitazioni occupate, segna un saldo negativo inferiore all'1% per le abitazioni totali.
Il comune capoluogo ha prodotto un incremento consistente delle abitazioni occupate (+5%) e di quelle totali (+5%), in linea con i comuni di media taglia più vicini collocati nella subarea dell’Ovest-Ticino (Galliate e Trecate), mentre più consistente è risultata la crescita nei comuni di Borgomanero e Oleggio (cfr. Tab 3, Tab. 4 e Tab. 5 dell’Appendice Statistica).
Novara, inoltre, si caratterizza per un patrimonio edilizio più tipicamente urbano, sia dal punto di vista delle morfologie edilizie (più elevata presenza di palazzi multipiano) che sotto il profilo della presenza di stock di offerta controllati da operatori istituzionali (formidabile è per esempio il patrimonio edilizio di proprietà della Banca Popolare di Novara).
Per quanto riguarda la distribuzione delle abitazioni per dimensione media degli alloggi, i dati disponibili al 1991 indicano un taglio medio nella provincia di 4,3 stanze per abitazione. Di queste il 64% è di proprietà. In nessuna subarea si scende comunque sotto le 4 stanze per abitazione, e anche Novara, pur caratterizzata da tagli più piccoli e tipici di un area ad alta densità urbana, fa registrare una media di 4,1 stanze per abitazione. Piuttosto bassa invece la percentuale di abitazioni in proprietà nel comune capoluogo (57% ). Distribuzioni in linea a quelle di Novara caratterizzano i comuni di Trecate e di Arona, mentre gli altri comuni di maggior rilievo presentano dati decisamente più alti.
Infine, se si considera il dato relativo all’epoca di costruzione delle abitazioni (cfr. Tab. 6 dell’Appendice Statistica), si può osservare come i centri maggiori (a partire da Novara, ma anche Arona, Borgomanero e Trecate) presentino un patrimonio edilizio in gran parte costruito tra il 1946 e il 1981. Il peso del patrimonio edilizio costruito prima del 1945 è molto forte in alcuni centri storicamente significativi (Castelletto Ticino, Oleggio, Romagnano Sesia), collocati sia nella zona collinare, sia nell’area della pianura irrigua.
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2.1.4. La struttura e le dinamiche produttive
La pluralità dei sentieri locali di sviluppo locale
Nell’analisi del contesto regionale e interregionale si osservava come l’evoluzione storica dell’assetto produttivo della provincia di Novara presenti, in forma spiccata e in qualche misura esemplare anche per il contesto italiano, una compresenza di una pluralità di modelli di sviluppo locale, oggi in via di ridefinizione. Anche a causa della sua collocazione geografica e morfologica, la provincia di Novara ha sperimentato almeno quattro sentieri di sviluppo, tra loro complementari e intimamente legati all’organizzazione del territorio, organizzati in peculiari "ecologie", nelle quali i caratteri fisici si relazionano a un insieme di pratiche, risorse e problemi che riguardano l’abitare, il produrre, il muoversi e lo svago. Essi possono così essere individuati:
  • il sentiero percorso dalla città capoluogo, tra localizzazione della grande impresa manifatturiera pubblica (polo chimico) e privata (De Agostini, Pavesi) e sviluppo di servizi di rango elevato (commercio, ricerca e formazione, sanità e servizi alla persona);
  • il sentiero centrato sul settore agroindustriale dei cereali e in particolare del riso e sull’uso intensivo del suolo nella bassa novarese;
  • il sentiero caratterizzato dalla presenza di distretti industriali e di aree di specializzazione produttiva basate sulle piccole e medie imprese nell’area che va da Borgomanero al Basso Cusio e in parte dell’Ovest-Ticino;
  • il sentiero legato alle risorse turistiche e ambientali dell’ecologia lacuale nella parte meridionale della sponda ovest del Lago Maggiore e nell’Alto Vergante tra i laghi Maggiore e d’Orta.

Ciascuno di questi sentieri di sviluppo si trova oggi di fronte a un bivio decisivo, tra opportunità di ridefinizione delle "missioni" e delle strategie locali e possibilità di declino. Anche a fronte di alcuni dati strutturali ed esogeni di grande rilievo (il sostanziale abbandono da parte della grande impresa della postazione novarese, anche in ragione dei processi di ristrutturazione e privatizzazione dell’impresa pubblica; l’ulteriore crescita della concorrenza internazionale nei confronti dei sistemi distrettuali della fascia pedemontana; la ridefinizione delle regole del gioco competitivo nel settore della produzione del riso; la crescente concorrenza della regione urbana milanese come localizzazione per servizi ad alto valore aggiunto), non vi sono garanzie o certezze che le buone performance dell’economia novarese possano ripetersi anche nel prossimo futuro.
Non è facile definire con precisione i caratteri dei recenti processi di mutamento strutturale in corso nell’economia novarese. Il primo problema attiene alle fonti: i dati censuari del 1991 sono per molti aspetti superati e tuttavia sono gli unici a fornire un quadro accurato e disaggregato a scala comunale della struttura produttiva. Altre fonti, a partire da quelle camerali, forniscono dati meno certi, anche se molto interessanti, e un grado molto inferiore di disaggregazione. Infine, in questo tentativo di "descrizione interpretativa" sono state utilizzate le preziose informazioni qualitative che gli stessi attori locali hanno fornito (cfr. le schede delle interviste ai testimoni privilegiati riportate in Appendice).
Nelle pagine che seguono abbiamo scelto in primo luogo di fornire una immagine in profondità dei mutamenti strutturali intervenuti nell’economia novarese tra il censimento del 1981 e quello del 1991, con particolare attenzione all’articolazione territoriale dei processi. Di seguito, abbiamo provato ad indicare alcuni elementi per una lettura dei processi in corso negli anni ’90, guardando alle dinamiche congiunturali in atto e alle prospettive di breve e medio periodo.

Le dinamiche strutturali e ....
Un’analisi dell’assetto strutturale dell’economia novarese attestata sui dati censuari (e in particolare indirizzata a una lettura delle dinamiche della fase compresa tra il 1981 e il 1991) non può che muovere dal riconoscimento della forte articolazione, tanto settoriale e dimensionale, quanto territoriale, del sistema produttivo.
Come richiamato nel cap. 1.1 del Quadro analitico-conoscitivo, questa articolazione rappresenta un punto di forza importante per l’economia novarese e per il suo territorio. Al contempo, essa pone problemi di accompagnamento dello sviluppo e di pianificazione territoriale che devono tenere in adeguata considerazione l’articolazione spaziale del tessuto produttivo e i diversi problemi infrastrutturali, di servizi e di offerta insediativa che tale articolazione pone.
Nel corso degli anni ’80 il numero totale degli addetti è stato relativamente stabile (passando da 124.466 a 124.867 unità, con un aumento dello 0,3%) a seguito della composizione di processi di deindustrializzazione, che hanno investito soprattutto il comune capoluogo, ma che hanno complessivamente segnato l’intera economia provinciale, e di forme di terziarizzazione che hanno riguardato il settore del commercio, ma soprattutto i servizi alberghieri e turistici, i servizi alle imprese e le attività professionali e i servizi alle persone (cfr. Tab. 7-12 nell’Appendice Statistica).
Questi processi di terziarizzazione, pur molto accentuati, non hanno tuttavia rovesciato l’immagine di Novara come provincia dal forte profilo manifatturiero. Alle soglie degli anni ’90 il novarese rimane un’area che presenta una notevole concentrazione di attività di produzione e trasformazione di beni. L’industria in senso stretto nel 1991 rappresentava ancora oltre il 42% del totale degli addetti, con una forte presenza delle industrie tessili e metalmeccaniche, dove nel complesso erano occupati quasi un quarto degli addetti totali (cfr. Tab. 13 nell’Appendice Statistica).
Nonostante questa caratterizzazione ancora industriale, nel corso degli anni ‘80 il processo di terziarizzazione è stato consistente, anche se non uniformemente distribuito a scala territoriale. Le Tav. 2-3 dell’Appendice Statistica, che rappresentano i quozienti di localizzazione per i singoli comuni relativamente alle attività commerciali e alle attività di servizio alla produzione, e pur dovendole interpretare con cautela, permettono di riconoscere già all’inizio degli anni ’90 una forte specializzazione nelle attività di intermediazione commerciale in alcuni comuni dell’Ovest-Ticino (Galliate e Bellinzago), nella zona di Arona e nel basso Borgomanerese (cfr. Tav. 2), mentre Novara, Arona e Borgomanero spiccano come poli del terziario al servizio delle attività produttive (cfr. Tav. 3).
Questa concentrazione di offerta terziaria in alcuni poli si accompagna tuttavia a una debolezza diffusa dell’offerta locale di servizi alla produzione, soprattutto nel distretto di San Maurizio d’Opaglio che può rivelarsi nel medio periodo un vincolo stringente all’adeguamento competitivo dei distretti industriali e delle aree di specializzazione produttiva, sia nel Basso Cusio, sia nell’Ovest Ticino.

... i caratteri della specializzazione territoriale
Se si osservano le dinamiche dei macrosettori per subaree (cfr. Tab. 4), appare evidente come il processo di deidustrializzazione abbia investito nel periodo 1981-91 innanzitutto la città di Novara, la subarea di Arona e, in minor misura, l’Ovest-Ticino. Regge invece meglio il ricco tessuto industriale di piccole e medie imprese dell’area di Borgomanero, che peraltro è anche quella in cui più elevata è la crescita degli addetti nel terziario, a conferma di una forte dinamicità complessiva del modello locale di sviluppo.

Tabella 4 - Variazioni % degli addetti alle u.l. per macrosettori
e per subaree in provincia di Novara (1981-1991)


Subarea
Industria Costruzioni Servizi Altro Totale
Subarea Novara
-26,5 -5,7 8,8 -22,1 -3,7
Subarea Pianura
-9,5 22,6 14,5 132,0 1,4
Aubarea Arona Lago Maggiore
-18,9 1,9 23,1 900,0 3,4
Subarea Val Sesia
-4,5 10,1 1,3 516,7 -1,0
Subarea Borgomanero
-9,0 4,6 25,7 73,3 3,1
Subarea Ovest-Ticino
-12,5 38,6 26,2 32,9 2,6
Totale
-14,7 10,3 15,6 67,6 0,3
Fonte: Istat, Censimenti dell'industria e dei servizi (1981-1991

Il quadro che emerge da un'analisi sintetica dei coefficienti di localizzazione per le diverse subaree (cfr. Tab. 5) evidenzia la forte specializzazione territoriale del tessuto manifatturiero della provincia di Novara.

Tabella 5 - Coefficienti di localizzazione per settori industriali e per subaree in provincia di Novara (1991)

Subarea
Energia Estratt. Chimica Gomma Alim. Tessile
/abb.
Legno Carta
/edit.
Metalli Meccanica
Novara
2,1 0,2 1,1 0,2 2,4 0,7 0,4 2,7 0,4 1,0
Pianura
0,2 1,1 1,1 3,3 1,4 0,7 2,4 1,3 1,0 0,7
Arona
0,5 0,7 0,3 1,9 0,4 1,4 1,5 0,8 1,2 0,7
Val Sesia
0,2 1,4 0,5 0,2 1,1 1,6 1,9 2,4 0,7 0,6
Borgomanero
0,5 0,8 1,4 0,8 0,3 0,6 1,0 0,3 1,6 1,5
Ovest-Ticino
1,3 1,8 0,9 0,9 0,7 1,5 0,7 0,1 0,8 0,8
Fonte: Istat, Censimento dell'industria e dei servizi (1991)

La tabella conferma la natura da una parte tipicamente "distrettuale" dell’area del Borgomanerese, specializzata nella meccanica e nella produzione e lavorazione di prodotti in metallo, e dall'altra dominata dalla grande industria chimica delle fibre sintetiche. L’Ovest Ticino presenta un elevato indice di specializzazione tanto nelle attività legate al ciclo dell’energia e alle attività estrattive (in ragione della presenza dei pozzi petrolifieri), quanto nel tessile-abbigliamento. La Val Sesia, poco industrializzata, presenta comunque specializzazioni nei settori alimentare, tessile, della produzione e lavorazione del legno e della carta. L’area del Lago Maggiore appare specializzata nella carta-stampa-editoria, nel tessile, nella gomma, nella lavorazione dei metalli e nel tessile-abbigliamento. Non stupisce la specializzazione della subarea della Pianura nel settore alimentare. Infine, la città di Novara si segnala per coefficienti di localizzazione maggiori all’unità nell’energia, nella chimica, nell’alimentare, nell’editoria.
Questi dati, risalenti al 1991, devono essere interpretati oggi con cautela. Essi evidenziano tuttavia una buona capacità dei sistemi produttivi manifatturieri locali (peraltro solo in parte coincidenti con le subaree) di specializzazione e di posizionamento in alcuni segmenti di mercato, dato questo che costituisce certamente un punto di forza della struttura produttiva del novarese.
L’immagine della struttura produttiva delle diverse subaree che emerge all’inizio degli anni ’90 è dunque la seguente.

Subarea Novara
Il comune di Novara ha evidenziato la performance peggiore dal punto di vista degli addetti nel corso degli anni ’80 (-4%), soprattutto in ragione di un drastico calo di occupati nel settore manifatturiero e della diminuzione del peso dell’industria delle costruzioni, non sufficientemente compensato dalla crescita dei servizi. Anche in termini di unità locali, Novara presenta un livello di crescita inferiore a quello di ogni altra subarea.
Questi risultati sono l’esito di processi di ristrutturazione industriale che hanno riguardato i settori di forte specializzazione del capoluogo (-30% di addetti nella chimica, in ragione della crisi strutturale del polo chimico pubblico; -26% nell’alimentare, anche in relazione ai processi di ristrutturazione della Pavesi; -22% nel tessile-abbigliamento; -26% nella meccanica), a fronte di una sostanziale tenuta della carta, stampa, editoria (soprattutto per merito della tenuta della De Agostini).
Anche la terziarizzazione non è stata uniforme. Gli addetti al settore commerciale sono addirittura calati, in ragione della drastica riduzione del peso del commercio al dettaglio, più spiccatamente labour intensive rispetto alla grande distribuzione, così come si sono ridotti gli occupati nei servizi di trasporto. Una crescita consistente hanno invece evidenziato i servizi alle imprese e le attività professionali, ma anche il settore creditizio, assicurativo e finanziario (+14%), anche in ragione del rafforzamento della presenza degli headquarters della Banca Popolare di Novara.
La città di Novara presentava già nel 1991 spiccati caratteri di polo di servizi pubblici (il 27% del totale degli addetti era occupato nei servizi pubblici e alle persone, contro un 8% nei servizi alle imprese e nelle attività professionali), anche a fronte di una discreta tenuta del settore manifatturiero allargato (industria più costruzioni), che pesava tuttavia per il 31% sul totale degli addetti.

Subarea Pianura
Una valutazione delle caratteristiche del tessuto produttivo della bassa novarese sconta il fatto che i dati del Censimento delle imprese non contabilizzano gli addetti del settore primario. Avendo sempre presente questo elemento (alcune considerazioni sulle dimensioni del settore primario saranno proposte nel capitolo specifico), si può osservare intanto come il numero complessivo di addetti al 1991 sia molto ridotto (8.582 in tutto, contro i più di 43.000 del solo comune di Novara), con un rapporto tra addetti e popolazione del 28% contro un 42% per il comune capoluogo.
In questo quadro di limitata presenza di attività produttive manifatturiere e di servizio, emerge tra il 1981 e il 1991 un significativo calo dell’occupazione industriale (-9%), più che compensato dalla crescita dei servizi. Tuttavia, l’impressione complessiva è quella di un’area di relativa stabilità per quanto riguarda i comparti secondario e terziario, priva di elementi di forte criticità ma anche poco dinamica.
Pochissimi sono i comuni che nel periodo 1981-91 hanno evidenziato una crescita di addetti. Tra questi spiccano i casi di Calignana, Nibbiola, Sillavengo, San Pietro Mosezzo, mentre i comuni di dimensioni più consistenti (tra i quali Borgolavezzaro e Casalvolone) perdono circa il 10% degli addetti (cfr. Tab. 15 nell’Appendice Statistica).

Subarea Arona – Lago Maggiore
La subarea di Arona e del lago Maggiore presenta una buona dinamicità (+ 3% degli addetti, dato più elevato tra quello di tutte le subaree), in ragione di una crescita significativa dei settori terziari (in particolare il settore dei servizi alberghieri, legato anche allo sviluppo di attività turistiche: +32% e il settore dei servizi alle imprese e delle attività professionali: +116%, con un aumento di quasi 1.000 addetti). Il processo di terziarizzazione ha ulteriormente accentuato il profilo della subarea come specializzato nell’erogazione di servizi legati al turismo (6% del totale degli addetti) e al commercio (21% del totale degli addetti).
Dal punto di vista della presenza industriale, la subarea si è caratterizzata per performance molto negative nei settori chimico, alimentare e meccanico. Complessivamente, gli addetti all’industria sono calati del 19%, performance peggiore tra quelle di tutte le subaree con l’eccezione di Novara città.
A livello comunale le situazioni più dinamiche si registrano a Castelletto Sopra Ticino, dove l’aumento di addetti riguarda soprattutto i settori delle attività professionali, dei servizi alle imprese, del commercio e del turismo e a Oleggio Castello (+86%). Perde invece addetti Arona (-5%), sia nel comparto manifatturiero, sia nel settore dei servizi di trasporto (cfr. Tab. 15 nell’Appendice Statistica).

Subarea Val Sesia
La subarea della Val Sesia è, con Novara città, l’unica a perdere addetti tra il 1981 e il 1991. Questa riduzione è il risultato di una notevole crisi strutturale (concentrazione e innovazione tecnologica) che ha investito il tessuto imprenditoriale di antica industrializzazione tessile, principale settore di specializzazione manifatturiera dell’area, che ha perso circa 500 addetti (-36%), e il settore alimentare. La difficoltà che ha investito i settori tradizionali in tutto il novarese ha dunque colpito in modo particolare un’area nella quale molto limitata è la presenza di imprese innovative posizionate in settori tecnologicamente avanzati.
A fronte di questa crisi dell’industria tradizionale, i processi di terziarizzazione sono stati contenuti (+1%), evidenziando una sostanziale stagnazione del tessuto economico-produttivo locale e una forte carenza di servizi al sistema produttivo.
I processi di stagnazione caratterizzanti gli anni ’80 hanno riguardato in maniera relativamente uniforme tutti i comuni dell’area con più accentuati processi di deindustrializzazione nei comuni di Prato Sesia e Romagnano Sesia.

Subarea Borgomanero
I caratteri di forte presenza industriale propri di questa subarea sono usciti sostanzialmente confermati dai processi di ristrutturazione degli anni ’80. Gli addetti all’industria sono calati meno della media provinciale (-9% contro –15%), mentre è cresciuto il numero complessivo delle unità locali, soprattutto di piccole e medie dimensioni. Le performance più positive hanno riguardato i settori del tessile-abbigliamento (+30%), della produzione e lavorazione dei metalli (+17%) e anche il settore di più spiccata specializzazione dell’area (la meccanica, e in particolare il valvolame e la produzione di rubinetti), che è cresciuto dell'8%.
Alcuni comuni dell’area (in particolare Gozzano, Pogno e San Maurizio d’Opaglio) costituiscono alla soglia degli anni ’90 un distretto industriale "classico", caratterizzato dalla presenza di imprese specializzate, che impiegano tecnologie relativamente omogenee, fortemente orientate all’esportazione, e dall’articolazione della produzione lungo più segmenti della filiera produttiva della rubinetteria, con la compresenza di alcune imprese leader (soprattutto a Gozzano, dove peraltro emerge anche la presenza di una grande azienda di fabbricazione di fibre sintetiche e artificiali, la Bemberg, di forte impatto non solo occupazionale) e di una fitta rete di unità locali di piccole e medie dimensioni (le unità locali nel settore meccanico crescono tra il 1981 e il 1991 del 36%).
Nel complesso la subarea è quella in cui più forte è il peso dell’industria sul totale degli addetti (quasi il 54%, con un 22% nel solo settore della meccanica), mentre inferiore alla media è il peso dei servizi alle persone e alle imprese. Nonostante una forte dinamicità delle sezioni terziarie, permane dunque una sostanziale sottospecializzazione nei servizi ad alto valore aggiunto, a conferma della presenza di un ricco tessuto imprenditoriale che non sempre è "accompagnato" da una rete adeguata di servizi.
I dati positivi per quanto riguarda la dinamicità economica della subarea non sono distribuiti uniformemente nel territorio. Mentre Borgomanero registra una lieve crescita complessiva degli addetti (+5%), esito della composizione tra una riduzione di occupati nell’industria (anche nella meccanica) e una crescita molto consistente dei servizi alle imprese, molto buone sono le performance di Gattico, Pogno (+37% e addirittura +56% nel settore meccanico) e, in misura minore, San Maurizio d’Opaglio. In quest’ultimo comune, tuttavia, cresce ancora del 22% la già consistente cifra degli addetti nel settore meccanico, che al 1991 sono oltre 1.200 in un paese di 2.800 abitanti. Diminuiscono invece gli addetti sia in alcuni comuni della zona dell’Alto Vergante, che presenta tuttavia caratteristiche territoriali molto diverse da quelle dei comuni della sponda occidentale del Lago d’Orta, sia a Gozzano, dove pure crescono i lavoratori della meccanica (cfr. Tab.9 nell’Appendice Statistica).

Subarea Ovest-Ticino
Rispetto alla subarea del Borgomanerese, l’Ovest-Ticino è stato segnato da processi di più accentuata difficoltà del tessuto manifatturiero (-13% degli addetti), in ragione da un lato della crisi del settore chimico (in parte compensata dalla fortissima crescita del settore estrattivo per lo sviluppo delle attività dei pozzi di estrazione di gas naturali lungo il Ticino), dall’altro lato dalla consistente contrazione (-22%) del settore del tessile e abbigliamento, nel quale l’area è fortemente specializzata anche per la presenza di un tessuto di piccole e medie imprese impegnate soprattutto nella produzione di costumi da bagno nell’abbigliamento intimo.
A fronte di questa contrazione dell’occupazione manifatturiera, nel periodo 1981-91 l’area è cresciuta complessivamente nel terziario (+26%) e in particolare nei settori dei servizi alle imprese e delle attività professionali, degli intermediari finanziari e dei trasporti, ma anche del commercio, dei pubblici esercizi e degli alberghi.
I comuni più dinamici dell’Ovest-Ticino dal punto di vista della crescita degli addetti sono Divignano (+22%), Merano Ticino (+27%) e Romentino (+21%). Buona è anche la performance di Cameri e di Oleggio, che presentano progressi intorno al 10% rafforzando notevolmente la quota di addetti nel terziario, mentre relativamente stabile è Trecate, che compensa la perdita di occupati industriali con un incremento significativo nei servizi. L’unico tra i comuni maggiori a perdere addetti è Galliate.

Elementi per una lettura dei processi in corso negli anni ‘90
Se i dati censuari consentono una lettura analitica e sufficientemente disaggregata di alcuni processi strutturali di medio-lungo periodo, essi non permettono di svolgere considerazioni sufficientemente aggiornate sulle dinamiche più recenti. Tuttavia, in ragione della loro differente natura e della non confrontabilità, i dati di fonte camerale disponibili per gli anni ’90 permettono di svolgere solo alcune considerazioni di carattere generale sui processi sviluppatisi nel corso dell’ultimo decennio, che verranno qui proposte facendo riferimento anche a informazioni di carattere qualitativo raccolte nell’interlocuzione con gli attori sociali.
Gli anni '90, come hanno registrato anche i più recenti rapporti IRES sulla situazione economica e sociale del Piemonte, sono stati per la provincia di Novara complessivamente positivi sotto il profilo della capacità di aggiustamento strutturale. L'evoluzione del tessuto imprenditoriale, stando ai dati Cerved, ha mostrato una buona tenuta del tessuto terziario e una riduzione del numero di imprese manifatturiere assai meno accentuata rispetto a quella dell'area metropolitana torinese. Inoltre, la forte nati-mortalità aziendale e la crescita del numero di imprese di piccole e piccolissime dimensioni evidenzia che nel corso del decennio si sono verificati processi di ridefinizione del profilo strutturale delle aziende nella direzione di un rafforzamento dell'area della piccola e media impresa, anche manifatturiera.
I dati camerali per il periodo 1995-97, che già tengono conto della divisione tra la provincia di Novara e il VCO, per quanto non confrontabili con i dati ISTAT, evidenziano luci e ombre. A fronte di una crescita complessiva delle unità locali, nel comparto manifatturiero il numero di unità locali cala del 2% e questa riduzione è particolarmente accentuata proprio nella subarea a più forte presenza industriale, quella di Borgomanero. Tra i settori terziari, si evidenzia inoltre una ulteriore riduzione di unità locali nel commercio, soprattutto nelle classi dimensionali delle microimprese. I settori che hanno evidenziano maggiore dinamicità sono quelli dei servizi alle imprese e delle attività professionali e quelli dei servizi alle persone.
Gli anni ’90 si caratterizzano inoltre per l’accentuazione dell’articolazione territoriale del sistema produttivo novarese. Utilizzando con cautela alcuni indicatori basati sul rapporto tra unità locali e abitanti a livello comunale al 1997, costruiti su dati camerali (cfr. Tav. 4-5 dell’Appendice Statistica), è possibile proporre alcune osservazioni sulle dinamiche più recenti.
La presenza di un tessuto imprenditoriale di piccole e medie imprese viene ampiamente confermata per il Basso Cusio (il comune che presenta un valore dell’indicatore del numero di unità locali manifatturiere per abitante più elevato rispetto alla media provinciale è proprio San Maurizio d’Opaglio), mentre il dato eclatante di San Pietro Mosezzo deve essere letto in ragione della taglia demografica ridotta del comune in presenza di un’area industriale in cui sono localizzate piccole e medie imprese appartenenti al contesto produttivo del capoluogo (cfr. Tav. 4). La subarea della Pianura e l’Alto Vergante presentano i valori più bassi dell’indice, analogamente al comune di Novara, anche in ragione della presenza di imprese industriali di maggiori dimensioni.
Sotto il profilo della presenza territoriale del tessuto dei servizi è stato preso in considerazione l’indicatore del numero di unità locali terziarie sul totale delle unità locali (Tav. 5). La tavola conferma pienamente la caratterizzazione, già evidente dai dati censuari al 1991, di Novara, Borgomanero e Arona come poli di offerta terziaria diversificata, e insieme evidenzia la presenza di aree che per diverse ragioni (la Val Sesia in relazione alla limitata industrializzazione, l’Ovest Ticino in relazione alla dinamicità dei processi di terziarizzazione) presentano valori dell’indicatore molto significativi.

Le dinamiche congiunturali
Sotto il profilo congiunturale, le dinamiche recenti dell’economia novarese sembrano caratterizzate da un netto rallentamento. Le indagini congiunturali condotte dalla Camera di Commercio sul settore manifatturiero nella provincia di Novara evidenziano, per i primi tre trimestri del 1998, una battuta d’arresto nella ripresa delle attività produttive che aveva caratterizzato il 1997. Si tratta di un rallentamento che riguarda la produzione, il fatturato, il numero di addetti, e il grado di utilizzo della capacità produttiva. La crisi è particolarmente forte nei settori più esposti alle dinamiche congiunturali (in particolare: tessile-abbigliamento) e si accompagna a una generale sfiducia delle aspettative da parte degli imprenditori.
Utili indicazioni per mettere a fuoco le dinamiche congiunturali dell’economia locale vengono anche dai dati sul mercato del lavoro. Nel corso del 1997 si sono riscontrate dinamiche occupazionali significativamente diverse nelle singole province piemontesi (dati Istat-IRES). Il migliore andamento occupazionale si è registrato proprio nella provincia di Novara, con una crescita di 6.000 occupati, prevalentemente concentrati nelle attività terziarie. Questo dato si è tuttavia decisamente ridimensionato nel corso del 1998.
Sotto il profilo del livello e delle caratteristiche della disoccupazione, la provincia di Novara presenta un tasso di disoccupazione di poco inferiore al 5%, con la presenza di aree di sostanziale piena occupazione (Cusio e medio Novarese) e una forte concentrazione degli attivi in cerca di occupazione nell’area urbana novarese.
Tra gennaio e settembre del 1998, la consistenza degli iscritti alle liste di collocamento è ulteriormente cresciuta, raggiungendo le 20.670 unità. Le caratteristiche di questa crescita della disoccupazione (imputabile esclusivamente alla componente femminile) evidenziano, insieme alla riduzione delle procedure di avviamento, un carattere strutturale (e non sempre necessariamente collegato a ragioni strettamente economiche) delle difficoltà registrate sul mercato del lavoro, sia nel comparto manifatturiero, sia nei servizi.
Dal punto di vista della demografia d’impresa, gli ultimi dati disponibili di fonte ISET-SAST al 31.12 1997 evidenziano una leggera crescita del numero delle imprese e delle unità locali, concentrato soprattutto in alcuni rami di servizi.

Problemi e prospettive: una interpretazione per subaree
Il quadro delle tendenze strutturali e delle dinamiche congiunturali, ricostruito attraverso il ricorso a una pluralità di fonti statistiche non sempre confrontabili e non ugualmente affidabili, può essere utilmente integrato con alcune osservazioni di carattere prevalentemente qualitativo sulle dinamiche relative ai processi economici che hanno caratterizzato negli anni più recenti le singole subaree.

Subarea Novara
Il comune di Novara ha radicalizzato nel corso degli anni ’80 il proprio profilo di polo terziario, sia in ragione della crisi dei presidi tradizionali della grande impresa (ridimensionamento e parziale dismissione della presenza del polo chimico, ristrutturazione e ricollocazione degli headquarters del polo alimentare), sia in relazione alla ridefinizione delle relazioni tra produzione di beni ed erogazione di servizi.
Gli stessi processi di terziarizzazione che hanno investito il comune capoluogo devono dunque essere interpretati nell’ottica della ridefinizione "fine" delle morfologie produttive e della presenza produttiva in città. Nel corso degli anni ’90 si rafforzano i processi di outsourcing, soprattutto in settori come quello dell’editoria, insieme a forme di riarticolazione spiccatamente reticolare dei rapporti tra imprese e all’affermarsi di nuove forme contrattuali caratterizzanti il "lavoro autonomo di seconda generazione".
Il profilo di Novara come "polo dei servizi pubblici di eccellenza" si è andato accentuando nel corso di questo decennio, sia in ragione della qualificazione dell’offerta nel settore dei servizi alla persona (si pensi al polo ospedaliero), sia in forza dell’insediamento dell’Università del Piemonte occidentale.
Tuttavia, la straordinaria occasione offerta dalla presenza dell’università si colloca in un contesto di indebolimento e di vera e propria crisi dei punti di eccellenza nel settore della ricerca e dell’innovazione tecnologica. L’Istituto Donegani è stato ampiamente ridimensionato, dimezzando gli addetti nel giro di un decennio; l’Istituto Metalli Leggeri (oggi Alcoa), che pure ha generato per fenomeni di spin-off iniziative imprenditoriali di grande interesse nei settori delle ricerche sui materiali, è oggi in fase di depauperamento.
Una risorsa importante per la città continua ad essere la presenza di imprese multinazionali innovative collocate in settori tecnologicamente avanzati, che tuttavia appaiono oggi poco integrate al tessuto preesistente della ricerca e al nuovo polo universitario.
Un settore di straordinario rilievo strategico è quello della logistica e della gestione delle merci. La realizzazione e il previsto raddoppio del Centro Intermodale Merci rappresentano una opportunità sia dal punto di vista della localizzazione di nuove attività di trattamento, stoccaggio e manipolazione delle merci, sia sotto il profilo della riqualificazione territoriale del quadrante nord-ovest della città, interessato anche dai grandi interventi di carattere infrastrutturale relativi ai collegamenti con Malpensa 2000 e alla ridefinizione dell’assetto delle aree ferroviarie.
La presenza del settore creditizio si è ulteriormente rafforzata. Dei 7.000 addetti totali della Banca Popolare di Novara 1.200 operano nelle sedi centrali e nelle filiali e agenzie del comune capoluogo. Inoltre, si è rafforzata la presenza di altri istituti creditizi e intermediari finanziari. Tuttavia, i processi di ristrutturazione in corso nel sistema bancario italiano non consentono di fare previsioni sulle forme di riorganizzazione della presenza del settore nel contesto novarese.
Nel complesso, i processi gli anni ’90 pongono dunque il problema dell’individuazione di nuove "missioni strategiche" per il comune capoluogo, che sappiano valorizzare il tessuto di eccellenza esistente e porlo in sinergia con le nuove iniziative in corso di progettazione. Le strategie economico-produttive più interessanti si collocano dunque all’intersezione tra la qualificazione dell’offerta di servizi (formazione superiore e università, servizi avanzati al sistema provinciale e anche regionale delle imprese, logistica delle merci, rilancio di un sistema integrato della ricerca, capace di radicarsi a livello territoriale) e la valorizzazione di un presidio industriale di qualità e tecnologicamente avanzato. Anche nella città di Novara i processi di contrazione del tessuto manifatturiero non impediscono infatti di immaginare una adeguata qualificazione della presenza industriale, soprattutto di nuove imprese collocate in segmenti produttivi technology intensive, anche in relazione allo sviluppo delle attività dell’alta formazione e della ricerca e di interscambio e gestione delle merci.

Subarea Pianura
L’area della pianura risicola è stata caratterizzata nel corso degli anni ’90 dall’accentuazione dei processi di ristrutturazione e industrializzazione del settore agricolo della coltivazione dei cereali e soprattutto del riso, che ha rafforzato organizzativamente e dimensionalmente le aziende superstiti.
Questi processi, tuttavia, non sono stati in grado di delineare i tratti di una filiera agroindustriale integrata, nella quale potessero essere definite anche ipotesi di graduale ridefinizione delle relazioni tra attività primaria, trasformazione industriale e commercializzazione.
E’ inoltre mancata, come è dimostrato dalla drammatica radicalizzazione della crisi del settore risicolo a fronte di decisioni assunte dall’Unione Europea, una capacità di indicare sentieri di sviluppo produttivo alternativi benché direttamente connessi alla filiera produttiva agricola. Fino ad ora è stata infatti molto timida, quando non assente, la capacità di sviluppare iniziative nel settore dell’agriturismo e della valorizzazione del patrimonio storico della tradizione agricola novarese, oggi in parte perduto e compromesso, ma ancora ricco e potenzialmente utilizzabile come risorsa economica e ambientale di qualità.

Subarea Arona – Lago Maggiore
La zona dei comuni della provincia di Novara affacciati sulla sponda occidentale Lago Maggiore ha evidenziato nel corso degli anni ’90 una accentuazione dei processi di terziarizzazione, soprattutto commerciale e turistica, che hanno interessato soprattutto Arona, ma anche Castelletto Ticino e Dormelletto.
Il processo di rafforzamento e qualificazione dell’offerta turistica, che rappresenta una delle sfide principali per la subarea, incontra oggi un limite dovuto all'estrema frammentazione del settore (presenza consistente di imprese di piccole dimensioni, sovente a gestione familiare).
Il superamento di tali punti di debolezza richiede non solo interventi sul terreno organizzativo, volti a inserire le imprese locali nell'ambito di circuiti di tour operator internazionali, ma anche azioni in campo ambientale finalizzate alla valorizzazione delle risorse territoriali locali.
In questo senso alcuni comuni (soprattutto quelli direttamente affacciati sul lago) pur evidenziando una certa capacità di adeguamento della struttura ricettiva locale, non sono ancora stati in grado di attivare adeguate politiche di marketing turistico. Per quanto riguarda invece i comuni interni, riconducibili al contesto territoriale dell’Alto Vergante, è mancata una politica di valorizzazione dei beni culturali e ambientali, anche nella prospettiva dello sviluppo del "turismo verde". Sono inoltre ancora poco sfruttate le potenzialità di quest’area per il turismo d’affari e per le attività di carattere convegnistico.

Subarea Val Sesia
La Val Sesia ha mostrato, anche nel corso degli anni ’90, segnali di stagnazione, sia sotto il profilo degli addetti totali, sia dal punto di vista della nati-mortalità d’impresa. Il tessuto tradizionale di imprese del settore tessile-laniero è stato ulteriormente ridimensionato da processi di natura strutturale, che hanno investito questa filiera produttiva in tutta la fascia pedemontana del nord-ovest italiano.
A fronte di questa contrazione del settore in cui l’area era specializzata non sono emerse nuove opportunità di sviluppo nell’ambito manifatturiero.
L’impoverimento del tessuto industriale, che ha riguardato l’intero bacino di Borgosesia a cavallo tra Novarese, Vercellese e Biellese, si è accompagnato a una scarsa propulsività dei settori terziari più dinamici, dai servizi alle imprese alla distribuzione moderna.
Nel corso degli ultimi anni, tuttavia, l’area ha manifestato qualche sintomo di ripresa e dinamicità in ragione di un rilancio di produzioni agricole di qualità, soprattutto nel settore vitivinicolo. Questa ripresa dell’attività agricola in zona collinare consente di ipotizzare strategie territoriali centrate sulla valorizzazione delle risorse ambientali e sulle sinergie tra politiche ambientali, turistiche e di sostegno all’agricoltura di qualità.

Subarea Borgomanero
L’area di Borgomanero, soprattutto per quanto riguarda il distretto meccanico del Basso Cusio (Gozzano, Pogno, S.Maurizio d'Opalio, ecc.), ha attraversato negli anni ’90 una congiuntura fortemente dipendente dalle dinamiche dei cicli economici. Dopo la crisi che ha investito l’economia italiana nel 1992-93, anche la produzione del distretto della rubinetteria ha goduto dei vantaggi della svalutazione competitiva degli anni 1994-95. Questo contesto macroeconomico ha consentito una crescita significativa della quota del fatturato in esportazioni, ma ha costituito al tempo stesso un disincentivo allo sviluppo di strategie innovative da parte di piccole e medie imprese che spesso costruiscono il proprio vantaggio competitivo su variabili di costo.
Il tema della qualità non solo dei prodotti ma anche dei processi e delle strutture organizzative, insieme a quello della cooperazione tra imprese e tra queste ultime e le istituzioni, rappresenta oggi la principale sfida per migliorare il posizionamento del distretto del Basso Cusio. Altra questione strategica per lo sviluppo dell'area è rappresentata dalla carenza di una adeguata offerta locale di servizi alle imprese, soprattutto dal punto di vista tecnologico, che si accompagna a una morfologia della presenza territoriale della produzione poco organizzata e complessivamente male infrastrutturata, soprattutto dal punto di vista della "infrastrutturazione soft" (servizi collettivi e reti tecnologiche disponibili per più piccole e medie imprese, servizi informativi e "strategici").
In questa prospettiva va collocata anche la domanda di aree produttive ben infrastrutturate e adeguate ad accompagnare il processo di upgrading qualitativo, organizzativo e di crescita del tessuto della meccanica di produzione del Basso Cusio.
A fronte di una domanda orientata soprattutto ad aree attrezzate per piccole e medie imprese che intendono qualificare, anche sotto il profilo tecnologico e organizzativo, la propria struttura produttiva, non sembra che l' offerta possa ancora definirsi adeguata, sia dal punto di vista del marketing territoriale, sia sotto il profilo dell’infrastrutturazione fisica, tecnologica e anche "istituzionale" dello sviluppo.
In questo senso, un tema decisivo diventa quello dell’offerta pubblica di servizi alle imprese, sia dal punto di vista della semplificazione burocratica e della promozione territoriale, sia dal punto di vista della diffusione territoriale di servizi tecnologici e organizzativi. Entro questo quadro va pensata una adeguata organizzazione territoriale degli Sportelli Unici d’Impresa, previsti dal Dlgs. 112/1998 (cd. Bassanini quater), che potrebbero essere sia uno strumento di semplificazione procedurale, anche dal punto di vista urbanistico, sia una occasione di costruzione di strategie territoriali per le imprese. Proprio per rafforzare il percorso di costruzione degli Sportelli unici, soprattutto in contesti di carattere distrettuale, la Provincia potrebbe facilitare la costruzione di queste strutture attraverso forme consortili tra più comuni.

Subarea Ovest-Ticino
Nel corso degli ultimi anni la subarea dell’Ovest-Ticino è stata per molti aspetti la più dinamica dell’intera provincia. Nel comparto manifatturiero si assiste a un tentativo di riorganizzazione e riqualificazione del distretto dell’abbigliamento (anche attraverso la promozione di iniziative istituzionali legate al riconoscimento di due distretti, poi accorpati, dalla legislazione regionale piemontese), che pure è stato investito da processi di crisi e ristrutturazione consistenti. Inoltre, a fronte di una riduzione della presenza della chimica, si è consolidata una filiera legata alle attività estrattive di combustibili (pozzi e raffinerie).
Dal punto di vista delle attese, l’area è quella più fortemente influenzata dalle trasformazioni che saranno direttamente o indirettamente collegate allo sviluppo dello scalo di Malpensa 2000. L’indotto economico del nuovo aeroporto è solo in parte quantificabile, ma è ragionevole ipotizzare sul medio periodo una crescita della domanda di suoli per attività di gestione e trasformazione dei beni, legate all’esercizio di Malpensa come scalo merci. Da questo punto di vista, l’adeguamento dell’offerta di aree produttive nell’Ovest Ticino, che negli ultimi anni è stato realizzato dai comuni al di fuori di una logica di programmazione, dovrebbe essere disegnato a partire non solo da una strategia di qualificazione del tessuto imprenditoriale esistente, ma nel contesto di strategie sovracomunali di controllo e governo territoriale.
I processi di terziarizzazione della subarea, che già avevano caratterizzato alcuni tra i comuni maggiori nel corso degli anni ’80, si sono accentuati nell’ultimo decennio, soprattutto nel comparto commerciale e della distribuzione. Questi processi permettono di indicare il manifestarsi, anche dal punto di vista economico-produttivo, di un "effetto città", che può portare a una progressiva collocazione di quest'area nell’ambito di influenza della regione urbana milanese. Per molti aspetti l’Ovest Ticino presenta già consistenti caratteristiche di una morfologia urbana a bassa densità (allineamento a breve distanza di centri di medie dimensioni collocati lungo l’asta rappresentata dal fiume; carattere diffuso del tessuto produttivo e residenziale, significativa presenza di servizi a scala almeno provinciale) e una lettura dei processi produttivi che hanno investito l’area (soprattutto il sistema che collega lungo la S.P. 4 Cameri, Trecate, Romentino, Galliate e Cerano e che si trova collocato sugli assi infrastrutturali di collegamento tra Novara e Milano) deve coniugarsi a una interpretazione dei processi di trasformazione che hanno riguardato la città di Novara e l’area metropolitana milanese.
Tuttavia, non può essere sottovalutato come le aree dell’Ovest-Ticino si caratterizzino sia per la presenza di un ricco patrimonio ambientale e naturalistico, sia per una disponibilità di suoli oggi adibiti alla produzione agricola molto superiore a quella rilevabile nella regione urbana milanese. La valorizzazione dell’agricoltura e delle risorse ambientali rappresenta probabilmente la grande opportunità per il disegno di un profilo di crescita equilibrata di un’area che nei prossimi anni sarà esposta a forti pressioni insediative.

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2.1.5. Il settore agricolo
Riso ... e non solo
Le caratteristiche e le tendenze in atto nel sistema agricolo della provincia di Novara devono essere collocate in una prospettiva che si pone all’intersezione tra l’analisi delle dinamiche recenti di mercato, la valutazione dei mutamenti del quadro istituzionale delle politiche agricole nazionali e comunitarie, l’evoluzione storica degli assetti strutturali della produzione e del complesso rapporto che essa intrattiene con il territorio.
Utilizzando la chiave interpretativa proposta nelle recenti Relazioni dell’IRES Piemonte, possiamo individuare nel sistema economico agricolo novarese la presenza di un’area agricola "forte", la pianura risicola fortemente specializzata che occupa quasi interamente la zona meridionale del territorio provinciale e che si salda con le grandi aree a coltivazione di riso nel Pavese e nel Vercellese, e di altre aree meno forti ma comunque interessanti: l’area collinare vinicola della Val Sesia, la floricultura sul Lago Maggiore e diverse aree di allevamento e produzione del latte, anche nelle zone confinanti con il VCO.
Il tema centrale, per una interpretazione del peso economico del settore agricolo nella struttura dell’economia novarese, è quello del settore del riso, e dei profondi processi di ristrutturazione, con forti rischi di declino, che lo stanno attraversando. Le vicende delle ultime settimane, con le decisioni dell’Unione Europea di aumentare la quota di importazioni extracomunitarie di riso e le proteste vibranti da parte dei coltivatori italiani e delle loro associazioni, hanno posto anche all’attenzione dei media nazionali il tema del destino della produzione risicola.
Alcuni dati consentono di collocare nelle sue giuste dimensioni il fenomeno. Al 1997 la superficie totale coltivata a riso in Italia è stata di 232.835 ha, di cui 114.284 in Piemonte e 33.846 ha nella provincia di Novara, per una quota di circa il 30% sul totale regionale e di circa il 14,5% sul totale nazionale. Per quanto riguarda invece la produzione, a fronte di un totale nazionale di 1.442.000 tonnellate e regionale di 700.000 tonnellate, la produzione in provincia di Novara ha raggiunto nel 1997 le 210.000 tonnellate.
Le caratteristiche delle aziende presenti sul territorio permettono di parlare di un settore risicolo fortemente industrializzato, con un numero importante di aziende di dimensione medio-grande, nel quale è occupata manodopera anche giovane e fortemente specializzata.
Il numero di addetti nel settore agricolo (e in particolare nel settore del riso) è diminuito drasticamente nel corso degli anni ’90, in ragione dei processi di ristrutturazione aziendale e dell’introduzione di nuovi macchinari. Dal punto di vista sociale, questo processo ha comportato una uscita dal settori di coltivatori più anziani, che non sono stati sostituiti e che comunque spesso continuano a lavorare nell’azienda. Resta tuttavia importante, anche quantitativamente, il peso occupazionale del settore, soprattutto nella subarea della Pianura.

La crisi del mercato risicolo
Questi pochi dati evidenziano la rilevanza del settore risicolo a livello regionale e nazionale. Tuttavia, le aziende della provincia di Novara, così come l’intero settore risicolo italiano, stanno attraversando una fase di forte crisi. La crisi agricola, come evidenziato da un recente rapporto Nomisma ("Il mercato del riso. Scenari e proposte") è esplosa negli ultimi due anni presentando aspetti crescentemente strutturali, essendo legato da un lato a un forte calo delle quotazioni (tra il –20% e il –30% per il prezzo del risone tra il 1995 e il 1997), accompagnato da una drastica riduzione della domanda, che ha rallentato fino a raggiungere una situazione di stasi nell’inverno 1997/98.
A fronte di questa crisi di mercato, l’offerta nel corso degli ultimi anni è rimasta sostanzialmente stabile, anche in ragione del contingentamento imposto dall’UE.
Il settore risicolo accusa dunque una crisi profonda, dovuta alle difficoltà di collocamento del prodotto, tanto che per la campagna 1997/98 si è dovuti ricorrere al contingentamento del prodotto. Le cause della crisi sono dunque di natura strutturale, e riguardano anche l’assetto istituzionale delle regole del mercato (anche in ragione dei recenti interventi dell’UE che hanno permesso, a seguito di accordi WTO, un aumento delle importazioni di notevoli quantitativi di prodotto di provenienza extra-comunitaria).
Se si osservano i dati provinciali su una scala temporale più lunga (1991-1997), si può osservare che la superficie a riso è complessivamente cresciuta fino al 1993, per poi calare drasticamente negli ultimi anni (cfr. Tabella 6). Secondo alcune stime, nel corso del 1998 la superficie coltivata si è ancora ridotta, anche per l’adesione di molte aziende alle norme di rotazione obbligatorie fissate dal Regolamento CEE 2078/92 che distribuisce contributi e premi per l’agricoltura ecocompatibile.

Tabella 6 – Superficie e produzione agricola per colture , 1991-1997. Provincia di Novara

1991 1993 1995 1997
Superf. Produzione Superf. Produzione Superf Produzione Superf Produzione
Riso
31.900 2.000.000 35.460 2.087.290 34.600 2.050.000 33.846 2.100.000
Altri cereali
24.850 1.598.612 21.300 1.186.225 20.625 1.507.316 19.835 1.802.190
Coltiv. industr.
3.502 183.130 1.798 196.267 1.865 153.937 5.020 324.885
Ortaggi
310 1.834 300 6.931 321 5.529 312 6.804
Frutta
362 44.845 402 62.675 390 48.867 354 50.662
Uva
1.343 77.305 1.077 65.510 1.027 42.830 985 53.300
Nota: la superficie è calcolata in mq, la produzione in quintali
Fonte: Regione Piemonte, Assessorato all’Agricoltura

La situazione di crisi del settore del riso pone problemi di grande rilievo all’insieme dell’agricoltura novarese e più complessivamente alla gestione e programmazione territoriale a scala provinciale. La filiera del riso è infatti la componente principale di un settore agricolo che ha un ruolo centrale nell’economia novarese. Secondo stime di diversa fonte, il contributo complessivo della filiera agricola alla produzione del valore aggiunto complessivo della provincia di Novara si aggira intorno al 20%, coinvolgendo i settori della chimica, dell’alimentare, dei trasporti, del credito.

Politiche e azioni di sostegno
Proprio questo ordine di considerazioni ha portato a proporre una legge regionale (di iniziativa della Provincia di Novara) per l’istituzione di un Distretto Agro-Industriale del Riso. La proposta, alla quale si sono aggiunte anche proposte relative alla definizione del Distretto Floricolo del Lago Maggiore e del Distretto Vinicolo che interessa soprattutto i comuni della Val Sesia, è tuttora in discussione in Regione Piemonte.
Dal punto di vista delle politiche agricole, la provincia di Novara, che pure ha evidenziato una buona capacità di usufruire di finanziamenti comunitari (in particolare quelli legati al Regolamento CEE 2078/92 per la promozione dell’agricoltura ecocompatibile, che incentivano la rotazione delle colture), è stata penalizzata dall’esclusione dalle aree degli obiettivi 5a e 5b. Inoltre, soprattutto per quanto riguarda il settore risicolo, il tessuto produttivo della provincia di Novara sconta anche alcuni problemi di qualità del prodotto, che si accompagnano ai mutamenti della domanda sia domestica, sia internazionale.
Dai dati qui analizzati sembra dunque che immaginare un futuro dell’agricoltura novarese significhi proporre una maggiore integrazione tra salvaguardia di ampie quote di produzione cerealicola, ristrutturazione della filiera agro-industriale (oggi troppo sbilanciata a favore del settore della distribuzione) e individuare forme di integrazione tra politiche agricole, ambientali, del turismo e della salvaguardia e valorizzazione delle risorse storico-culturali della "pianura del riso".
Insieme al settore della produzione del riso, rivestono un ruolo importante per la provincia di Novara, anche in termini dimensionali, le altre produzioni del settore cerealicolo, in particolare la produzione del mais. Relativamente limitata è la produzione del settore ortofrutticolo, mentre, dopo un periodo di forte crisi, è il crescita settore vinicolo. I comuni della subarea della Val Sesia, in particolare, producono un buon numero di vini a denominazione di origine controllata, e, anche in ragione del susseguirsi di ottime annate per il vino in tutto il Piemonte, ha ripreso a crescere, dopo anni di riduzione, la superficie coltivata a vite per il mercato, anche a fronte di una riduzione della superficie coltivata per autoconsumo.
Un ruolo importante, ha anche il settore della produzione del latte. Un buon numero di aziende, bene organizzate, produce infatti latte di qualità, anche sperimentando produzioni biologiche.
Sul Lago Maggiore è presente e consolidato un settore florivivaistico, che oggi cerca un riconoscimento e un sostegno attraverso l'istituzione di un Distretto riconosciuto dalla Regione Piemonte. Anche questo settore risente pesantemente della concorrenza internazionale, più in sintonia con l'evoluzione della domanda. Rilevante è anche l'impatto ambientale di questa attività, basata su grandi estensioni di serre, per ora non adeguatamente normate sia in termini urbanistici, sia rispetto alla loro interferenza con ambienti di grande valore paesaggistico.
Un altro settore potenzialmente importante, ma bisognoso di regolamentazione e sostegno, è quello dell’agriturismo, che riguarda per ora prevalentemente le aree settentrionali della provincia, ma che in prospettiva potrebbe interessare anche la pianura risicola, nel quadro di una strategia di riqualificazione territoriale e di recupero della bassa novarese.
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2.1.6. Il settore distributivo
Struttura e trasformazioni
Il settore del commercio in provincia di Novara è stato profondamente influenzato, nel corso degli anni '90, dalle trasformazioni in atto nell'apparato distributivo a livello regionale e nazionale. La distribuzione moderna, nelle sue diverse tipologie, ha raggiunto ormai una concentrazione paragonabile a quella delle grandi aree metropolitane, sia per numero di punti vendita, sia per addetti, sia per superficie occupata.
Anche in provincia di Novara, come peraltro nel resto del Piemonte, il bilancio occupazionale del settore del commercio è stato dunque caratterizzato dalla crescita dell'occupazione dipendente e da una drastica riduzione del numero di titolari operativi, che hanno subito la forte crisi del commercio al dettaglio.
Le trasformazioni non hanno riguardato soltanto l'apertura di un notevole numero di ipermercati, l'arrivo di nuove catene, la maggiore concorrenzialità di supermercati e ipermercati e la conseguente ridefinizione del settore del commercio tradizionale, con la crescita del segmento del "tradizionale evoluto". Le modificazioni dell'assetto distributivo hanno investito anche il settore del commercio all'ingrosso, ridefinendone strutture, tipologie e reti territoriali.
Un primo dato quantitativo di rilievo riguarda il numero e la superficie degli esercizi della rete distributiva. Tra il 1995 e il 1997 (i dati precedenti sono invece disponibili per la vecchia provincia di Novara: cfr. Tab. 7), gli esercizi fino a 80 mq si riducono di circa 200 unità, mentre sono stabili o in crescita tutte le altre tipologie. In soli tre anni i supermercati passano da 45 a 59 e sono distribuiti su 16 comuni, a fronte di una presenza di 2 ipermercati (nei comuni di Borgomanero e Novara), 3 centri commerciali (nei comuni di Cerano, Suno e Trecate) e 4 grandi magazzini (Arona, Trecate e due a Novara).
Importante è anche la presenza di esercizi extra-alimentari del comparto della distribuzione moderna (351 al 1997, con una superficie media di 587 mq, significativamente maggiore di quella media regionale).

Tabella 7 - Numero di esercizi della rete distributiva in provincia di Novara (1991-1997)

Anno
<80 mq 81-199 mq Minimercati Supermercati Ipermercati Grandi
magazzini
Centri
commerciali
Extra-alim.
<199 mq
1991
6.909 1.170 39 39 3 8 2 497
1992
6.840 1.197 41 39 3 9 4 481
1993
6.682 1.199 40 41 3 8 4 508
1994
6.460 1.236 47 45 3 8 4 505
1995
3.963 902 33 45 2 4 3 357
1996 3.889 906 32 55 2 4 3 329
1197
3.766 910 36 59 2 4 3 351
Nota: fino al 1993 i dati riguardano l avecchia provincia di Novara
Fonte: Regione Piemonte, Assesorato al Commercio

Dal punto di vista della superficie, ipermercati e centri commerciali al 1997 utilizzavano una superficie di oltre 20.000 mq, supermercati e Minimercati di quasi 62.000 mq. La densità degli esercizi commerciali è molto elevata sia per quanto riguarda il rapporto tra abitanti e totale degli esercizi (72,83, valore inferiore soltanto a quello di Torino), sia per quanto riguarda la superficie commerciale per abitante nel segmento dei supermercati.
Complessivamente, il processo di modernizzazione del settore distributivo non sembra comunque essersi compiuto. Il numero di ipermercati e dei centri commerciali, ma anche di hard discount (19 in tutta la provincia al 1996) è infatti relativamente limitato e presenta ulteriori prospettive di crescita, anche in ragione del rafforzamento di alcuni centri come veri e propri poli commerciali.
I dati relativi alle richieste di nullaosta regionali evidenziano negli anni più recenti una certa dinamicità della domanda (oltre 15 richieste di nullaosta tra il 1995 e il 1997) che ha riguardato alcuni i segmenti più moderni della distribuzione al dettaglio, ma anche le strutture di servizio al commercio ed il commercio all’ingrosso.
Contemporaneamente, non sembra essersi arrestato il processo di contrazione del numero degli esercizi commerciali al minuto. Uno sviluppo equilibrato del settore moderno pare essere la condizione per la riarticolazione e l'innovazione nel segmento tradizionale.
Dal punto di vista territoriale, la ristrutturazione del sistema distributivo ha riguardato in particolare alcune subaree (l’Ovest Ticino, Arona e il Borgomanese) e alcuni comuni (Castelletto sopra Ticino, Borgomanero, Trecate, oltre a Novara).
Dal punto di vista occupazionale, anche in provincia di Novara diminuisce l’occupazione nel settore, per effetto della composizione tra il calo dei lavoratori autonomi e una crescita più contenuta dei lavoratori dipendenti.

Le novità introdotte dal Decreto Bersani
Le trasformazioni in corso nel comparto distributivo devono essere adeguatamente collocate sullo sfondo della ridefinizione delle "regole del gioco" che ha investito il settore dopo il decreto Bersani ("Riforma della disciplina relativa al settore del commercio", a norma dell’art. 4, comma 4, della legge 15 marzo 1997, n. 59, approvata come decreto legislativo nel marzo del 1998). La riforma muta profondamente lo scenario dell’apparato commerciale, prevedendo la liberalizzazione delle superfici sino a 250 mq nei comuni con oltre 10.000 abitanti e sino a 150 mq in tutti gli altri comuni; la licenza di esclusiva competenza comunale per le superfici di vendita da 250 a 2.500 mq nel comuni sopra i 10.000 abitanti e tra 150 a 1.500 mq negli altri; un meccanismo di approvazione basato sul rilascio di una licenza comunale, previo parere di una Conferenza dei servizi convocata con la partecipazione della Regione, della Provincia e, senza diritto di voto, di altri comuni interessati e delle associazioni di categoria e di difesa dei consumatori, per le superfici di oltre 2.500 mq nei comuni con più di 10.000 abitanti e di 1.500 mq negli altri.
Queste trasformazioni istituzionali e regolamentative potranno avere effetti rilevanti sia sull’evoluzione della struttura distributiva, sia sul rapporto tra dettaglio moderno e tradizionale.
Inoltre, la riforma ridefinisce le competenze istituzionali, assegnando alle Regioni un compito di programmazione della rete distributiva e alle province un ruolo rilevante di coordinamento e di programmazione a scala sovracomunale.
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2.1.7. L'attività turistica
Risorse territoriali e offerta turistica
La provincia di Novara, anche dopo la separazione dalla nuova provincia del VCO, presenta una significativa varietà di "prodotti turistici" (turismo "verde" e naturalistico nelle zone dell’Alto Vergante; turismo lacuale sul lago Maggiore e sul Lago d’Orta; agriturismo sia nelle zone vitivinicole della Val Sesia, sia nelle zone della pianura risicola, sia nell’area collinare e montuosa dell’Alto Vergante e in particolare del Mottarone; turismo dei percorsi fluviali lungo il Ticino e il Sesia; turismo d’affari a Novara e nella zona di Arona; turismo storico-culturale e religioso a Novara e nei centri storici della provincia).
Oltre alla città di Novara, che è il primo centro urbano a non esclusiva specializzazione turistica dopo Torino nella graduatoria regionale delle presenze (prossime alle 200 mila all'anno), i comuni più importanti da questo punto di vista sono Castelletto sopra Ticino, Dormelletto, Arona, Orta San Giulio e Pettenasco.
Come avviene anche per il resto della regione, negli ultimi anni si è verificata una leggera contrazione del numero degli esercizi alberghieri presenti sulle località prettamente turistiche, dovuta soprattutto alla cessazione dell'attività delle strutture più piccole ed obsolete, mentre si sono sviluppate le attrezzature destinate prevalentemente al turismo d'affari. Servizi congressuali sono forniti da alberghi a 4 stelle in Novara, Orta e Pettenasco e dal Centro Civico di Villa Bossi a Orta S. Giulio.
Complessivamente la ricettività alberghiera della provincia ha registrato un leggero incremento (4% dal 1996 al 1997). Ancora più consistente l'incremento nel numero delle presenze: +10%.
Significativa è la presenza della nuova categoria delle "residenze turistico-alberghiere", sorta di residence, particolarmente rivolti a lunghi soggiorni di famiglie o per motivi di lavoro. Fra gli esercizi complementari emergono come particolarmente rappresentati i campeggi e i villaggi turistici, concentrati soprattutto a Dormelletto e Castelletto e a Pettenasco. L'agriturimo è sostanzialmente assente, limitandosi a isolati casi a Armeno, Borgo Ticino, Cameri, Castelletto, Dormelletto, Invorio, Miasino e Varallo Pombia.
Ancora più limitata è l'offerta di turismo sociale (case per ferie, ostelli, ecc.) e in genere carente dal punto di vista qualitativo.
E' comunque il settore extra-alberghiero per soggiorni di breve durata quello che vede aumentare maggiormente la domanda. Tra il 1996 e il 1997 nella provincia di Novara ha visto un aumento del 29% degli arrivi italiani.
Il settore più dinamico è rappresentato dagli impianti e dei servizi, ancorché non ancora adeguato alle necessità di ammodernamento e qualificazione dell'offerta turistica.
Tre i campi da golf presenti: in Agrate C., Bellinzago N. e Bogogno.

Gli scenari dello sviluppo turistico
Un contributo allo sviluppo e alla qualificazione del turismo nella provincia è fornito dai finanziamenti comunitari. Un progetto integrato d'area (interventi per lo sviluppo turistico locale attraverso il concorso di più operatori e risorse pubbliche e private), all'interno dell'obiettivo 2 dei fondi strutturali CE, è stato attivato dalla Comunità Montana Cusio - Mottarone per lo sviluppo turistico del Lago d'Orta, con una previsione di investimento di circa 16 miliardi e un contributo regionale di circa 3 miliardi. La provincia di Novara partecipa anche all'obiettivo 5b per il potenziamento dell'attività turistica, ancora attraverso la presenza della Comunità Montana Cusio - Mottarone nell'Area omogenea "Verbano-Cusio-Ossola".
Una recente ricerca svolta dal CENSIS per conto della Provincia di Novara ("Identità territoriale e prospettive di sviluppo dell’Alto Vergante") e conclusa nel giugno del 1998 evidenzia per la zona compresa tra il Lago maggiore e il Lago d’Orta uno scenario di sviluppo costruito intorno al binomio tutela dell’ambiente e sviluppo turistico. Questo scenario può essere assunto come riferimento non solo per i 13 comuni ricondotti all’ambito dell’Alto Vergante (Ameno, Armeno, Bolzano Novarese, Colazza, Invorio, Lesa, Massino Visconti, Meina, Miasino, Nebbiuno, Orta San Giulio, Pettenasco, Pisano), ma più complessivamente per l’intera area dei due laghi, ivi compresi i comuni della zona meridionale della sponda occidentale del Lago Maggiore (Arona, Dormelletto, Castelletto Ticino e Oleggio Castello).
L’area è fortemente dotata dal punto di vista delle risorse naturali e ambientali, ma manca una coerente strategia di valorizzazione di queste risorse nel quadro di uno sviluppo turistico ambientalmente compatibile. Il lavoro del CENSIS individua alcune azioni prioritarie per il rilancio turistico dell’area: l’adeguamento della struttura ricettiva, l’avvio di un progetto di marketing turistico, la formazione di operatori, il coordinamento e la promozione di iniziative culturali, la valorizzazione di percorsi naturalistici (turismo "verde").
La zona compresa tra i due laghi non è tuttavia l’unica intorno alla quale costruire prospettive di sviluppo turistico. Altri temi centrali per la definizione di uno scenario di medio periodo sono:
o la valorizzazione delle risorse dell’area naturalistica dell’Ovest Ticino, nel quadro delle politiche di sviluppo del Parco Naturale della Valle del Ticino, al fine di promuovere percorsi di sviluppo turistico ambientalmente compatibile;
o lo sviluppo di una strategia provinciale per l’agriturismo, sia sotto il profilo della valorizzazione, regolamentazione e qualificazione delle prime esperienze avviate nelle zone vitivinicole della Val Sesia e collinari dell’Alto Vergante, sia e soprattutto dal punto di vista della valorizzazione del patrimonio storico e culturale della pianura risicola, anche nel quadro di un ripensamento del destino dell’intera bassa novarese;
o la qualificazione dell’offerta turistica sia per quanto riguarda il turismo d’affari, sia per quanto riguarda il turismo culturale e religioso per la città di Novara che a oggi, secondo gli operatori del settore, presenta una offerta insufficiente sia dal punto di vista quantitativo, sia e soprattutto sotto il profilo qualitativo.
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2.1.8. Il sistema dei servizi, le reti e le polarità urbane
Il sistema delle polarità urbane della provincia di Novara si caratterizza per la presenza di un polo di primo rango, il comune capoluogo, che appare dotato di una offerta di servizi pubblici e privati alla persona molto articolata e che rappresenta il punto di riferimento di un’area anche più vasta di quella della provincia.
A Novara sono localizzate una delle tre sedi dell’Università del Piemonte Occidentale, un ospedale Policlinico molto prestigioso a livello regionale e sovraregionale, una importante offerta di formazione (13 istituti secondari superiori), una buona presenza di strutture commerciali, oltre alla sede delle istituzioni locali, delle associazioni sindacali e di categoria, degli enti e delle autonomie funzionali operanti a livello provinciale.
Anche successivamente alla separazione tra la provincia di Novara e il VCO, il ruolo di Novara come polo di primo ordine è stato confermato, anche in ragione del lento processo di adeguamento della realizzazione di strutture decentrate di servizio nei comuni della nuova provincia.
Sul fronte dei mutamenti della mobilità sistematica, nel corso degli anni ’80 Novara ha rafforzato il proprio ruolo di polo regionale, come è evidenziato anche dagli studi realizzati dall’IRES sui dati censuari. Il comune presenta nel 1991 la più alta quota di autocontenimento tra quelle dei capoluoghi piemontesi (oltre l’85%), anche se nel periodo 1981-91 vede calare leggermente la propria attrattività. Nel corso del decennio, aumentano leggermente a Novara sia gli uscenti, sia gli entranti, a conferma di una crescita degli spostamenti intercomunali che ha interessato l’intera provincia.
Seguendo le analisi dell’IRES , che indica in Novara l’unico polo di primo livello oltre Torino, le variazioni del bacino proprio (insieme dei comuni direttamente subordinati al polo) e del bacino spaziale totale (somma dei bacini propri di tutti i comuni dipendenti di rango inferiore), si può osservare che il bacino proprio di Novara è composto da 41 comuni, per una popolazione totale di oltre 200.000 abitanti, mentre il bacino totale è di oltre 840.000 abitanti, secondo solo a quello di Torino.
Il bacino novarese appare caratterizzato da un impianto gerarchico e da un livello di integrazione del polo centrale comunque meno accentuati rispetto a quello di Torino, come è provato anche dal rapporto molto basso tra bacino proprio e bacino totale. Inoltre, polo e bacino denotano un grado di apertura superiore rispetto a quello metropolitano, che evidenzia i legami, anche extraregionali, del polo novarese.
Incrociando le considerazioni sulla mobilità proposte dall’IRES con alcuni dati relativi alla offerta di servizi, poli di secondo rango sono riconoscibili nei centri di Borgomanero e Arona. La quota di autocontenimento dei due comuni è relativamente simile, di poco superiore al 60%, così come molto simile (circa 1,2) è il rapporto entranti/uscenti al 1991.
Secondo gli studi IRES il bacino proprio di Borgomanero è composto da 15 comuni, per una popolazione totale di circa 42.000 persone, mentre il bacino di Arona è composto da 11 comuni, per 24.000 abitanti.
Borgomanero fornisce servizi dal punto di vista sanitario (un ospedale), della formazione (tre istituti superiori) e dei servizi pubblici all’intero basso Cusio e ha inoltre evidenziato una significativa dinamicità dell’offerta commerciale, sia per il commercio all’ingrosso, sia per la grande distribuzione. Il polo di Borgomanero rappresenta inoltre un punto di riferimento per il distretto industriale del Basso Cusio, sia per quanto attiene i servizi finanziari e bancari, sia per quel che riguarda i servizi logistici e di trasporto alle imprese.
Arona è un centro storicamente importante, nel quale sono localizzati servizi sanitari, formativi e commerciali: un ospedale, quattro scuole superiori, un grande magazzino e una gamma di servizi orientati al turismo. Il comune rappresenta dunque il polo di riferimento per la zona del basso Lago Maggiore occidentale e per parte dell’alto Vergante.
Entrambi i centri costituiscono poli urbani di servizio di buon livello, il primo orientato più nettamente verso i servizi al sistema delle imprese, il secondo maggiormente specializzato in senso turistico-ricettivo.
Oleggio e Galliate possono essere considerati poli di terzo rango, in ragione della dipendenza diretta dal comune capoluogo sia per quanto attiene la mobilità per ragioni di lavoro, sia per quanto riguarda l’offerta di servizi alla persona nei settori della formazione e dei servizi alle imprese. Per quanto riguarda la sanità, entrambi i centri sono invece dotati di strutture ospedaliere autonome.
Di rango immediatamente successivo sono i comuni di Trecate e Gozzano, anche se quest’ultimo comune, gravitante su Novara per quanto riguarda l’insieme dei servizi pubblici, costituisce un polo commerciale di notevoli dimensioni, per la presenza di un centro commerciale e di un grande magazzino.
Gozzano appartiene invece al bacino di Borgomanero, e costituisce un polo di riferimento per alcuni comuni del basso Cusio e del Vergante novarese.
Problemi significativi, per quanto riguarda il sistema dei servizi, pongono molti dei comuni a basso livello di rango, soprattutto nelle zone dell’Alto Vergante tra il Lago Maggiore e il Lago d’Orta (per i quali è stata recentemente definita una proposta di sviluppo centrata sulla valorizzazione dell’identità territoriale dell’area da parte del CENSIS), della zona collinare che affaccia sulla Val Sesia, della pianura agricola confinante con il Vercellese e con il Pavese. Molto spesso si tratta di comuni di dimensioni demografiche ridotte, privi di servizi commerciali, sanitari e assistenziali e anche bancari adeguati. Anche nel quadro della ridefinizione dei caratteri del sistema del welfare e delle nuove competenze affidate alle Province dalle leggi e dai decreti di riforma della pubblica amministrazione, per questi comuni si pone il problema di una adeguata riorganizzazione della rete territoriale dei servizi (sia alle persone, sia alla imprese) e dello sviluppo di forme di relazione cooperative e consortili.
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