QUADRO ANALITICO CONOSCITIVO
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IL SISTEMA PROVINCIALE E LE SPECIFICITÀ LOCALI
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2.1. STRUTTURA E DINAMICHE SOCIO-ECONOMICHE
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2.1.1. L'articolazione territoriale
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Definire un ambito territoriale significa identificare una matrice
di caratteri (morfologico-territoriali, economico-sociali, funzionali
in un'accezione estensiva) specifica dell'area in esame e - nel
contempo - individuare una peculiare rete di relazioni intrattenute
con il territorio. Tale esercizio, anche se condotto nella sequenza
logica corretta, presenta in ogni caso notevoli gradi di complessità
e di ambiguità. In particolare, la differente scala alla quale
si producono le relazioni economico-territoriali rende difficoltosa
la definizione univoca di un ambito territoriale, in quanto un'area
può appartenere a molteplici pertinenze territoriali in funzione
della specifica relazione osservata.
Pur scontando questa serie di difficoltà, occorre osservare che
tale lavoro può contare su una accumulazione di analisi, su una
disponibilità atti pianificatori e sulla sedimentazione di "senso
di appartenenza" in grado di indirizzarlo opportunamente.
Sulla scorta di tale "archivio" conoscitivo e delle risultanze
del lavoro analitico/interpretativo condotto, che ha preso in
esame la struttura e l'evoluzione economico-sociale (popolazione
e attività produttive) insieme a caratteri morfologico-territoriali
(struttura insediativa, fattori ambientali, reti infrastrutturali,
ecc.), si propone una articolazione economico-territoriale basata
sulla suddivisione della provincia in sei subaree (Tav.0).
Le considerazioni svolte nel seguente paragrafo daranno quindi
conto dei principali ragionamenti che hanno condotto alla partizione
territoriale adottata (anticipando in questo modo alcuni argomenti
che verranno sviluppati nel prosieguo del lavoro) e delle connessioni
che tale perimetrazione stabilisce con i macro-ambienti identificati
nel cap. 1.2.
Subarea Novara
Entro il panorama economico-territoriale dell'area, il capoluogo
assume un ruolo decisivo, accresciutosi in termini relativi con
la creazione della nuova Provincia. In questo senso, Novara si
propone come l'unico centro urbano provinciale di taglia rilevante
a scala regionale, in grado di stabilire significative connessioni,
anche grazie al buon posizionamento sulla rete autostradale e
ferroviaria, con altri centri capoluogo.
Il comune pesa infatti circa un terzo sul totale di popolazione
e addetti della provincia, concentra le principali funzioni di
servizio, alcune di rilevanza anche sovra provinciale, e presenta
le problematiche tipiche dei centri medi ad economia matura. Permanenza
di una dinamica demografica positiva, grazie ai tassi di immigrazione,
con fenomeni di invecchiamento meno accentuati rispetto ad altri
centri di analoga dimensione; crisi della grande impresa sia pubblica
che privata che dà luogo a fenomeni di dismissione/riuso di aree
industriali; crisi di alcuni settori di specializzazione tradizionale
(chimica, alimentare, tessile-abbigliamento, meccanica) non sufficientemente
compensata dalla crescita occupazionale di altri comparti; riconversione
in senso terziario della base economica urbana che genera tensioni
sia sul versante occupazionale che territoriale (es. crisi del
commercio al dettaglio e affermazione della grande distribuzione,
con effetti noti sul numero degli addetti impiegati, sulla domanda
di spazi, sul traffico indotto, ecc.), azioni di riconversione/rafforzamento
di strutture qualificate di ricerca e formazione (università e
centri di ricerca); riaggiustamento strutturale nel settore creditizio:
si presentano come fattori che caratterizzano in modo peculiare
il capoluogo rispetto al resto del territorio provinciale e regionale.
In questo senso, pur non trascurando le connessioni territoriali
di breve raggio, dovute anche a fenomeni di traboccamento di residenze
e attività economiche (gli accenni di conurbazione, soprattutto
verso l'Ovest Ticino in direzione di Galliate e Trecate; le aree
produttive in San Pietro Mosezzo, ecc.), pare opportuno dedicare
al capoluogo un'attenzione specifica.
Subarea Pianura
La subarea della pianura occupa la parte meridionale della provincia
e si estende anche ad alcuni centri a nord/nord-ovest del capoluogo,
presentando caratteri territoriali che segnano la forte continuità
con le province confinanti di Pavia e Vercelli. Caratterizzata
da comuni di piccola dimensione demografica e bassissima densità
insediativa, ha come punti di riferimento per servizi anche di
base i poli di Novara, Vercelli e Vigevano.
Il territorio è dominato dalle colture risicole - e in misura
decisamente minore da altre colture cerealicole - che influenzano
sia il paesaggio che la struttura degli insediamenti urbani.
Il comparto industriale appare complessivamente piuttosto debole,
se si esclude una certa presenza di attività legate alla trasformazione
dei prodotti agricoli e un polo in comune di S. Pietro Mosezzo
che funzionalmente appartiene alla città di Novara.
Complessivamente la subarea appare connotata da indici assai modesti
di dinamicità della struttura economico-sociale e territoriale.
Subarea Arona-Lago Maggiore
La subarea Arona-Lago Maggiore occupa la porzione nord-orientale
della provincia e risulta incardinata alla struttura insediativa
che insiste sulla sponda sud-occidentale del Lago Maggiore. Tale
sub-area risulta parte integrante del sistema territoriale lacuale
che caratterizza la fascia prealpina piemontese e lombarda.
La struttura insediativa di tale subarea è connotata da fenomeni
di conurbazione, il cui centro principale è senz'altro Arona,
mentre Castelletto sopra Ticino risulta il secondo centro per
importanza e Dormelletto il terzo.
La struttura economica è fortemente segnata dalla morfologia territoriale.
L'economia dell'area, infatti, attinge in modo rilevante alle
risorse turistiche e ambientali rappresentate dal lago e dalla
collina prealpina e risulta piuttosto dinamica. Significativa
la presenza di alberghi, di servizi per attività congressuali
e per la relativa domanda turistica, così come altrettanto rilevante
risulta il fenomeno delle seconde case. Importante anche l'attività
florovivaistica.
Le caratteristiche economiche e territoriali incidono anche sulla
struttura sociale dell'area. Attraverso la trasformazione delle
abitazioni di villeggiatura in "prime case", si è infatti registrata
una robusta iniezione di popolazione anziana (alla ricerca delle
amenity ambientali offerte da lago e collina) che ha contribuito
in misura significativa a mantenere su buoni livelli il tasso
di crescita della popolazione, ma anche a spostare la struttura
per classi d'età dell'area verso le coorti meno giovani.
Seconde case e immigrazione di popolazione abbiente contribuiscono
anche a mantenere in tensione il mercato immobiliare, connotando
anche per questa via in modo peculiare l'area.
Subarea Val Sesia
La subarea Val Sesia si presenta come una zona di confine, estremamente
aperta verso le province di Vercelli e di Biella.
Come ogni zona di confine risulta territorialmente poco estesa
(è composta da pochi comuni, perlopiù di modeste dimensioni) e
presenta caratteri ambivalenti. Sotto il profilo morfologico,
infatti, è caratterizzata dal graduale passaggio dall'ambiente
della pianura a quello della collina. Sotto il profilo funzionale,
risulta fortemente interconnessa (il tasso di pendolarismo interprovinciale
risulta non a caso piuttosto elevato) alle aree della Bassa Val
Sesia e del Biellese.
La struttura economica di questi comuni è connotata da una buona
specializzazione manifatturiera nel settore tessile e da una struttura
industriale organizzata attraverso piccole e medie imprese (oggi
però in evidente crisi). Accanto a ciò si registra la presenza
di un'agricoltura prevalentemente collinare, specializzata in
produzioni vitivinicole.
In termini evolutivi, la subarea si presenta come un'area a basso
tasso di dinamicità economica, tanto che sia la popolazione che
l'occupazione appaiono flettenti.
Subarea Borgomanero
La subarea di Borgomanero appartiene a pieno titolo a quel macro-sistema
economico-territoriale, fortemente specializzato nell'industria
leggera, che caratterizza la fascia pedemontana piemontese e lombarda.
Tale subarea presenta inoltre un elevato grado di articolazione
interna.
Il principale elemento che innerva il territorio è rappresentato
dalla SS 229. Si tratta di un vero e proprio asse di crescita
industriale che attraversa la subarea, trovando i suoi punti di
forza in Borgomanero, Gozzano, Orta San Giulio (e, anche se leggermente
"disassati", Pogno e San Maurizio D'Opalio), e che la connette
a sud verso Novara e a nord verso Omegna e la direttrice Domodossola-Sempione.
Si tratta complessivamente di un'area, soprattutto in alcune sue
porzioni, dalle spiccate caratteristiche "distrettuali", caratterizzata
da un fitto tessuto di piccole e medie imprese fortemente specializzate
(valvolame, rubinetteria, ma anche industria tessile), da una
forte propensione all'innovazione, da una notevole apertura internazionale
(significativa la quota di export sul totale della produzione
industriale), da un buon grado di dinamicità complessiva e di
benessere economico.
In questo quadro, Borgomanero, pur non dimenticando la sua tradizione
industriale, si è progressivamente trasformato in centro di servizi
per l'intera subarea, assumendo il ruolo di località centrale
di rango due entro la provincia.
Rilevanti sia dal punto di vista morfologico territoriale, sia
dal punto di vista economico, le aree di interesse turistico del
Lago d'Orta e del Mottarone.
Subarea Ovest-Ticino
La subarea Ovest-Ticino comprende tutti i comuni che appartengono
all'ambito segnato dall'asta del Ticino. Si tratta di un'area
"intermedia" che, potendo anche contare su un'asse infrastrutturale
trasversale forte (in primis autostrada e ferrovia), gradua il
passaggio dalla struttura economico-territoriale metropolitana
(tipica del Magentino, dell'Abbiatense e del Gallaratese/Bustocco)
a quella della pianura Novarese.
Sotto il profilo territoriale, questa funzione di "cerniera" é
immediatamente leggibile osservando il gradiente negativo che
caratterizza il passaggio dalla trama insediativa densa/quasi
densa dell'Est Ticino a quella più rada della pianura Novarese
occidentale.
Da una parte, infatti, la subarea appare caratterizzata da processi
di urbanizzazione (afferenti sia a residenze che ad attività produttive)
più acerbi, anche se in via di intensificazione, rispetto a quelli
in opera sulla sponda orientale del fiume. Dall'altra, invece,
il quadro insediativo, se comparato a quello tipico della pianura
risicola/cerealicola, appare connotato da un'urbanizzazione più
densa e da centri (come Trecate, Galliate, Oleggio, Cameri) di
dimensioni maggiori rispetto quelli che caratterizzano la parte
più occidentale della provincia.
Analogamente, l'Ovest Ticino, presentando un'accentuata articolazione
del modello economico-territoriale e potendo accedere a servizi
di rango metropolitano, denota i caratteri tipici delle aree di
"transizione".
Da una parte, infatti, si registra la ormai storica presenza della
grande impresa di origine prevalentemente esogena, localizzata
nella porzione meridionale dell'area, operante sia nel settore
chimico (oggi in fase di deciso declino) sia nel settore estrattivo
(comparto invece in forte crescita).
Dall'altra, invece, la subarea può contare sulla presenza un fitto
tessuto di piccole e medie imprese, di natura quasi distrettuale,
specializzate nella produzione tessile-abbigliamento (in particolare
costumi da bagno) e localizzate nella parte più settentrionale
(Oleggio, Varallo Pombia, ecc.).
Infine, la possibilità di accesso ad un "servizio primaziale",
quale l'hub di Malpensa (al netto di alcuni evidenti problemi
di collegamento ancora non risolti), costituisce un'opportunità
decisiva per inserire l'area nei circuiti internazionali di produzione
e di scambio, coniugando per questa via alcuni vantaggi tipici
dei sistemi produttivi territoriali periferici (robusta struttura
produttiva, migliore integrazione sociale, disponibilità di spazi
a costi relativamente contenuti, minor congestione, qualità ambientale,
ecc.) a quelli caratteristici dei sistemi metropolitani (elevata
accessibilità a funzioni di eccellenza).
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2.1.2. La popolazione
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Uno sguardo generale
Come già osservato nel cap. 1.1 del Quadro Analitico Conoscitivo
dedicato all'analisi dell'evoluzione demografica comparata a livello
regionale e interregionale, il contesto novarese presenta caratteri
di dinamismo per molti aspetti incoraggianti, a fronte di una
situazione regionale segnata da accentuati processi di stagnazione
e invecchiamento della popolazione.
Nel corso degli anni 90, nei quali il declino demografico dell'intera
regione piemontese ha subito un sostanziale rallentamento, la
provincia di Novara si caratterizza per una performance migliore
di quella di tutte le altre province, con lesclusione di Torino,
in ragione di un decremento naturale meno forte e di un saldo
migratorio consistente .
Dal 1994, anno di nascita della provincia del VCO, la nuova provincia
di Novara ha accresciuto la sua popolazione di quasi 3.000 unità
(cfr. Tab. 1). Se si osservano i dati della popolazione residente
per movimento anagrafico, si può osservare come il numero di nati
vivi rimanga significativamente inferiore al numero di morti,
dato più che compensato dal saldo migratorio, in gran parte costituito
dagli iscritti dagli altri comuni italiani al netto dei cancellati.
Questo andamento dei saldi naturale e migratorio conferma i dati
del periodo 1991-1994, nei quali il riferimento è alla vecchia
provincia.
Tabella 1 - Bilancio demografico della popolazione residente in
provincia di Novara (1994-1997)
Anno
|
Popolazione al 31.12 |
Saldo naturale
(nati-morti) |
Saldo migratorio
(iscritti-cancellati) |
Famiglie |
Variazione
percentuale
pop. tot. |
1994 |
338.766 |
- |
- |
- |
- |
1995 |
339.375 |
-1.272 |
1.881 |
137.476 |
0,2 |
1996 |
340.544 |
-1.151 |
2.320 |
138.476 |
0,3 |
1997 |
341.405 |
-1.085 |
1.497 |
139.417 |
0,3 |
Fonte: Istat, Movimenti anagrafici (1994-1997). |
Il quadro per subaree
Dal punto di vista della distribuzione territoriale, la popolazione
non è cresciuta in modo uniforme in tutte le subaree. Se si osservano
gli andamenti della popolazione tra il 1981 e il 1996 (cfr. Tab.
2) si può complessivamente notare come la più intensa dinamicità
della popolazione si concentri essenzialmente nelle zone dellOvest-Ticino
(+3%), soprattutto in ragione di flussi migratori e di traboccamenti
dalle vicine province lombarde e di processi di espansione residenziale
che negli ultimi anni hanno investito soprattutto i comuni più
vicini al capoluogo (soprattutto Trecate), ma che potranno in
futuro coinvolgere anche altri comuni (Oleggio, Bellinzago, Varallo
Pombia).
La crescita demografica ha poi interessato la zona a vocazione
turistica del Lago Maggiore (+2,5%), anche per la presenza di
fenomeni di trasformazione delle seconde case in prime abitazioni,
che si connettono a un processo di invecchiamento relativo della
popolazione più accentuato che in altre subaree. In questo contesto,
dunque, le dinamiche demografiche pongono problemi di organizzazione
di servizi adeguati sia per la popolazione stanziale, sia per
la popolazione turistica..
Nellarea a spiccata vocazione industriale di Borgomanero e del
Basso Cusio la crescita (+2%), è leggermente meno elevata, correlata
ai processi di sviluppo delle morfologie di piccola e media impresa
e dunque alla presenza consistente di habitat e morfologie sociali
caratteristiche del modello di sviluppo distrettuale, centrato
sulla presenza di un tessuto fitto di piccole imprese, spesso
familiari, e di relazioni territoriali assai strette tra presenza
di lavoro autonomo produttivo, di lavoro dipendente operaio e
di frammistione tra luoghi della produzione e della residenza.
Nel corso degli anni 90 il comune capoluogo ha visto crescere
la popolazione, soprattutto per un saldo migratorio abbastanza
consistente, accentuatosi ulteriormente negli ultimi anni. I processi
di crescita demografica della città di Novara appaiono per molti
aspetti straordinari, soprattutto se rapportati alla sostanziale
stagnazione demografica delle altre città capoluogo piemontesi,
e si connettono a una sostanziale ridefinizione della morfologia
sociale prevalente e degli habitat urbani.
Dopo un forte declino verificatosi già nel corso degli anni 80,
la dinamica demografica della subarea della pianura si presenta
sostanzialmente stabile e pare sottrarsi ad un destino "recessivo"
che caratterizza tutte le aree a spiccata specializzazione agricola.
Lunica subarea che perde abitanti, e nella quale più spiccati
sono i segni di invecchiamento della popolazione è quella della
Val Sesia (-0,6%), che risente della crisi del settore tessile.
Tabella 2 - Dinamiche della popolazione residente in provincia
di Novara per subaree
(1981-1996)
Subarea
|
Pop. resid.
1981 |
Pop. resid.
1991 |
Pop. resid.
1996 |
Var. %
1981/91 |
Var. %
1991/96 |
Subarea Novara
|
102.086 |
101.112 |
102.408 |
-0,9 |
1,3 |
Subarea Pianura
|
30.939 |
29.756 |
30.051 |
-3,8 |
1 |
Aubarea Arona Lago Maggiore
|
40.700 |
40.665 |
41.668 |
-0,1 |
2,5 |
Subarea Val Sesia
|
18.711 |
18.318 |
18.215 |
-2,1 |
-0,6 |
Subarea Borgomanero
|
67.274 |
66.994 |
68.306 |
-0,4 |
2 |
Subarea Ovest-Ticino
|
77.561 |
77.769 |
79.896 |
0,9 |
2,7 |
Totale
|
337.271 |
334.614 |
340.544 |
-0,8 |
1,8 |
Fonte: Istat, Censimenti della popolazione e delle abitazioni
(1981-1991) e Movimenti anagrafici (1996) |
I centri principali
Se si esclude il comune capoluogo, la distribuzione territoriale
della popolazione è strutturata sulla presenza di pochi comuni
di media taglia e di una maggioranza di centri di piccole dimensioni.
Oltre a Novara, soltanto cinque comuni superano i 10.000 abitanti
(Arona con circa 15.000, Borgomanero con circa 20.000 e tre comuni
dellOvest-Ticino: Galliate, Oleggio e Trecate, con una popolazione
compresa tra 11.000 e 15.000 unità). Arona, Borgomanero e Oleggio
rappresentano poli di servizio amministrativo-commerciale e centri
di riferimento per le rispettive subaree, mentre Galliate e Trecate
possono essere considerati parte dellarea di influenza della
città di Novara, con la quale confinano collocandosi su importanti
assi infrastrutturali di collegamento (rispettivamente SS 341
e SS 11) tra Novara e la Lombardia.
Altri centri importanti, con più di 8.000 abitanti, sono Bellinzago
Novarese, sostanzialmente conurbato con Oleggio, Castelletto e
Cameri, tutti localizzati sulla sponda occidentale del Ticino,
nella quale si disegna un profilo, in corso di rapida ridefinizione,
nel quale le dinamiche (e le potenziali spinte) demografiche e
residenziali si intrecciano a processi esogeni di grande rilievo
(la presenza di Malpensa 2000 a pochi chilometri di distanza),
a forti attese (in parte già anticipate dalle decisioni urbanistiche
di alcuni comuni) sia sotto il profilo residenziale, sia dal punto
di vista degli insediamenti produttivi e alla presenza di peculiari
risorse territoriali e ambientali (a partire, naturalmente dalla
presenza delle aree pregiate dal punto di vista naturalistico
collocate lungo il fiume Ticino). La subarea che comprende i comuni a nord e nord-ovest della provincia, nella quale si è sviluppato il distretto industriale della rubinetteria, è caratterizzata da centri di piccola taglia (il principale è Gozzano), che fanno riferimento per quanto riguarda il sistema dei servizi a Borgomanero, che si profila come "capitale terziaria" del distretto.
La zona della pianura risicola è infine caratterizzata dalla presenza
di centri di piccole dimensioni, che dipendono direttamente dal
capoluogo, oltre che di Vercelli e di Vigevano, mentre il più
importante centro dellenclave novarese della Val Sesia è Romagnano,
che peraltro, insieme a Grignasco e alla zona vinicola di crinale
della sponda orientale del Sesia, appare più fortemente integrata
alla Bassa Val Sesia vercellese.
Se si considerano infine i connotati del mutamento demografico
per i principali comuni (cfr. Tab. 7 dellAppendice Statistica),
è interessante osservare come, allinterno delle diverse subaree,
si siano verificati fenomeni di redistribuzione tra i diversi
centri. Arona perde significativamente abitanti negli anni 90
(-3%), mentre il comune più dinamico della subarea del Lago Maggiore
è Castelletto Ticino (+9%), sul quale insiste una domanda residenziale
proveniente dallarea milanese.
Nella zona dellOvest Ticino i processi di crescita, dovuti anche
a significativi sviluppi residenziali, hanno riguardato soprattutto
Trecate (+7% nel periodo 1991-96), Oleggio (+3%), Varallo Pombia
(+4%) e Cameri (+2%), mentre è stabile Galliate (che ha perso
comunque abitanti negli anni 80) e in calo Cerano.
Nella zona industriale del distretto della rubinetteria, il piccolo
comune di San Maurizio dOpaglio ha significativamente aumentato
gli abitanti (che comunque restano di poco superiori al numero
totale degli addetti), così come Borgomanero che, dopo una leggera
flessione nel corso degli anni 80, hanno ripreso a crescere.
Perde invece abitanti Gozzano, proseguendo un trend decennale
di contrazione.
Altri indicatori significativi
Le caratteristiche complessive della popolazione della provincia
di Novara possono essere descritte anche osservando come sia mutata
la struttura delle famiglie. A fronte di una sostanziale stabilità,
se nel corso degli anni 80, seguendo un ciclo demografico caratterizzante
tutto il Paese, il numero di abitanti per famiglia passa da 2,4
a 2,3 membri, negli anni 90 tale valore riprende a salire, con
effetti che potrebbero rivelarsi importanti nel medio periodo
sulla domanda abitativa.
Se si considera poi la popolazione per classi detà e per indici
di dipendenza e vecchiaia, si può osservare come la provincia
di Novara si caratterizzi per un indice di vecchiaia nettamente
superiore allunità (1,3 al censimento 1991) e per un indice di
dipendenza piuttosto elevato (0,4). Questo dato è lesito di situazioni
diverse nelle subaree (cfr. Tab. 8 dellAppendice Statistica):
tra queste, sono la Pianura e la Val Sesia a presentare indici
di vecchiaia più elevati, mentre vicino allunità è lindice per
la subarea dellOvest-Ticino, in ragione di processi di carattere
migratorio che hanno interessato nuclei familiari giovani.
Gli scenari demografici
Una valutazione complessiva delle dinamiche demografiche e degli
scenari che si aprono per la provincia di Novara non è facile,
anche a causa della difficoltà di valutare limpatto di alcuni
eventi esogeni, a partire dalla piena attivazione di Malpensa
2000 e dalle dinamiche dellimmigrazione extra-comunitaria. Finora
questi due processi non sembrano aver provocato forti pressioni
demografiche, anche se è ragionevolmente prevedibile una crescita
del peso (finora abbastanza ridotto) dei processi migratori sia
dalla vicina Lombardia (per esempio a seguito di una rilocalizzazione
di famiglie che dipendevano dalle attività e dallindotto di Milano
Linate), sia dallestero, come effetto della crescente redistribuzione
territoriale dei fenomeni di immigrazione extracomunitaria (anche
clandestina), già oggi non più solo concentrata nelle aree metropolitane
(Torino e Milano).
Un elemento da tenere in considerazione nella stima delle dinamiche
demografiche e insediative future è rappresentato dalla domanda
abitativa (anche primaria) e di servizi per il loisir di prestigio
o comunque di elevati livelli qualitativi, che privilegia ambienti
dotati di buone infrastrutture e condizioni ambientali, quali
quelli presenti soprattutto nelle subaree nord ed est del territorio
novarese. Le iniziative di salvaguardia e valorizzazione del Ticino
e dell'area dei due laghi e il contemporaneo indebolirsi del presidio
della redditività agricola dei suoli, interagiscono con questa
evoluzione del mercato immobiliare in modo non univoco, talvolta
favorendola, talvolta frenandola.
Gli scenari demografici messi a punto dallIRES Piemonte , formulate
nel 1995 sotto una ipotesi di lieve crescita del tasso di fecondità,
di una relativa stazionarietà della mortalità e di flussi positivi
ma modesti di immigrazione, si traducono al 2003 in uno scenario
a scala regionale che prevede una leggera contrazione della popolazione
più giovane, una crescita di quella anziana e una ulteriore diminuzione
della fascia di età in procinto di affacciarsi sul mercato del
lavoro. In questo scenario, le specificità della provincia di
Novara attengono sia a un ritmo più lento del processo di invecchiamento,
sia alla presenza di un indice più elevato di quello medio regionale
per quanto attiene al carico relativo ai giovani. Queste proiezioni
provinciali al 2003 evidenziano inoltre una certa capacità di
attrazione, anche se il saldo migratorio relativo non compensa
gli andamenti del saldo naturale.
Uno scenario formulato su elementi di conoscenza più aggiornati,
invece, porta ad attribuire maggior peso ai fattori di crescita,
pur sempre piuttosto contenuti, con effetti sia sulla popolazione
attiva sia sulle classi più giovani della popolazione non attiva.
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2.1.3. Le abitazioni
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Il quadro d'insieme e ....
La lettura che è stata proposta delle dinamiche demografiche e
dei problemi di prospettiva che esse pongono dal punto di vista
sociale e territoriale viene in parte confermata e in parte integrata
dallanalisi comparata dei dati sulle abitazioni, disponibili
al censimento del 1991. Questi dati, non più recenti, non consentono
di condurre un esame approfondito delle specifiche morfologie
insediative e dei processi di sviluppo residenziale che negli
ultimi anni hanno investito soprattutto alcuni comuni dellOvest-Ticino,
ma consentono di avere un quadro statistico dei caratteri generali
del fenomeno abitativo allinizio degli anni 90. In generale (cfr. Tab. 3) al saldo demografico della popolazione residente leggermente decrescente nel corso degli anni ‘80, è corrisposto un discreto aumento delle abitazioni occupate (+3%) e di quelle totali (+4%). Questo fenomeno è l’esito dell'incremento del numero dei nuclei familiari e dei processi di invecchiamento, ma anche di fenomeni di upgrading del nuovo patrimonio edilizio, di ridefinizione delle morfologie residenziali e più complessivamente dei "modi dell’abitare".
Andamenti della popolazione e delle abitazioni 1981-91 e caratteristiche
delle abitazioni per titolo di godimento. Provincia di Novara
suddivisa in subaree
Subarea
|
Var. %
famiglie
1981/91 |
Var. %
abit. occup.
81/91 |
Var. %
abit. totali
1981/91 |
Stanze/Ab. 1
991 |
% abit
in propr.
sul totale |
Subarea Novara
|
3,7 |
5,1 |
5,3 |
4,1 |
56,5 |
Subarea Pianura
|
0,2 |
2,0 |
1,2 |
4,4 |
69,0 |
Aubarea Arona
Lago Maggiore
|
7,6 |
10,0 |
5,1 |
4,3 |
62,9 |
Subarea Val Sesia
|
5,6 |
8,2 |
4,6 |
4,3 |
66,1 |
Subarea Borgomanero
|
5,0 |
7,5 |
6,3 |
4,6 |
70,5 |
Subarea Ovest-Ticino
|
3,9 |
6,2 |
3,5 |
4,3 |
65,8 |
Totale
|
0,9 |
3,2 |
3,7 |
4,3 |
63,9 |
Fonte: Istat, Censimenti della popolazione e delle abitazioni
(1981-1991) |
I dati complessivi a livello provinciale sono il risultato della
composizione di diverse situazioni territoriali. Sviluppando il
ragionamento per subaree (cfr. Tab. 3), si evidenziano infatti
processi territorialmente articolati, che mostrano modi dellabitare,
forme della produzione, della mobilità e del tempo libero assai
diverse.
.... l'articolazione per subaree
Larea meno dinamica da tutti i punti di vista è quella della
pianura risicola, in cui è sostanzialmente stabile sia il numero
delle abitazioni occupate, sia quello delle famiglie e delle abitazioni
totali, e in cui è presente un modello insediativo a forte presenza
di case in proprietà. In questa subarea il patrimonio edilizio
è in molti casi non recente, è forte la presenza di immobili rurali
e di edifici composti da una o due abitazioni. In questarea le
forme dellhabitat sono dunque strettamente correlate alla morfologia
territoriale della pianura risicola, analoga a quelle del Vercellese
e del Pavese, caratterizzata da piccoli centri e da frazioni strutturate
intorno a cascinali. I problemi di governo territoriale e della
definizione di regole urbanistiche relative a questo habitat devono
dunque essere pensati insieme al destino della produzione risicola,
oggi in grande difficoltà ed esposta al rischio di progressivo
e consistente abbandono dellattività. Il riuso del territorio
agricolo disegna dunque uno scenario che investe anche il destino
della morfologia residenziale della bassa Novarese e lopportunità
di costruire strategie territoriali adeguate per la riqualificazione
di un patrimonio edilizio rurale ancora straordinariamente ricco.
La subarea dellOvest-Ticino, pur preservata da processi edilizi
incontrollati, ha evidenziato nel corso degli anni 80 una certa
dinamicità del patrimonio edilizio (+6% delle abitazioni occupate,
con alcune punte nei comuni collocati a nord-ovest di Novara:
cfr. Tav. 1 dellAppendice Statistica). Inoltre alcuni comuni
dellarea evidenziano sia una quota abbastanza ridotta di immobili
disponibili per la vendita e/o laffitto sia una quota molto modesta
di abitazioni non occupate. Questi dati, come già ricordato, devono
essere oggi ripensati alla luce dei processi di espansione residenziale
che hanno investito alcuni comuni dellOvest Ticino nel corso
degli anni 80 e che hanno riguardato sia tipologie edilizie a
bassa densità e di buona qualità, sia interventi più consistenti
di edilizia residenziale, soprattutto nei comuni di taglia più
consistente. Un fenomeno rilevante caratterizza la subarea Arona-Lago Maggiore, dove si registra il maggior aumento delle abitazioni occupate (+10%), imputabile, almeno in una certa misura, alla trasformazione delle abitazioni per la villeggiatura in prime case (bisogna ricordare che nelle classificazioni ISTAT le seconde case sono considerate come "case non occupate"). Questa subarea evidenzia un forte intreccio tra i fenomeni residenziali legati al turismo e le dinamiche del mercato immobiliare, ponendo inediti problemi di gestione territoriale di una nuova fase di espansione e ristrutturazione dell’offerta turistica, sia di natura alberghiera, sia di carattere residenziale.
Inoltre, se si osserva il dato relativo alle abitazioni disponibili
per la vendita e/o laffitto (dato che non comprende le abitazioni
utilizzate dai non residenti), la subarea Arona-Lago Maggiore,
fa registrare la percentuale di crescita più bassa della provincia
(2%). Il comune di Arona ad esempio, mentre registra un aumento
del 4% delle abitazioni occupate, segna un saldo negativo inferiore
all'1% per le abitazioni totali.
Il comune capoluogo ha prodotto un incremento consistente delle
abitazioni occupate (+5%) e di quelle totali (+5%), in linea con
i comuni di media taglia più vicini collocati nella subarea dellOvest-Ticino
(Galliate e Trecate), mentre più consistente è risultata la crescita
nei comuni di Borgomanero e Oleggio (cfr. Tab 3, Tab. 4 e Tab.
5 dellAppendice Statistica).
Novara, inoltre, si caratterizza per un patrimonio edilizio più
tipicamente urbano, sia dal punto di vista delle morfologie edilizie
(più elevata presenza di palazzi multipiano) che sotto il profilo
della presenza di stock di offerta controllati da operatori istituzionali
(formidabile è per esempio il patrimonio edilizio di proprietà
della Banca Popolare di Novara).
Per quanto riguarda la distribuzione delle abitazioni per dimensione
media degli alloggi, i dati disponibili al 1991 indicano un taglio
medio nella provincia di 4,3 stanze per abitazione. Di queste
il 64% è di proprietà. In nessuna subarea si scende comunque sotto
le 4 stanze per abitazione, e anche Novara, pur caratterizzata
da tagli più piccoli e tipici di un area ad alta densità urbana,
fa registrare una media di 4,1 stanze per abitazione. Piuttosto
bassa invece la percentuale di abitazioni in proprietà nel comune
capoluogo (57% ). Distribuzioni in linea a quelle di Novara caratterizzano
i comuni di Trecate e di Arona, mentre gli altri comuni di maggior
rilievo presentano dati decisamente più alti.
Infine, se si considera il dato relativo allepoca di costruzione
delle abitazioni (cfr. Tab. 6 dellAppendice Statistica), si può
osservare come i centri maggiori (a partire da Novara, ma anche
Arona, Borgomanero e Trecate) presentino un patrimonio edilizio
in gran parte costruito tra il 1946 e il 1981. Il peso del patrimonio
edilizio costruito prima del 1945 è molto forte in alcuni centri
storicamente significativi (Castelletto Ticino, Oleggio, Romagnano
Sesia), collocati sia nella zona collinare, sia nellarea della
pianura irrigua.
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2.1.4. La struttura e le dinamiche produttive
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La pluralità dei sentieri locali di sviluppo locale Nell’analisi del contesto regionale e interregionale si osservava come l’evoluzione storica dell’assetto produttivo della provincia di Novara presenti, in forma spiccata e in qualche misura esemplare anche per il contesto italiano, una compresenza di una pluralità di modelli di sviluppo locale, oggi in via di ridefinizione. Anche a causa della sua collocazione geografica e morfologica, la provincia di Novara ha sperimentato almeno quattro sentieri di sviluppo, tra loro complementari e intimamente legati all’organizzazione del territorio, organizzati in peculiari "ecologie", nelle quali i caratteri fisici si relazionano a un insieme di pratiche, risorse e problemi che riguardano l’abitare, il produrre, il muoversi e lo svago. Essi possono così essere individuati:
- il sentiero percorso dalla città capoluogo, tra localizzazione
della grande impresa manifatturiera pubblica (polo chimico) e
privata (De Agostini, Pavesi) e sviluppo di servizi di rango elevato
(commercio, ricerca e formazione, sanità e servizi alla persona);
- il sentiero centrato sul settore agroindustriale dei cereali e
in particolare del riso e sulluso intensivo del suolo nella bassa
novarese;
- il sentiero caratterizzato dalla presenza di distretti industriali
e di aree di specializzazione produttiva basate sulle piccole
e medie imprese nellarea che va da Borgomanero al Basso Cusio
e in parte dellOvest-Ticino;
- il sentiero legato alle risorse turistiche e ambientali dellecologia
lacuale nella parte meridionale della sponda ovest del Lago Maggiore
e nellAlto Vergante tra i laghi Maggiore e dOrta.
Ciascuno di questi sentieri di sviluppo si trova oggi di fronte a un bivio decisivo, tra opportunità di ridefinizione delle "missioni" e delle strategie locali e possibilità di declino. Anche a fronte di alcuni dati strutturali ed esogeni di grande rilievo (il sostanziale abbandono da parte della grande impresa della postazione novarese, anche in ragione dei processi di ristrutturazione e privatizzazione dell’impresa pubblica; l’ulteriore crescita della concorrenza internazionale nei confronti dei sistemi distrettuali della fascia pedemontana; la ridefinizione delle regole del gioco competitivo nel settore della produzione del riso; la crescente concorrenza della regione urbana milanese come localizzazione per servizi ad alto valore aggiunto), non vi sono garanzie o certezze che le buone performance dell’economia novarese possano ripetersi anche nel prossimo futuro. Non è facile definire con precisione i caratteri dei recenti processi di mutamento strutturale in corso nell’economia novarese. Il primo problema attiene alle fonti: i dati censuari del 1991 sono per molti aspetti superati e tuttavia sono gli unici a fornire un quadro accurato e disaggregato a scala comunale della struttura produttiva. Altre fonti, a partire da quelle camerali, forniscono dati meno certi, anche se molto interessanti, e un grado molto inferiore di disaggregazione. Infine, in questo tentativo di "descrizione interpretativa" sono state utilizzate le preziose informazioni qualitative che gli stessi attori locali hanno fornito (cfr. le schede delle interviste ai testimoni privilegiati riportate in Appendice).
Nelle pagine che seguono abbiamo scelto in primo luogo di fornire
una immagine in profondità dei mutamenti strutturali intervenuti
nelleconomia novarese tra il censimento del 1981 e quello del
1991, con particolare attenzione allarticolazione territoriale
dei processi. Di seguito, abbiamo provato ad indicare alcuni elementi
per una lettura dei processi in corso negli anni 90, guardando
alle dinamiche congiunturali in atto e alle prospettive di breve
e medio periodo.
Le dinamiche strutturali e ....
Unanalisi dellassetto strutturale delleconomia novarese attestata
sui dati censuari (e in particolare indirizzata a una lettura
delle dinamiche della fase compresa tra il 1981 e il 1991) non
può che muovere dal riconoscimento della forte articolazione,
tanto settoriale e dimensionale, quanto territoriale, del sistema
produttivo.
Come richiamato nel cap. 1.1 del Quadro analitico-conoscitivo,
questa articolazione rappresenta un punto di forza importante
per leconomia novarese e per il suo territorio. Al contempo,
essa pone problemi di accompagnamento dello sviluppo e di pianificazione
territoriale che devono tenere in adeguata considerazione larticolazione
spaziale del tessuto produttivo e i diversi problemi infrastrutturali,
di servizi e di offerta insediativa che tale articolazione pone.
Nel corso degli anni 80 il numero totale degli addetti è stato
relativamente stabile (passando da 124.466 a 124.867 unità, con
un aumento dello 0,3%) a seguito della composizione di processi
di deindustrializzazione, che hanno investito soprattutto il comune
capoluogo, ma che hanno complessivamente segnato lintera economia
provinciale, e di forme di terziarizzazione che hanno riguardato
il settore del commercio, ma soprattutto i servizi alberghieri
e turistici, i servizi alle imprese e le attività professionali
e i servizi alle persone (cfr. Tab. 7-12 nellAppendice Statistica).
Questi processi di terziarizzazione, pur molto accentuati, non
hanno tuttavia rovesciato limmagine di Novara come provincia
dal forte profilo manifatturiero. Alle soglie degli anni 90 il
novarese rimane unarea che presenta una notevole concentrazione
di attività di produzione e trasformazione di beni. Lindustria
in senso stretto nel 1991 rappresentava ancora oltre il 42% del
totale degli addetti, con una forte presenza delle industrie tessili
e metalmeccaniche, dove nel complesso erano occupati quasi un
quarto degli addetti totali (cfr. Tab. 13 nellAppendice Statistica).
Nonostante questa caratterizzazione ancora industriale, nel corso
degli anni 80 il processo di terziarizzazione è stato consistente,
anche se non uniformemente distribuito a scala territoriale. Le
Tav. 2-3 dellAppendice Statistica, che rappresentano i quozienti
di localizzazione per i singoli comuni relativamente alle attività
commerciali e alle attività di servizio alla produzione, e pur
dovendole interpretare con cautela, permettono di riconoscere
già allinizio degli anni 90 una forte specializzazione nelle
attività di intermediazione commerciale in alcuni comuni dellOvest-Ticino
(Galliate e Bellinzago), nella zona di Arona e nel basso Borgomanerese
(cfr. Tav. 2), mentre Novara, Arona e Borgomanero spiccano come
poli del terziario al servizio delle attività produttive (cfr.
Tav. 3).
Questa concentrazione di offerta terziaria in alcuni poli si accompagna
tuttavia a una debolezza diffusa dellofferta locale di servizi
alla produzione, soprattutto nel distretto di San Maurizio dOpaglio
che può rivelarsi nel medio periodo un vincolo stringente alladeguamento
competitivo dei distretti industriali e delle aree di specializzazione
produttiva, sia nel Basso Cusio, sia nellOvest Ticino.
... i caratteri della specializzazione territoriale
Se si osservano le dinamiche dei macrosettori per subaree (cfr.
Tab. 4), appare evidente come il processo di deidustrializzazione
abbia investito nel periodo 1981-91 innanzitutto la città di Novara,
la subarea di Arona e, in minor misura, lOvest-Ticino. Regge
invece meglio il ricco tessuto industriale di piccole e medie
imprese dellarea di Borgomanero, che peraltro è anche quella
in cui più elevata è la crescita degli addetti nel terziario,
a conferma di una forte dinamicità complessiva del modello locale
di sviluppo.
Tabella 4 - Variazioni % degli addetti alle u.l. per macrosettori
e per subaree in provincia di Novara (1981-1991)
Subarea
|
Industria |
Costruzioni |
Servizi |
Altro |
Totale |
Subarea Novara
|
-26,5 |
-5,7 |
8,8 |
-22,1 |
-3,7 |
Subarea Pianura
|
-9,5 |
22,6 |
14,5 |
132,0 |
1,4 |
Aubarea Arona Lago Maggiore
|
-18,9 |
1,9 |
23,1 |
900,0 |
3,4 |
Subarea Val Sesia
|
-4,5 |
10,1 |
1,3 |
516,7 |
-1,0 |
Subarea Borgomanero
|
-9,0 |
4,6 |
25,7 |
73,3 |
3,1 |
Subarea Ovest-Ticino
|
-12,5 |
38,6 |
26,2 |
32,9 |
2,6 |
Totale
|
-14,7 |
10,3 |
15,6 |
67,6 |
0,3 |
Fonte: Istat, Censimenti dell'industria e dei servizi (1981-1991 |
Il quadro che emerge da un'analisi sintetica dei coefficienti
di localizzazione per le diverse subaree (cfr. Tab. 5) evidenzia
la forte specializzazione territoriale del tessuto manifatturiero
della provincia di Novara.
Tabella 5 - Coefficienti di localizzazione per settori industriali
e per subaree in provincia di Novara (1991)
Subarea
|
Energia |
Estratt. |
Chimica |
Gomma |
Alim. |
Tessile
/abb. |
Legno |
Carta
/edit. |
Metalli |
Meccanica |
Novara
|
2,1 |
0,2 |
1,1 |
0,2 |
2,4 |
0,7 |
0,4 |
2,7 |
0,4 |
1,0 |
Pianura
|
0,2 |
1,1 |
1,1 |
3,3 |
1,4 |
0,7 |
2,4 |
1,3 |
1,0 |
0,7 |
Arona
|
0,5 |
0,7 |
0,3 |
1,9 |
0,4 |
1,4 |
1,5 |
0,8 |
1,2 |
0,7 |
Val Sesia
|
0,2 |
1,4 |
0,5 |
0,2 |
1,1 |
1,6 |
1,9 |
2,4 |
0,7 |
0,6 |
Borgomanero
|
0,5 |
0,8 |
1,4 |
0,8 |
0,3 |
0,6 |
1,0 |
0,3 |
1,6 |
1,5 |
Ovest-Ticino
|
1,3 |
1,8 |
0,9 |
0,9 |
0,7 |
1,5 |
0,7 |
0,1 |
0,8 |
0,8 |
Fonte: Istat, Censimento dell'industria e dei servizi (1991) |
La tabella conferma la natura da una parte tipicamente "distrettuale" dell’area del Borgomanerese, specializzata nella meccanica e nella produzione e lavorazione di prodotti in metallo, e dall'altra dominata dalla grande industria chimica delle fibre sintetiche. L’Ovest Ticino presenta un elevato indice di specializzazione tanto nelle attività legate al ciclo dell’energia e alle attività estrattive (in ragione della presenza dei pozzi petrolifieri), quanto nel tessile-abbigliamento. La Val Sesia, poco industrializzata, presenta comunque specializzazioni nei settori alimentare, tessile, della produzione e lavorazione del legno e della carta. L’area del Lago Maggiore appare specializzata nella carta-stampa-editoria, nel tessile, nella gomma, nella lavorazione dei metalli e nel tessile-abbigliamento. Non stupisce la specializzazione della subarea della Pianura nel settore alimentare. Infine, la città di Novara si segnala per coefficienti di localizzazione maggiori all’unità nell’energia, nella chimica, nell’alimentare, nell’editoria.
Questi dati, risalenti al 1991, devono essere interpretati oggi
con cautela. Essi evidenziano tuttavia una buona capacità dei
sistemi produttivi manifatturieri locali (peraltro solo in parte
coincidenti con le subaree) di specializzazione e di posizionamento
in alcuni segmenti di mercato, dato questo che costituisce certamente
un punto di forza della struttura produttiva del novarese.
Limmagine della struttura produttiva delle diverse subaree che
emerge allinizio degli anni 90 è dunque la seguente.
Subarea Novara
Il comune di Novara ha evidenziato la performance peggiore dal
punto di vista degli addetti nel corso degli anni 80 (-4%), soprattutto
in ragione di un drastico calo di occupati nel settore manifatturiero
e della diminuzione del peso dellindustria delle costruzioni,
non sufficientemente compensato dalla crescita dei servizi. Anche
in termini di unità locali, Novara presenta un livello di crescita
inferiore a quello di ogni altra subarea.
Questi risultati sono lesito di processi di ristrutturazione
industriale che hanno riguardato i settori di forte specializzazione
del capoluogo (-30% di addetti nella chimica, in ragione della
crisi strutturale del polo chimico pubblico; -26% nellalimentare,
anche in relazione ai processi di ristrutturazione della Pavesi;
-22% nel tessile-abbigliamento; -26% nella meccanica), a fronte
di una sostanziale tenuta della carta, stampa, editoria (soprattutto
per merito della tenuta della De Agostini).
Anche la terziarizzazione non è stata uniforme. Gli addetti al
settore commerciale sono addirittura calati, in ragione della
drastica riduzione del peso del commercio al dettaglio, più spiccatamente
labour intensive rispetto alla grande distribuzione, così come
si sono ridotti gli occupati nei servizi di trasporto. Una crescita
consistente hanno invece evidenziato i servizi alle imprese e
le attività professionali, ma anche il settore creditizio, assicurativo
e finanziario (+14%), anche in ragione del rafforzamento della
presenza degli headquarters della Banca Popolare di Novara.
La città di Novara presentava già nel 1991 spiccati caratteri
di polo di servizi pubblici (il 27% del totale degli addetti era
occupato nei servizi pubblici e alle persone, contro un 8% nei
servizi alle imprese e nelle attività professionali), anche a
fronte di una discreta tenuta del settore manifatturiero allargato
(industria più costruzioni), che pesava tuttavia per il 31% sul
totale degli addetti.
Subarea Pianura
Una valutazione delle caratteristiche del tessuto produttivo della
bassa novarese sconta il fatto che i dati del Censimento delle
imprese non contabilizzano gli addetti del settore primario. Avendo
sempre presente questo elemento (alcune considerazioni sulle dimensioni
del settore primario saranno proposte nel capitolo specifico),
si può osservare intanto come il numero complessivo di addetti
al 1991 sia molto ridotto (8.582 in tutto, contro i più di 43.000
del solo comune di Novara), con un rapporto tra addetti e popolazione
del 28% contro un 42% per il comune capoluogo.
In questo quadro di limitata presenza di attività produttive manifatturiere
e di servizio, emerge tra il 1981 e il 1991 un significativo calo
delloccupazione industriale (-9%), più che compensato dalla crescita
dei servizi. Tuttavia, limpressione complessiva è quella di unarea
di relativa stabilità per quanto riguarda i comparti secondario
e terziario, priva di elementi di forte criticità ma anche poco
dinamica.
Pochissimi sono i comuni che nel periodo 1981-91 hanno evidenziato
una crescita di addetti. Tra questi spiccano i casi di Calignana,
Nibbiola, Sillavengo, San Pietro Mosezzo, mentre i comuni di dimensioni
più consistenti (tra i quali Borgolavezzaro e Casalvolone) perdono
circa il 10% degli addetti (cfr. Tab. 15 nellAppendice Statistica).
Subarea Arona Lago Maggiore
La subarea di Arona e del lago Maggiore presenta una buona dinamicità
(+ 3% degli addetti, dato più elevato tra quello di tutte le subaree),
in ragione di una crescita significativa dei settori terziari
(in particolare il settore dei servizi alberghieri, legato anche
allo sviluppo di attività turistiche: +32% e il settore dei servizi
alle imprese e delle attività professionali: +116%, con un aumento
di quasi 1.000 addetti). Il processo di terziarizzazione ha ulteriormente
accentuato il profilo della subarea come specializzato nellerogazione
di servizi legati al turismo (6% del totale degli addetti) e al
commercio (21% del totale degli addetti).
Dal punto di vista della presenza industriale, la subarea si è
caratterizzata per performance molto negative nei settori chimico,
alimentare e meccanico. Complessivamente, gli addetti allindustria
sono calati del 19%, performance peggiore tra quelle di tutte
le subaree con leccezione di Novara città.
A livello comunale le situazioni più dinamiche si registrano a
Castelletto Sopra Ticino, dove laumento di addetti riguarda soprattutto
i settori delle attività professionali, dei servizi alle imprese,
del commercio e del turismo e a Oleggio Castello (+86%). Perde
invece addetti Arona (-5%), sia nel comparto manifatturiero, sia
nel settore dei servizi di trasporto (cfr. Tab. 15 nellAppendice
Statistica).
Subarea Val Sesia
La subarea della Val Sesia è, con Novara città, lunica a perdere
addetti tra il 1981 e il 1991. Questa riduzione è il risultato
di una notevole crisi strutturale (concentrazione e innovazione
tecnologica) che ha investito il tessuto imprenditoriale di antica
industrializzazione tessile, principale settore di specializzazione
manifatturiera dellarea, che ha perso circa 500 addetti (-36%),
e il settore alimentare. La difficoltà che ha investito i settori
tradizionali in tutto il novarese ha dunque colpito in modo particolare
unarea nella quale molto limitata è la presenza di imprese innovative
posizionate in settori tecnologicamente avanzati.
A fronte di questa crisi dellindustria tradizionale, i processi
di terziarizzazione sono stati contenuti (+1%), evidenziando una
sostanziale stagnazione del tessuto economico-produttivo locale
e una forte carenza di servizi al sistema produttivo.
I processi di stagnazione caratterizzanti gli anni 80 hanno riguardato
in maniera relativamente uniforme tutti i comuni dellarea con
più accentuati processi di deindustrializzazione nei comuni di
Prato Sesia e Romagnano Sesia.
Subarea Borgomanero
I caratteri di forte presenza industriale propri di questa subarea
sono usciti sostanzialmente confermati dai processi di ristrutturazione
degli anni 80. Gli addetti allindustria sono calati meno della
media provinciale (-9% contro 15%), mentre è cresciuto il numero
complessivo delle unità locali, soprattutto di piccole e medie
dimensioni. Le performance più positive hanno riguardato i settori
del tessile-abbigliamento (+30%), della produzione e lavorazione
dei metalli (+17%) e anche il settore di più spiccata specializzazione
dellarea (la meccanica, e in particolare il valvolame e la produzione
di rubinetti), che è cresciuto dell'8%. Alcuni comuni dell’area (in particolare Gozzano, Pogno e San Maurizio d’Opaglio) costituiscono alla soglia degli anni ’90 un distretto industriale "classico", caratterizzato dalla presenza di imprese specializzate, che impiegano tecnologie relativamente omogenee, fortemente orientate all’esportazione, e dall’articolazione della produzione lungo più segmenti della filiera produttiva della rubinetteria, con la compresenza di alcune imprese leader (soprattutto a Gozzano, dove peraltro emerge anche la presenza di una grande azienda di fabbricazione di fibre sintetiche e artificiali, la Bemberg, di forte impatto non solo occupazionale) e di una fitta rete di unità locali di piccole e medie dimensioni (le unità locali nel settore meccanico crescono tra il 1981 e il 1991 del 36%). Nel complesso la subarea è quella in cui più forte è il peso dell’industria sul totale degli addetti (quasi il 54%, con un 22% nel solo settore della meccanica), mentre inferiore alla media è il peso dei servizi alle persone e alle imprese. Nonostante una forte dinamicità delle sezioni terziarie, permane dunque una sostanziale sottospecializzazione nei servizi ad alto valore aggiunto, a conferma della presenza di un ricco tessuto imprenditoriale che non sempre è "accompagnato" da una rete adeguata di servizi.
I dati positivi per quanto riguarda la dinamicità economica della
subarea non sono distribuiti uniformemente nel territorio. Mentre
Borgomanero registra una lieve crescita complessiva degli addetti
(+5%), esito della composizione tra una riduzione di occupati
nellindustria (anche nella meccanica) e una crescita molto consistente
dei servizi alle imprese, molto buone sono le performance di Gattico,
Pogno (+37% e addirittura +56% nel settore meccanico) e, in misura
minore, San Maurizio dOpaglio. In questultimo comune, tuttavia,
cresce ancora del 22% la già consistente cifra degli addetti nel
settore meccanico, che al 1991 sono oltre 1.200 in un paese di
2.800 abitanti. Diminuiscono invece gli addetti sia in alcuni
comuni della zona dellAlto Vergante, che presenta tuttavia caratteristiche
territoriali molto diverse da quelle dei comuni della sponda occidentale
del Lago dOrta, sia a Gozzano, dove pure crescono i lavoratori
della meccanica (cfr. Tab.9 nellAppendice Statistica).
Subarea Ovest-Ticino
Rispetto alla subarea del Borgomanerese, lOvest-Ticino è stato
segnato da processi di più accentuata difficoltà del tessuto manifatturiero
(-13% degli addetti), in ragione da un lato della crisi del settore
chimico (in parte compensata dalla fortissima crescita del settore
estrattivo per lo sviluppo delle attività dei pozzi di estrazione
di gas naturali lungo il Ticino), dallaltro lato dalla consistente
contrazione (-22%) del settore del tessile e abbigliamento, nel
quale larea è fortemente specializzata anche per la presenza
di un tessuto di piccole e medie imprese impegnate soprattutto
nella produzione di costumi da bagno nellabbigliamento intimo.
A fronte di questa contrazione delloccupazione manifatturiera,
nel periodo 1981-91 larea è cresciuta complessivamente nel terziario
(+26%) e in particolare nei settori dei servizi alle imprese e
delle attività professionali, degli intermediari finanziari e
dei trasporti, ma anche del commercio, dei pubblici esercizi e
degli alberghi.
I comuni più dinamici dellOvest-Ticino dal punto di vista della
crescita degli addetti sono Divignano (+22%), Merano Ticino (+27%)
e Romentino (+21%). Buona è anche la performance di Cameri e di
Oleggio, che presentano progressi intorno al 10% rafforzando notevolmente
la quota di addetti nel terziario, mentre relativamente stabile
è Trecate, che compensa la perdita di occupati industriali con
un incremento significativo nei servizi. Lunico tra i comuni
maggiori a perdere addetti è Galliate.
Elementi per una lettura dei processi in corso negli anni 90
Se i dati censuari consentono una lettura analitica e sufficientemente
disaggregata di alcuni processi strutturali di medio-lungo periodo,
essi non permettono di svolgere considerazioni sufficientemente
aggiornate sulle dinamiche più recenti. Tuttavia, in ragione della
loro differente natura e della non confrontabilità, i dati di
fonte camerale disponibili per gli anni 90 permettono di svolgere
solo alcune considerazioni di carattere generale sui processi
sviluppatisi nel corso dellultimo decennio, che verranno qui
proposte facendo riferimento anche a informazioni di carattere
qualitativo raccolte nellinterlocuzione con gli attori sociali.
Gli anni '90, come hanno registrato anche i più recenti rapporti
IRES sulla situazione economica e sociale del Piemonte, sono stati
per la provincia di Novara complessivamente positivi sotto il
profilo della capacità di aggiustamento strutturale. L'evoluzione
del tessuto imprenditoriale, stando ai dati Cerved, ha mostrato
una buona tenuta del tessuto terziario e una riduzione del numero
di imprese manifatturiere assai meno accentuata rispetto a quella
dell'area metropolitana torinese. Inoltre, la forte nati-mortalità
aziendale e la crescita del numero di imprese di piccole e piccolissime
dimensioni evidenzia che nel corso del decennio si sono verificati
processi di ridefinizione del profilo strutturale delle aziende
nella direzione di un rafforzamento dell'area della piccola e
media impresa, anche manifatturiera.
I dati camerali per il periodo 1995-97, che già tengono conto
della divisione tra la provincia di Novara e il VCO, per quanto
non confrontabili con i dati ISTAT, evidenziano luci e ombre.
A fronte di una crescita complessiva delle unità locali, nel comparto
manifatturiero il numero di unità locali cala del 2% e questa
riduzione è particolarmente accentuata proprio nella subarea a
più forte presenza industriale, quella di Borgomanero. Tra i settori
terziari, si evidenzia inoltre una ulteriore riduzione di unità
locali nel commercio, soprattutto nelle classi dimensionali delle
microimprese. I settori che hanno evidenziano maggiore dinamicità
sono quelli dei servizi alle imprese e delle attività professionali
e quelli dei servizi alle persone.
Gli anni 90 si caratterizzano inoltre per laccentuazione dellarticolazione
territoriale del sistema produttivo novarese. Utilizzando con
cautela alcuni indicatori basati sul rapporto tra unità locali
e abitanti a livello comunale al 1997, costruiti su dati camerali
(cfr. Tav. 4-5 dellAppendice Statistica), è possibile proporre
alcune osservazioni sulle dinamiche più recenti.
La presenza di un tessuto imprenditoriale di piccole e medie imprese
viene ampiamente confermata per il Basso Cusio (il comune che
presenta un valore dellindicatore del numero di unità locali
manifatturiere per abitante più elevato rispetto alla media provinciale
è proprio San Maurizio dOpaglio), mentre il dato eclatante di
San Pietro Mosezzo deve essere letto in ragione della taglia demografica
ridotta del comune in presenza di unarea industriale in cui sono
localizzate piccole e medie imprese appartenenti al contesto produttivo
del capoluogo (cfr. Tav. 4). La subarea della Pianura e lAlto
Vergante presentano i valori più bassi dellindice, analogamente
al comune di Novara, anche in ragione della presenza di imprese
industriali di maggiori dimensioni.
Sotto il profilo della presenza territoriale del tessuto dei servizi
è stato preso in considerazione lindicatore del numero di unità
locali terziarie sul totale delle unità locali (Tav. 5). La tavola
conferma pienamente la caratterizzazione, già evidente dai dati
censuari al 1991, di Novara, Borgomanero e Arona come poli di
offerta terziaria diversificata, e insieme evidenzia la presenza
di aree che per diverse ragioni (la Val Sesia in relazione alla
limitata industrializzazione, lOvest Ticino in relazione alla
dinamicità dei processi di terziarizzazione) presentano valori
dellindicatore molto significativi.
Le dinamiche congiunturali
Sotto il profilo congiunturale, le dinamiche recenti delleconomia
novarese sembrano caratterizzate da un netto rallentamento. Le
indagini congiunturali condotte dalla Camera di Commercio sul
settore manifatturiero nella provincia di Novara evidenziano,
per i primi tre trimestri del 1998, una battuta darresto nella
ripresa delle attività produttive che aveva caratterizzato il
1997. Si tratta di un rallentamento che riguarda la produzione,
il fatturato, il numero di addetti, e il grado di utilizzo della
capacità produttiva. La crisi è particolarmente forte nei settori
più esposti alle dinamiche congiunturali (in particolare: tessile-abbigliamento)
e si accompagna a una generale sfiducia delle aspettative da parte
degli imprenditori.
Utili indicazioni per mettere a fuoco le dinamiche congiunturali
delleconomia locale vengono anche dai dati sul mercato del lavoro.
Nel corso del 1997 si sono riscontrate dinamiche occupazionali
significativamente diverse nelle singole province piemontesi (dati
Istat-IRES). Il migliore andamento occupazionale si è registrato
proprio nella provincia di Novara, con una crescita di 6.000 occupati,
prevalentemente concentrati nelle attività terziarie. Questo dato
si è tuttavia decisamente ridimensionato nel corso del 1998.
Sotto il profilo del livello e delle caratteristiche della disoccupazione,
la provincia di Novara presenta un tasso di disoccupazione di
poco inferiore al 5%, con la presenza di aree di sostanziale piena
occupazione (Cusio e medio Novarese) e una forte concentrazione
degli attivi in cerca di occupazione nellarea urbana novarese.
Tra gennaio e settembre del 1998, la consistenza degli iscritti
alle liste di collocamento è ulteriormente cresciuta, raggiungendo
le 20.670 unità. Le caratteristiche di questa crescita della disoccupazione
(imputabile esclusivamente alla componente femminile) evidenziano,
insieme alla riduzione delle procedure di avviamento, un carattere
strutturale (e non sempre necessariamente collegato a ragioni
strettamente economiche) delle difficoltà registrate sul mercato
del lavoro, sia nel comparto manifatturiero, sia nei servizi.
Dal punto di vista della demografia dimpresa, gli ultimi dati
disponibili di fonte ISET-SAST al 31.12 1997 evidenziano una leggera
crescita del numero delle imprese e delle unità locali, concentrato
soprattutto in alcuni rami di servizi.
Problemi e prospettive: una interpretazione per subaree
Il quadro delle tendenze strutturali e delle dinamiche congiunturali,
ricostruito attraverso il ricorso a una pluralità di fonti statistiche
non sempre confrontabili e non ugualmente affidabili, può essere
utilmente integrato con alcune osservazioni di carattere prevalentemente
qualitativo sulle dinamiche relative ai processi economici che
hanno caratterizzato negli anni più recenti le singole subaree.
Subarea Novara
Il comune di Novara ha radicalizzato nel corso degli anni 80
il proprio profilo di polo terziario, sia in ragione della crisi
dei presidi tradizionali della grande impresa (ridimensionamento
e parziale dismissione della presenza del polo chimico, ristrutturazione
e ricollocazione degli headquarters del polo alimentare), sia
in relazione alla ridefinizione delle relazioni tra produzione
di beni ed erogazione di servizi. Gli stessi processi di terziarizzazione che hanno investito il comune capoluogo devono dunque essere interpretati nell’ottica della ridefinizione "fine" delle morfologie produttive e della presenza produttiva in città. Nel corso degli anni ’90 si rafforzano i processi di outsourcing, soprattutto in settori come quello dell’editoria, insieme a forme di riarticolazione spiccatamente reticolare dei rapporti tra imprese e all’affermarsi di nuove forme contrattuali caratterizzanti il "lavoro autonomo di seconda generazione". Il profilo di Novara come "polo dei servizi pubblici di eccellenza" si è andato accentuando nel corso di questo decennio, sia in ragione della qualificazione dell’offerta nel settore dei servizi alla persona (si pensi al polo ospedaliero), sia in forza dell’insediamento dell’Università del Piemonte occidentale.
Tuttavia, la straordinaria occasione offerta dalla presenza delluniversità
si colloca in un contesto di indebolimento e di vera e propria
crisi dei punti di eccellenza nel settore della ricerca e dellinnovazione
tecnologica. LIstituto Donegani è stato ampiamente ridimensionato,
dimezzando gli addetti nel giro di un decennio; lIstituto Metalli
Leggeri (oggi Alcoa), che pure ha generato per fenomeni di spin-off
iniziative imprenditoriali di grande interesse nei settori delle
ricerche sui materiali, è oggi in fase di depauperamento.
Una risorsa importante per la città continua ad essere la presenza
di imprese multinazionali innovative collocate in settori tecnologicamente
avanzati, che tuttavia appaiono oggi poco integrate al tessuto
preesistente della ricerca e al nuovo polo universitario.
Un settore di straordinario rilievo strategico è quello della
logistica e della gestione delle merci. La realizzazione e il
previsto raddoppio del Centro Intermodale Merci rappresentano
una opportunità sia dal punto di vista della localizzazione di
nuove attività di trattamento, stoccaggio e manipolazione delle
merci, sia sotto il profilo della riqualificazione territoriale
del quadrante nord-ovest della città, interessato anche dai grandi
interventi di carattere infrastrutturale relativi ai collegamenti
con Malpensa 2000 e alla ridefinizione dellassetto delle aree
ferroviarie.
La presenza del settore creditizio si è ulteriormente rafforzata.
Dei 7.000 addetti totali della Banca Popolare di Novara 1.200
operano nelle sedi centrali e nelle filiali e agenzie del comune
capoluogo. Inoltre, si è rafforzata la presenza di altri istituti
creditizi e intermediari finanziari. Tuttavia, i processi di ristrutturazione
in corso nel sistema bancario italiano non consentono di fare
previsioni sulle forme di riorganizzazione della presenza del
settore nel contesto novarese. Nel complesso, i processi gli anni ’90 pongono dunque il problema dell’individuazione di nuove "missioni strategiche" per il comune capoluogo, che sappiano valorizzare il tessuto di eccellenza esistente e porlo in sinergia con le nuove iniziative in corso di progettazione. Le strategie economico-produttive più interessanti si collocano dunque all’intersezione tra la qualificazione dell’offerta di servizi (formazione superiore e università, servizi avanzati al sistema provinciale e anche regionale delle imprese, logistica delle merci, rilancio di un sistema integrato della ricerca, capace di radicarsi a livello territoriale) e la valorizzazione di un presidio industriale di qualità e tecnologicamente avanzato. Anche nella città di Novara i processi di contrazione del tessuto manifatturiero non impediscono infatti di immaginare una adeguata qualificazione della presenza industriale, soprattutto di nuove imprese collocate in segmenti produttivi technology intensive, anche in relazione allo sviluppo delle attività dell’alta formazione e della ricerca e di interscambio e gestione delle merci.
Subarea Pianura
Larea della pianura risicola è stata caratterizzata nel corso
degli anni 90 dallaccentuazione dei processi di ristrutturazione
e industrializzazione del settore agricolo della coltivazione
dei cereali e soprattutto del riso, che ha rafforzato organizzativamente
e dimensionalmente le aziende superstiti.
Questi processi, tuttavia, non sono stati in grado di delineare
i tratti di una filiera agroindustriale integrata, nella quale
potessero essere definite anche ipotesi di graduale ridefinizione
delle relazioni tra attività primaria, trasformazione industriale
e commercializzazione.
E inoltre mancata, come è dimostrato dalla drammatica radicalizzazione
della crisi del settore risicolo a fronte di decisioni assunte
dallUnione Europea, una capacità di indicare sentieri di sviluppo
produttivo alternativi benché direttamente connessi alla filiera
produttiva agricola. Fino ad ora è stata infatti molto timida,
quando non assente, la capacità di sviluppare iniziative nel settore
dellagriturismo e della valorizzazione del patrimonio storico
della tradizione agricola novarese, oggi in parte perduto e compromesso,
ma ancora ricco e potenzialmente utilizzabile come risorsa economica
e ambientale di qualità.
Subarea Arona Lago Maggiore
La zona dei comuni della provincia di Novara affacciati sulla
sponda occidentale Lago Maggiore ha evidenziato nel corso degli
anni 90 una accentuazione dei processi di terziarizzazione, soprattutto
commerciale e turistica, che hanno interessato soprattutto Arona,
ma anche Castelletto Ticino e Dormelletto.
Il processo di rafforzamento e qualificazione dellofferta turistica,
che rappresenta una delle sfide principali per la subarea, incontra
oggi un limite dovuto all'estrema frammentazione del settore (presenza
consistente di imprese di piccole dimensioni, sovente a gestione
familiare).
Il superamento di tali punti di debolezza richiede non solo interventi
sul terreno organizzativo, volti a inserire le imprese locali
nell'ambito di circuiti di tour operator internazionali, ma anche
azioni in campo ambientale finalizzate alla valorizzazione delle
risorse territoriali locali. In questo senso alcuni comuni (soprattutto quelli direttamente affacciati sul lago) pur evidenziando una certa capacità di adeguamento della struttura ricettiva locale, non sono ancora stati in grado di attivare adeguate politiche di marketing turistico. Per quanto riguarda invece i comuni interni, riconducibili al contesto territoriale dell’Alto Vergante, è mancata una politica di valorizzazione dei beni culturali e ambientali, anche nella prospettiva dello sviluppo del "turismo verde". Sono inoltre ancora poco sfruttate le potenzialità di quest’area per il turismo d’affari e per le attività di carattere convegnistico.
Subarea Val Sesia
La Val Sesia ha mostrato, anche nel corso degli anni 90, segnali
di stagnazione, sia sotto il profilo degli addetti totali, sia
dal punto di vista della nati-mortalità dimpresa. Il tessuto
tradizionale di imprese del settore tessile-laniero è stato ulteriormente
ridimensionato da processi di natura strutturale, che hanno investito
questa filiera produttiva in tutta la fascia pedemontana del nord-ovest
italiano.
A fronte di questa contrazione del settore in cui larea era specializzata
non sono emerse nuove opportunità di sviluppo nellambito manifatturiero.
Limpoverimento del tessuto industriale, che ha riguardato lintero
bacino di Borgosesia a cavallo tra Novarese, Vercellese e Biellese,
si è accompagnato a una scarsa propulsività dei settori terziari
più dinamici, dai servizi alle imprese alla distribuzione moderna.
Nel corso degli ultimi anni, tuttavia, larea ha manifestato qualche
sintomo di ripresa e dinamicità in ragione di un rilancio di produzioni
agricole di qualità, soprattutto nel settore vitivinicolo. Questa
ripresa dellattività agricola in zona collinare consente di ipotizzare
strategie territoriali centrate sulla valorizzazione delle risorse
ambientali e sulle sinergie tra politiche ambientali, turistiche
e di sostegno allagricoltura di qualità.
Subarea Borgomanero
Larea di Borgomanero, soprattutto per quanto riguarda il distretto
meccanico del Basso Cusio (Gozzano, Pogno, S.Maurizio d'Opalio,
ecc.), ha attraversato negli anni 90 una congiuntura fortemente
dipendente dalle dinamiche dei cicli economici. Dopo la crisi
che ha investito leconomia italiana nel 1992-93, anche la produzione
del distretto della rubinetteria ha goduto dei vantaggi della
svalutazione competitiva degli anni 1994-95. Questo contesto macroeconomico
ha consentito una crescita significativa della quota del fatturato
in esportazioni, ma ha costituito al tempo stesso un disincentivo
allo sviluppo di strategie innovative da parte di piccole e medie
imprese che spesso costruiscono il proprio vantaggio competitivo
su variabili di costo. Il tema della qualità non solo dei prodotti ma anche dei processi e delle strutture organizzative, insieme a quello della cooperazione tra imprese e tra queste ultime e le istituzioni, rappresenta oggi la principale sfida per migliorare il posizionamento del distretto del Basso Cusio. Altra questione strategica per lo sviluppo dell'area è rappresentata dalla carenza di una adeguata offerta locale di servizi alle imprese, soprattutto dal punto di vista tecnologico, che si accompagna a una morfologia della presenza territoriale della produzione poco organizzata e complessivamente male infrastrutturata, soprattutto dal punto di vista della "infrastrutturazione soft" (servizi collettivi e reti tecnologiche disponibili per più piccole e medie imprese, servizi informativi e "strategici").
In questa prospettiva va collocata anche la domanda di aree produttive
ben infrastrutturate e adeguate ad accompagnare il processo di
upgrading qualitativo, organizzativo e di crescita del tessuto
della meccanica di produzione del Basso Cusio. A fronte di una domanda orientata soprattutto ad aree attrezzate per piccole e medie imprese che intendono qualificare, anche sotto il profilo tecnologico e organizzativo, la propria struttura produttiva, non sembra che l' offerta possa ancora definirsi adeguata, sia dal punto di vista del marketing territoriale, sia sotto il profilo dell’infrastrutturazione fisica, tecnologica e anche "istituzionale" dello sviluppo.
In questo senso, un tema decisivo diventa quello dellofferta
pubblica di servizi alle imprese, sia dal punto di vista della
semplificazione burocratica e della promozione territoriale, sia
dal punto di vista della diffusione territoriale di servizi tecnologici
e organizzativi. Entro questo quadro va pensata una adeguata organizzazione
territoriale degli Sportelli Unici dImpresa, previsti dal Dlgs.
112/1998 (cd. Bassanini quater), che potrebbero essere sia uno
strumento di semplificazione procedurale, anche dal punto di vista
urbanistico, sia una occasione di costruzione di strategie territoriali
per le imprese. Proprio per rafforzare il percorso di costruzione
degli Sportelli unici, soprattutto in contesti di carattere distrettuale,
la Provincia potrebbe facilitare la costruzione di queste strutture
attraverso forme consortili tra più comuni.
Subarea Ovest-Ticino
Nel corso degli ultimi anni la subarea dellOvest-Ticino è stata
per molti aspetti la più dinamica dellintera provincia. Nel comparto
manifatturiero si assiste a un tentativo di riorganizzazione e
riqualificazione del distretto dellabbigliamento (anche attraverso
la promozione di iniziative istituzionali legate al riconoscimento
di due distretti, poi accorpati, dalla legislazione regionale
piemontese), che pure è stato investito da processi di crisi e
ristrutturazione consistenti. Inoltre, a fronte di una riduzione
della presenza della chimica, si è consolidata una filiera legata
alle attività estrattive di combustibili (pozzi e raffinerie).
Dal punto di vista delle attese, larea è quella più fortemente
influenzata dalle trasformazioni che saranno direttamente o indirettamente
collegate allo sviluppo dello scalo di Malpensa 2000. Lindotto
economico del nuovo aeroporto è solo in parte quantificabile,
ma è ragionevole ipotizzare sul medio periodo una crescita della
domanda di suoli per attività di gestione e trasformazione dei
beni, legate allesercizio di Malpensa come scalo merci. Da questo
punto di vista, ladeguamento dellofferta di aree produttive
nellOvest Ticino, che negli ultimi anni è stato realizzato dai
comuni al di fuori di una logica di programmazione, dovrebbe essere
disegnato a partire non solo da una strategia di qualificazione
del tessuto imprenditoriale esistente, ma nel contesto di strategie
sovracomunali di controllo e governo territoriale. I processi di terziarizzazione della subarea, che già avevano caratterizzato alcuni tra i comuni maggiori nel corso degli anni ’80, si sono accentuati nell’ultimo decennio, soprattutto nel comparto commerciale e della distribuzione. Questi processi permettono di indicare il manifestarsi, anche dal punto di vista economico-produttivo, di un "effetto città", che può portare a una progressiva collocazione di quest'area nell’ambito di influenza della regione urbana milanese. Per molti aspetti l’Ovest Ticino presenta già consistenti caratteristiche di una morfologia urbana a bassa densità (allineamento a breve distanza di centri di medie dimensioni collocati lungo l’asta rappresentata dal fiume; carattere diffuso del tessuto produttivo e residenziale, significativa presenza di servizi a scala almeno provinciale) e una lettura dei processi produttivi che hanno investito l’area (soprattutto il sistema che collega lungo la S.P. 4 Cameri, Trecate, Romentino, Galliate e Cerano e che si trova collocato sugli assi infrastrutturali di collegamento tra Novara e Milano) deve coniugarsi a una interpretazione dei processi di trasformazione che hanno riguardato la città di Novara e l’area metropolitana milanese.
Tuttavia, non può essere sottovalutato come le aree dellOvest-Ticino
si caratterizzino sia per la presenza di un ricco patrimonio ambientale
e naturalistico, sia per una disponibilità di suoli oggi adibiti
alla produzione agricola molto superiore a quella rilevabile nella
regione urbana milanese. La valorizzazione dellagricoltura e
delle risorse ambientali rappresenta probabilmente la grande opportunità
per il disegno di un profilo di crescita equilibrata di unarea
che nei prossimi anni sarà esposta a forti pressioni insediative.
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2.1.5. Il settore agricolo
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Riso ... e non solo
Le caratteristiche e le tendenze in atto nel sistema agricolo
della provincia di Novara devono essere collocate in una prospettiva
che si pone allintersezione tra lanalisi delle dinamiche recenti
di mercato, la valutazione dei mutamenti del quadro istituzionale
delle politiche agricole nazionali e comunitarie, levoluzione
storica degli assetti strutturali della produzione e del complesso
rapporto che essa intrattiene con il territorio. Utilizzando la chiave interpretativa proposta nelle recenti Relazioni dell’IRES Piemonte, possiamo individuare nel sistema economico agricolo novarese la presenza di un’area agricola "forte", la pianura risicola fortemente specializzata che occupa quasi interamente la zona meridionale del territorio provinciale e che si salda con le grandi aree a coltivazione di riso nel Pavese e nel Vercellese, e di altre aree meno forti ma comunque interessanti: l’area collinare vinicola della Val Sesia, la floricultura sul Lago Maggiore e diverse aree di allevamento e produzione del latte, anche nelle zone confinanti con il VCO.
Il tema centrale, per una interpretazione del peso economico del
settore agricolo nella struttura delleconomia novarese, è quello
del settore del riso, e dei profondi processi di ristrutturazione,
con forti rischi di declino, che lo stanno attraversando. Le vicende
delle ultime settimane, con le decisioni dellUnione Europea di
aumentare la quota di importazioni extracomunitarie di riso e
le proteste vibranti da parte dei coltivatori italiani e delle
loro associazioni, hanno posto anche allattenzione dei media
nazionali il tema del destino della produzione risicola.
Alcuni dati consentono di collocare nelle sue giuste dimensioni
il fenomeno. Al 1997 la superficie totale coltivata a riso in
Italia è stata di 232.835 ha, di cui 114.284 in Piemonte e 33.846
ha nella provincia di Novara, per una quota di circa il 30% sul
totale regionale e di circa il 14,5% sul totale nazionale. Per
quanto riguarda invece la produzione, a fronte di un totale nazionale
di 1.442.000 tonnellate e regionale di 700.000 tonnellate, la
produzione in provincia di Novara ha raggiunto nel 1997 le 210.000
tonnellate.
Le caratteristiche delle aziende presenti sul territorio permettono
di parlare di un settore risicolo fortemente industrializzato,
con un numero importante di aziende di dimensione medio-grande,
nel quale è occupata manodopera anche giovane e fortemente specializzata.
Il numero di addetti nel settore agricolo (e in particolare nel
settore del riso) è diminuito drasticamente nel corso degli anni
90, in ragione dei processi di ristrutturazione aziendale e dellintroduzione
di nuovi macchinari. Dal punto di vista sociale, questo processo
ha comportato una uscita dal settori di coltivatori più anziani,
che non sono stati sostituiti e che comunque spesso continuano
a lavorare nellazienda. Resta tuttavia importante, anche quantitativamente,
il peso occupazionale del settore, soprattutto nella subarea della
Pianura.
La crisi del mercato risicolo Questi pochi dati evidenziano la rilevanza del settore risicolo a livello regionale e nazionale. Tuttavia, le aziende della provincia di Novara, così come l’intero settore risicolo italiano, stanno attraversando una fase di forte crisi. La crisi agricola, come evidenziato da un recente rapporto Nomisma ("Il mercato del riso. Scenari e proposte") è esplosa negli ultimi due anni presentando aspetti crescentemente strutturali, essendo legato da un lato a un forte calo delle quotazioni (tra il 20% e il 30% per il prezzo del risone tra il 1995 e il 1997), accompagnato da una drastica riduzione della domanda, che ha rallentato fino a raggiungere una situazione di stasi nell’inverno 1997/98.
A fronte di questa crisi di mercato, lofferta nel corso degli
ultimi anni è rimasta sostanzialmente stabile, anche in ragione
del contingentamento imposto dallUE.
Il settore risicolo accusa dunque una crisi profonda, dovuta alle
difficoltà di collocamento del prodotto, tanto che per la campagna
1997/98 si è dovuti ricorrere al contingentamento del prodotto.
Le cause della crisi sono dunque di natura strutturale, e riguardano
anche lassetto istituzionale delle regole del mercato (anche
in ragione dei recenti interventi dellUE che hanno permesso,
a seguito di accordi WTO, un aumento delle importazioni di notevoli
quantitativi di prodotto di provenienza extra-comunitaria).
Se si osservano i dati provinciali su una scala temporale più
lunga (1991-1997), si può osservare che la superficie a riso è
complessivamente cresciuta fino al 1993, per poi calare drasticamente
negli ultimi anni (cfr. Tabella 6). Secondo alcune stime, nel
corso del 1998 la superficie coltivata si è ancora ridotta, anche
per ladesione di molte aziende alle norme di rotazione obbligatorie
fissate dal Regolamento CEE 2078/92 che distribuisce contributi
e premi per lagricoltura ecocompatibile.
Tabella 6 Superficie e produzione agricola per colture , 1991-1997.
Provincia di Novara
|
1991 |
1993 |
1995 |
1997 |
|
Superf. |
Produzione |
Superf. |
Produzione |
Superf |
Produzione |
Superf |
Produzione |
Riso
|
31.900 |
2.000.000 |
35.460 |
2.087.290 |
34.600 |
2.050.000 |
33.846 |
2.100.000 |
Altri cereali
|
24.850 |
1.598.612 |
21.300 |
1.186.225 |
20.625 |
1.507.316 |
19.835 |
1.802.190 |
Coltiv. industr.
|
3.502 |
183.130 |
1.798 |
196.267 |
1.865 |
153.937 |
5.020 |
324.885 |
Ortaggi
|
310 |
1.834 |
300 |
6.931 |
321 |
5.529 |
312 |
6.804 |
Frutta
|
362 |
44.845 |
402 |
62.675 |
390 |
48.867 |
354 |
50.662 |
Uva
|
1.343 |
77.305 |
1.077 |
65.510 |
1.027 |
42.830 |
985 |
53.300 |
Nota: la superficie è calcolata in mq, la produzione in quintali
Fonte: Regione Piemonte, Assessorato allAgricoltura |
La situazione di crisi del settore del riso pone problemi di grande
rilievo allinsieme dellagricoltura novarese e più complessivamente
alla gestione e programmazione territoriale a scala provinciale.
La filiera del riso è infatti la componente principale di un settore
agricolo che ha un ruolo centrale nelleconomia novarese. Secondo
stime di diversa fonte, il contributo complessivo della filiera
agricola alla produzione del valore aggiunto complessivo della
provincia di Novara si aggira intorno al 20%, coinvolgendo i settori
della chimica, dellalimentare, dei trasporti, del credito.
Politiche e azioni di sostegno
Proprio questo ordine di considerazioni ha portato a proporre
una legge regionale (di iniziativa della Provincia di Novara)
per listituzione di un Distretto Agro-Industriale del Riso. La
proposta, alla quale si sono aggiunte anche proposte relative
alla definizione del Distretto Floricolo del Lago Maggiore e del
Distretto Vinicolo che interessa soprattutto i comuni della Val
Sesia, è tuttora in discussione in Regione Piemonte.
Dal punto di vista delle politiche agricole, la provincia di Novara,
che pure ha evidenziato una buona capacità di usufruire di finanziamenti
comunitari (in particolare quelli legati al Regolamento CEE 2078/92
per la promozione dellagricoltura ecocompatibile, che incentivano
la rotazione delle colture), è stata penalizzata dallesclusione
dalle aree degli obiettivi 5a e 5b. Inoltre, soprattutto per quanto
riguarda il settore risicolo, il tessuto produttivo della provincia
di Novara sconta anche alcuni problemi di qualità del prodotto,
che si accompagnano ai mutamenti della domanda sia domestica,
sia internazionale. Dai dati qui analizzati sembra dunque che immaginare un futuro dell’agricoltura novarese significhi proporre una maggiore integrazione tra salvaguardia di ampie quote di produzione cerealicola, ristrutturazione della filiera agro-industriale (oggi troppo sbilanciata a favore del settore della distribuzione) e individuare forme di integrazione tra politiche agricole, ambientali, del turismo e della salvaguardia e valorizzazione delle risorse storico-culturali della "pianura del riso".
Insieme al settore della produzione del riso, rivestono un ruolo
importante per la provincia di Novara, anche in termini dimensionali,
le altre produzioni del settore cerealicolo, in particolare la
produzione del mais. Relativamente limitata è la produzione del
settore ortofrutticolo, mentre, dopo un periodo di forte crisi,
è il crescita settore vinicolo. I comuni della subarea della Val
Sesia, in particolare, producono un buon numero di vini a denominazione
di origine controllata, e, anche in ragione del susseguirsi di
ottime annate per il vino in tutto il Piemonte, ha ripreso a crescere,
dopo anni di riduzione, la superficie coltivata a vite per il
mercato, anche a fronte di una riduzione della superficie coltivata
per autoconsumo.
Un ruolo importante, ha anche il settore della produzione del
latte. Un buon numero di aziende, bene organizzate, produce infatti
latte di qualità, anche sperimentando produzioni biologiche.
Sul Lago Maggiore è presente e consolidato un settore florivivaistico,
che oggi cerca un riconoscimento e un sostegno attraverso l'istituzione
di un Distretto riconosciuto dalla Regione Piemonte. Anche questo
settore risente pesantemente della concorrenza internazionale,
più in sintonia con l'evoluzione della domanda. Rilevante è anche
l'impatto ambientale di questa attività, basata su grandi estensioni
di serre, per ora non adeguatamente normate sia in termini urbanistici,
sia rispetto alla loro interferenza con ambienti di grande valore
paesaggistico.
Un altro settore potenzialmente importante, ma bisognoso di regolamentazione
e sostegno, è quello dellagriturismo, che riguarda per ora prevalentemente
le aree settentrionali della provincia, ma che in prospettiva
potrebbe interessare anche la pianura risicola, nel quadro di
una strategia di riqualificazione territoriale e di recupero della
bassa novarese.
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2.1.6. Il settore distributivo
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Struttura e trasformazioni
Il settore del commercio in provincia di Novara è stato profondamente
influenzato, nel corso degli anni '90, dalle trasformazioni in
atto nell'apparato distributivo a livello regionale e nazionale.
La distribuzione moderna, nelle sue diverse tipologie, ha raggiunto
ormai una concentrazione paragonabile a quella delle grandi aree
metropolitane, sia per numero di punti vendita, sia per addetti,
sia per superficie occupata.
Anche in provincia di Novara, come peraltro nel resto del Piemonte,
il bilancio occupazionale del settore del commercio è stato dunque
caratterizzato dalla crescita dell'occupazione dipendente e da
una drastica riduzione del numero di titolari operativi, che hanno
subito la forte crisi del commercio al dettaglio.
Le trasformazioni non hanno riguardato soltanto l'apertura di
un notevole numero di ipermercati, l'arrivo di nuove catene, la
maggiore concorrenzialità di supermercati e ipermercati e la conseguente
ridefinizione del settore del commercio tradizionale, con la crescita
del segmento del "tradizionale evoluto". Le modificazioni dell'assetto
distributivo hanno investito anche il settore del commercio all'ingrosso,
ridefinendone strutture, tipologie e reti territoriali.
Un primo dato quantitativo di rilievo riguarda il numero e la
superficie degli esercizi della rete distributiva. Tra il 1995
e il 1997 (i dati precedenti sono invece disponibili per la vecchia
provincia di Novara: cfr. Tab. 7), gli esercizi fino a 80 mq si
riducono di circa 200 unità, mentre sono stabili o in crescita
tutte le altre tipologie. In soli tre anni i supermercati passano
da 45 a 59 e sono distribuiti su 16 comuni, a fronte di una presenza
di 2 ipermercati (nei comuni di Borgomanero e Novara), 3 centri
commerciali (nei comuni di Cerano, Suno e Trecate) e 4 grandi
magazzini (Arona, Trecate e due a Novara).
Importante è anche la presenza di esercizi extra-alimentari del
comparto della distribuzione moderna (351 al 1997, con una superficie
media di 587 mq, significativamente maggiore di quella media regionale).
Tabella 7 - Numero di esercizi della rete distributiva in provincia
di Novara (1991-1997)
Anno
|
<80 mq |
81-199 mq |
Minimercati |
Supermercati |
Ipermercati |
Grandi
magazzini |
Centri
commerciali |
Extra-alim.
<199 mq |
1991
|
6.909 |
1.170 |
39 |
39 |
3 |
8 |
2 |
497 |
1992
|
6.840 |
1.197 |
41 |
39 |
3 |
9 |
4 |
481 |
1993
|
6.682 |
1.199 |
40 |
41 |
3 |
8 |
4 |
508 |
1994
|
6.460 |
1.236 |
47 |
45 |
3 |
8 |
4 |
505 |
1995
|
3.963 |
902 |
33 |
45 |
2 |
4 |
3 |
357 |
1996 |
3.889 |
906 |
32 |
55 |
2 |
4 |
3 |
329 |
1197
|
3.766 |
910 |
36 |
59 |
2 |
4 |
3 |
351 |
Nota: fino al 1993 i dati riguardano l avecchia provincia di Novara
Fonte: Regione Piemonte, Assesorato al Commercio |
Dal punto di vista della superficie, ipermercati e centri commerciali
al 1997 utilizzavano una superficie di oltre 20.000 mq, supermercati
e Minimercati di quasi 62.000 mq. La densità degli esercizi commerciali
è molto elevata sia per quanto riguarda il rapporto tra abitanti
e totale degli esercizi (72,83, valore inferiore soltanto a quello
di Torino), sia per quanto riguarda la superficie commerciale
per abitante nel segmento dei supermercati.
Complessivamente, il processo di modernizzazione del settore distributivo
non sembra comunque essersi compiuto. Il numero di ipermercati
e dei centri commerciali, ma anche di hard discount (19 in tutta
la provincia al 1996) è infatti relativamente limitato e presenta
ulteriori prospettive di crescita, anche in ragione del rafforzamento
di alcuni centri come veri e propri poli commerciali.
I dati relativi alle richieste di nullaosta regionali evidenziano
negli anni più recenti una certa dinamicità della domanda (oltre
15 richieste di nullaosta tra il 1995 e il 1997) che ha riguardato
alcuni i segmenti più moderni della distribuzione al dettaglio,
ma anche le strutture di servizio al commercio ed il commercio
allingrosso.
Contemporaneamente, non sembra essersi arrestato il processo di
contrazione del numero degli esercizi commerciali al minuto. Uno
sviluppo equilibrato del settore moderno pare essere la condizione
per la riarticolazione e l'innovazione nel segmento tradizionale.
Dal punto di vista territoriale, la ristrutturazione del sistema
distributivo ha riguardato in particolare alcune subaree (lOvest
Ticino, Arona e il Borgomanese) e alcuni comuni (Castelletto sopra
Ticino, Borgomanero, Trecate, oltre a Novara).
Dal punto di vista occupazionale, anche in provincia di Novara
diminuisce loccupazione nel settore, per effetto della composizione
tra il calo dei lavoratori autonomi e una crescita più contenuta
dei lavoratori dipendenti.
Le novità introdotte dal Decreto Bersani Le trasformazioni in corso nel comparto distributivo devono essere adeguatamente collocate sullo sfondo della ridefinizione delle "regole del gioco" che ha investito il settore dopo il decreto Bersani ("Riforma della disciplina relativa al settore del commercio", a norma dell’art. 4, comma 4, della legge 15 marzo 1997, n. 59, approvata come decreto legislativo nel marzo del 1998). La riforma muta profondamente lo scenario dell’apparato commerciale, prevedendo la liberalizzazione delle superfici sino a 250 mq nei comuni con oltre 10.000 abitanti e sino a 150 mq in tutti gli altri comuni; la licenza di esclusiva competenza comunale per le superfici di vendita da 250 a 2.500 mq nel comuni sopra i 10.000 abitanti e tra 150 a 1.500 mq negli altri; un meccanismo di approvazione basato sul rilascio di una licenza comunale, previo parere di una Conferenza dei servizi convocata con la partecipazione della Regione, della Provincia e, senza diritto di voto, di altri comuni interessati e delle associazioni di categoria e di difesa dei consumatori, per le superfici di oltre 2.500 mq nei comuni con più di 10.000 abitanti e di 1.500 mq negli altri.
Queste trasformazioni istituzionali e regolamentative potranno
avere effetti rilevanti sia sullevoluzione della struttura distributiva,
sia sul rapporto tra dettaglio moderno e tradizionale.
Inoltre, la riforma ridefinisce le competenze istituzionali, assegnando
alle Regioni un compito di programmazione della rete distributiva
e alle province un ruolo rilevante di coordinamento e di programmazione
a scala sovracomunale.
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2.1.7. L'attività turistica
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Risorse territoriali e offerta turistica La provincia di Novara, anche dopo la separazione dalla nuova provincia del VCO, presenta una significativa varietà di "prodotti turistici" (turismo "verde" e naturalistico nelle zone dell’Alto Vergante; turismo lacuale sul lago Maggiore e sul Lago d’Orta; agriturismo sia nelle zone vitivinicole della Val Sesia, sia nelle zone della pianura risicola, sia nell’area collinare e montuosa dell’Alto Vergante e in particolare del Mottarone; turismo dei percorsi fluviali lungo il Ticino e il Sesia; turismo d’affari a Novara e nella zona di Arona; turismo storico-culturale e religioso a Novara e nei centri storici della provincia).
Oltre alla città di Novara, che è il primo centro urbano a non
esclusiva specializzazione turistica dopo Torino nella graduatoria
regionale delle presenze (prossime alle 200 mila all'anno), i
comuni più importanti da questo punto di vista sono Castelletto
sopra Ticino, Dormelletto, Arona, Orta San Giulio e Pettenasco.
Come avviene anche per il resto della regione, negli ultimi anni
si è verificata una leggera contrazione del numero degli esercizi
alberghieri presenti sulle località prettamente turistiche, dovuta
soprattutto alla cessazione dell'attività delle strutture più
piccole ed obsolete, mentre si sono sviluppate le attrezzature
destinate prevalentemente al turismo d'affari. Servizi congressuali
sono forniti da alberghi a 4 stelle in Novara, Orta e Pettenasco
e dal Centro Civico di Villa Bossi a Orta S. Giulio.
Complessivamente la ricettività alberghiera della provincia ha
registrato un leggero incremento (4% dal 1996 al 1997). Ancora
più consistente l'incremento nel numero delle presenze: +10%.
Significativa è la presenza della nuova categoria delle "residenze
turistico-alberghiere", sorta di residence, particolarmente rivolti
a lunghi soggiorni di famiglie o per motivi di lavoro. Fra gli
esercizi complementari emergono come particolarmente rappresentati
i campeggi e i villaggi turistici, concentrati soprattutto a Dormelletto
e Castelletto e a Pettenasco. L'agriturimo è sostanzialmente assente,
limitandosi a isolati casi a Armeno, Borgo Ticino, Cameri, Castelletto,
Dormelletto, Invorio, Miasino e Varallo Pombia.
Ancora più limitata è l'offerta di turismo sociale (case per ferie,
ostelli, ecc.) e in genere carente dal punto di vista qualitativo.
E' comunque il settore extra-alberghiero per soggiorni di breve
durata quello che vede aumentare maggiormente la domanda. Tra
il 1996 e il 1997 nella provincia di Novara ha visto un aumento
del 29% degli arrivi italiani.
Il settore più dinamico è rappresentato dagli impianti e dei servizi,
ancorché non ancora adeguato alle necessità di ammodernamento
e qualificazione dell'offerta turistica.
Tre i campi da golf presenti: in Agrate C., Bellinzago N. e Bogogno.
Gli scenari dello sviluppo turistico
Un contributo allo sviluppo e alla qualificazione del turismo
nella provincia è fornito dai finanziamenti comunitari. Un progetto
integrato d'area (interventi per lo sviluppo turistico locale
attraverso il concorso di più operatori e risorse pubbliche e
private), all'interno dell'obiettivo 2 dei fondi strutturali CE,
è stato attivato dalla Comunità Montana Cusio - Mottarone per
lo sviluppo turistico del Lago d'Orta, con una previsione di investimento
di circa 16 miliardi e un contributo regionale di circa 3 miliardi.
La provincia di Novara partecipa anche all'obiettivo 5b per il
potenziamento dell'attività turistica, ancora attraverso la presenza
della Comunità Montana Cusio - Mottarone nell'Area omogenea "Verbano-Cusio-Ossola". Una recente ricerca svolta dal CENSIS per conto della Provincia di Novara ("Identità territoriale e prospettive di sviluppo dell’Alto Vergante") e conclusa nel giugno del 1998 evidenzia per la zona compresa tra il Lago maggiore e il Lago d’Orta uno scenario di sviluppo costruito intorno al binomio tutela dell’ambiente e sviluppo turistico. Questo scenario può essere assunto come riferimento non solo per i 13 comuni ricondotti all’ambito dell’Alto Vergante (Ameno, Armeno, Bolzano Novarese, Colazza, Invorio, Lesa, Massino Visconti, Meina, Miasino, Nebbiuno, Orta San Giulio, Pettenasco, Pisano), ma più complessivamente per l’intera area dei due laghi, ivi compresi i comuni della zona meridionale della sponda occidentale del Lago Maggiore (Arona, Dormelletto, Castelletto Ticino e Oleggio Castello). L’area è fortemente dotata dal punto di vista delle risorse naturali e ambientali, ma manca una coerente strategia di valorizzazione di queste risorse nel quadro di uno sviluppo turistico ambientalmente compatibile. Il lavoro del CENSIS individua alcune azioni prioritarie per il rilancio turistico dell’area: l’adeguamento della struttura ricettiva, l’avvio di un progetto di marketing turistico, la formazione di operatori, il coordinamento e la promozione di iniziative culturali, la valorizzazione di percorsi naturalistici (turismo "verde").
La zona compresa tra i due laghi non è tuttavia lunica intorno
alla quale costruire prospettive di sviluppo turistico. Altri
temi centrali per la definizione di uno scenario di medio periodo
sono:
o la valorizzazione delle risorse dellarea naturalistica dellOvest
Ticino, nel quadro delle politiche di sviluppo del Parco Naturale
della Valle del Ticino, al fine di promuovere percorsi di sviluppo
turistico ambientalmente compatibile;
o lo sviluppo di una strategia provinciale per lagriturismo,
sia sotto il profilo della valorizzazione, regolamentazione e
qualificazione delle prime esperienze avviate nelle zone vitivinicole
della Val Sesia e collinari dellAlto Vergante, sia e soprattutto
dal punto di vista della valorizzazione del patrimonio storico
e culturale della pianura risicola, anche nel quadro di un ripensamento
del destino dellintera bassa novarese;
o la qualificazione dellofferta turistica sia per quanto riguarda
il turismo daffari, sia per quanto riguarda il turismo culturale
e religioso per la città di Novara che a oggi, secondo gli operatori
del settore, presenta una offerta insufficiente sia dal punto
di vista quantitativo, sia e soprattutto sotto il profilo qualitativo.
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2.1.8. Il sistema dei servizi, le reti e le polarità urbane
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Il sistema delle polarità urbane della provincia di Novara si
caratterizza per la presenza di un polo di primo rango, il comune
capoluogo, che appare dotato di una offerta di servizi pubblici
e privati alla persona molto articolata e che rappresenta il punto
di riferimento di unarea anche più vasta di quella della provincia.
A Novara sono localizzate una delle tre sedi dellUniversità del
Piemonte Occidentale, un ospedale Policlinico molto prestigioso
a livello regionale e sovraregionale, una importante offerta di
formazione (13 istituti secondari superiori), una buona presenza
di strutture commerciali, oltre alla sede delle istituzioni locali,
delle associazioni sindacali e di categoria, degli enti e delle
autonomie funzionali operanti a livello provinciale.
Anche successivamente alla separazione tra la provincia di Novara
e il VCO, il ruolo di Novara come polo di primo ordine è stato
confermato, anche in ragione del lento processo di adeguamento
della realizzazione di strutture decentrate di servizio nei comuni
della nuova provincia.
Sul fronte dei mutamenti della mobilità sistematica, nel corso
degli anni 80 Novara ha rafforzato il proprio ruolo di polo regionale,
come è evidenziato anche dagli studi realizzati dallIRES sui
dati censuari. Il comune presenta nel 1991 la più alta quota di
autocontenimento tra quelle dei capoluoghi piemontesi (oltre l85%),
anche se nel periodo 1981-91 vede calare leggermente la propria
attrattività. Nel corso del decennio, aumentano leggermente a
Novara sia gli uscenti, sia gli entranti, a conferma di una crescita
degli spostamenti intercomunali che ha interessato lintera provincia.
Seguendo le analisi dellIRES , che indica in Novara lunico polo
di primo livello oltre Torino, le variazioni del bacino proprio
(insieme dei comuni direttamente subordinati al polo) e del bacino
spaziale totale (somma dei bacini propri di tutti i comuni dipendenti
di rango inferiore), si può osservare che il bacino proprio di
Novara è composto da 41 comuni, per una popolazione totale di
oltre 200.000 abitanti, mentre il bacino totale è di oltre 840.000
abitanti, secondo solo a quello di Torino.
Il bacino novarese appare caratterizzato da un impianto gerarchico
e da un livello di integrazione del polo centrale comunque meno
accentuati rispetto a quello di Torino, come è provato anche dal
rapporto molto basso tra bacino proprio e bacino totale. Inoltre,
polo e bacino denotano un grado di apertura superiore rispetto
a quello metropolitano, che evidenzia i legami, anche extraregionali,
del polo novarese.
Incrociando le considerazioni sulla mobilità proposte dallIRES
con alcuni dati relativi alla offerta di servizi, poli di secondo
rango sono riconoscibili nei centri di Borgomanero e Arona. La
quota di autocontenimento dei due comuni è relativamente simile,
di poco superiore al 60%, così come molto simile (circa 1,2) è
il rapporto entranti/uscenti al 1991.
Secondo gli studi IRES il bacino proprio di Borgomanero è composto
da 15 comuni, per una popolazione totale di circa 42.000 persone,
mentre il bacino di Arona è composto da 11 comuni, per 24.000
abitanti.
Borgomanero fornisce servizi dal punto di vista sanitario (un
ospedale), della formazione (tre istituti superiori) e dei servizi
pubblici allintero basso Cusio e ha inoltre evidenziato una significativa
dinamicità dellofferta commerciale, sia per il commercio allingrosso,
sia per la grande distribuzione. Il polo di Borgomanero rappresenta
inoltre un punto di riferimento per il distretto industriale del
Basso Cusio, sia per quanto attiene i servizi finanziari e bancari,
sia per quel che riguarda i servizi logistici e di trasporto alle
imprese.
Arona è un centro storicamente importante, nel quale sono localizzati
servizi sanitari, formativi e commerciali: un ospedale, quattro
scuole superiori, un grande magazzino e una gamma di servizi orientati
al turismo. Il comune rappresenta dunque il polo di riferimento
per la zona del basso Lago Maggiore occidentale e per parte dellalto
Vergante.
Entrambi i centri costituiscono poli urbani di servizio di buon
livello, il primo orientato più nettamente verso i servizi al
sistema delle imprese, il secondo maggiormente specializzato in
senso turistico-ricettivo.
Oleggio e Galliate possono essere considerati poli di terzo rango,
in ragione della dipendenza diretta dal comune capoluogo sia per
quanto attiene la mobilità per ragioni di lavoro, sia per quanto
riguarda lofferta di servizi alla persona nei settori della formazione
e dei servizi alle imprese. Per quanto riguarda la sanità, entrambi
i centri sono invece dotati di strutture ospedaliere autonome.
Di rango immediatamente successivo sono i comuni di Trecate e
Gozzano, anche se questultimo comune, gravitante su Novara per
quanto riguarda linsieme dei servizi pubblici, costituisce un
polo commerciale di notevoli dimensioni, per la presenza di un
centro commerciale e di un grande magazzino.
Gozzano appartiene invece al bacino di Borgomanero, e costituisce
un polo di riferimento per alcuni comuni del basso Cusio e del
Vergante novarese.
Problemi significativi, per quanto riguarda il sistema dei servizi,
pongono molti dei comuni a basso livello di rango, soprattutto
nelle zone dellAlto Vergante tra il Lago Maggiore e il Lago dOrta
(per i quali è stata recentemente definita una proposta di sviluppo
centrata sulla valorizzazione dellidentità territoriale dellarea
da parte del CENSIS), della zona collinare che affaccia sulla
Val Sesia, della pianura agricola confinante con il Vercellese
e con il Pavese. Molto spesso si tratta di comuni di dimensioni
demografiche ridotte, privi di servizi commerciali, sanitari e
assistenziali e anche bancari adeguati. Anche nel quadro della
ridefinizione dei caratteri del sistema del welfare e delle nuove
competenze affidate alle Province dalle leggi e dai decreti di
riforma della pubblica amministrazione, per questi comuni si pone
il problema di una adeguata riorganizzazione della rete territoriale
dei servizi (sia alle persone, sia alla imprese) e dello sviluppo
di forme di relazione cooperative e consortili.
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