QUADRO ANALITICO CONOSCITIVO
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IL CONTESTO REGIONALE - INTERREGIONALE
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1.4. STRUTTURA FISICA,
GRANDI UNITÀ DI PAESAGGIO E DI RICONOSCIBILITÀ DEL TERRITORIO
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Il territorio piemontese e quello lombardo sono rappresentabili,
a grande scala, entro una struttura di paesaggio fisicamente ben
definita, comprendente al centro il sistema planiziale padano,
delimitato a nord dai sistemi paesistici alpino e prealpino meridionale,
con i rilievi montuosi della catena alpina che si chiudono ad
occidente circondando il Piemonte ad emiciclo; a sud la delimitazione
della grande piana alluvionale è rappresentata dal sistema appenninico
settentrionale, che dalle Alpi prosegue sino allAdriatico, cui
si accosta nel Piemonte sudoccidentale la grande propaggine del
sistema collinare monferrino langhiano.
Lelemento unificante per eccellenza questo vasto territorio è
senza dubbio costituito dalla grande piana alluvionale del fiume
Po e dei suoi affluenti, la cui struttura fisica è, con poche
eccezioni, unitaria nelle due regioni: si tratta dellalta pianura
centro occidentale, intendendo qui quella parte della pianura
padana che dalle prealpi e dalle colline del Piemonte si distende
senza discontinuità di rilievo e con sostanziale omogeneità di
paesaggio sino al Garda, ove si abbassa e cambia fisionomia con
lapprossimarsi dellestuario del fiume Po.
Unideale linea di confine settentrionale della pianura, può essere
rappresentato dalla fascia delle risorgive e dei fontanili, elementi
fisici questi, oltrechè preziosi beni ambientali caratterizzanti
il paesaggio planiziale padano a nord del Po, rinvenibili dal
Piemonte, ove sono già consistenti in corrispondenza di Santhià,
ai piedi della conca morenica delleporediese, sino allIsonzo,
attraverso tutta la Lombardia il Veneto; nel novarese e vercellese
tale fascia, normalmente della larghezza di una quindicina di
chilometri, si allarga sino a raggiungere lampiezza di circa
60 chilometri, estesa dalle pianure alte dellAgogna e del Sesia
e dalle coste della profonda valle del Ticino sino quasi a lambire
il Po.
Ma lelemento di riconoscibilità del territorio novarese allinterno
del complesso sistema paesistico padano è certamente rappresentato
dalla monocoltura irrigua del riso, presente in modo talmente
massiccio da condizionare fortemente sia il sistema produttivo
che quello insediativo, esteso ad ovest a partire dalla Dora,
ad est sino al Ticino ed oltre, a sud sino al Po ed alla piana
casalese, e delimitato a nord dalle grandi infrastrutture irrigue,
in primo luogo dai canali Cavour, Regina Elena e Diramatore Alto
Novarese, e dalla fascia dei fontanili, che con le rogge duecentesche
e quattrocentesche rappresentano storicamente le prime opere di
sistema-zione infrastrutturale finalizzate allo sfruttamento ed
allo sviluppo agricolo della piana irrigua.
Il margine fisico di questo vasto terrazzamento alluviale e diluviale
a disposizione prevalentemente ghiaiosa e limosa che costituisce
la pianura padana è inoltre definito, in Piemonte come in Lombardia,
dai grandi anfiteatri morenici e bacini lacustri e dalle lingue
diluviali più antiche, formanti estesi territori denominati brughiere
nel milanese e novarese, baragge nel novarese e vercellese, vaude
più ad occidente.
Paesaggi condizionati da questo tipo di conformazione geomorfologica
sono quindi presenti da ovest di Torino sino al lago di Garda,
ma senza soluzione di continuità, anche se in Lombardia come nel
Veneto è presente una fascia Prealpina consistente, spesso contornata
a sud una corona di dossi collinari di differente costituzione.
Gli anfiteatri morenici, costituitisi nel quaternario a seguito
delluscita verso la pianura dei ghiacciai, occupavano le attuali
grandi valli fluviali, in particolare quelle della Dora Riparia,
quelle della Dora Baltea, quelle dei grandi laghi prealpini, Orta,
Maggiore, Varese, Como, sino a quelle del lago dIseo e del Lago
di Garda.
Le lingue diluviali più antiche sono invece costituite da alluvioni
fluvioglaciali e ghiaiose e ciottolose, spesso ferrettizzate,
formanti dorsali ed alti terrazzi; questi a volte si innestano
direttamente a partire dal rilievo alpino e prealpino, come nel
caso delle baragge vercellesi e della dorsale del Sesia novarese,
che si innesta sulle pendici del monte Fenera, in altri casi rappresentano
la prosecuzione degli anfiteatri morenici, come succede nel novarese
per il terrazzo di Cavagliano, innestato sulla fascia morenica
del Verbano.
Entrambe queste formazioni geomorfologiche, che solo per semplicità
possono essere definire fasce collinari, danno origine a paesaggi
certamente fra loro differenziati, ma unitari a vasta sca-la,
fortemente connotanti il territorio, costituendone un elemento
di riconoscibilità e di elevato valore ambientale in quanto aree
entro le quali lintervento antropico è ridotto causa le limita-zioni
imposte dallorografia naturale, spesso coperte da boschi di latifoglie
o misti, e da lembi di brughiera con coltivi abbandonati, adatte
ad essere utilizzate per la costituzione di efficienti reti ecologiche,
corridoi di connessione fra il sistema paesistico alpino/prealpino
e la pianura.
Laltro grande sistema collinare che interessa e definisce i margini
della pianura padana è quello subappenninico, presente dal Piemonte
lungo lintera penisola; in Piemonte tale sistema, a ridosso del
sistema dellappennino ligure, è integrato da quello collinare
delle Langhe e del Monferrato, che si spingono a ridosso di Torino,
delimitato a sud del corso del Po; esso non presenta relazionalità
paesistiche con il territorio novarese e lombardo.
Abbiamo già detto che per quanto riguarda il Piemonte è solo in
parte possibile parlare di prealpi, come avviene per il territorio
lombardo, ricomprendendo in tale sistema paesistico alcune valli
principali e laterali del corso del fiume Sesia e del Ticino-Verbano;
in tal senso il sistema alpino, nella provincia di Novara, è rappresentato
esclusivamente dai versanti, ma non dalle cime, dei due rilievi
montuosi del Mottarone e del m.te Fenera, che, unitamente ai due
laghi, sono inquadrabili entro il sistema paesaggistico prealpino
meridionale, quello dei rilievi interni delle valli principali.
Il Monte Fenera, il cui territorio in gran parte coperto da boschi
misti di latifoglie e da castagneti è oggi sottoposto a tutela,
si erge pressoché isolato allimbocco della Valsesia e le sue
pendici si prolungano sino ad incontrare a sud il terrazzo fluvioglaciale
di Romagnano-Briona, e ad est il bacino del lago dOrta, idrograficamente
separato da questo dal bacino dellAgogna e dal suo affluente,
il Sizzone, che circoscrive da est e in parte a nord il Fenera;
dalla formazione geologica complessa, contro la sua massa di porfidi
rosso bruni risaltano le bianche pareti delle rocce calcaree dolomitiche
che, unitamente a depositi di arenarie, hanno dato luogo alla
formazione di grotte, caverne ed altri fenomeni carsici.
Anche il Mottarone appare isolato dal sistema alpino cui appartiene,
delimitato dal lago Maggiore ad est e a nord, dalla piana del
Toce e dallo Strona a nord, dal lago dOrta ad ovest, e digradante
a sud ove prosegue incontrandosi con le coste ed i terrazzi dellanfiteatro
morenico della valle del Ticino e con il terrazzo fluvioglaciale
che termina oltre Cavagliano per riaffiorare a sud di Novara.
Dal Mottarone si origina il torrente Agogna, che in parte col
concorso del Terdoppio, separa idrograficamente i bacini dei fiumi
Sesia e Ticino.
Fisicamente legati al sistema degli anfiteatri morenici sono i
grandi bacini lacustri prealpini, che si estendono tra il lago
dOrta ed il lago di Garda. Essi, pur facendo parte a vasta scala
del sistema prealpino meridionale costituiscono un sistema paesistico
del tutto particolare, fortemente caratterizzato dallintervento
antropico che ha mutato le condizioni originarie specie in prossimità
delle rive.
La progressiva urbanizzazione delle riviere e dei pianalti a ridosso
dei due laghi, storicamente avviatasi nel XVII secolo, legata
allindustria del turismo e tuttora in fase di crescita, anche
con lintroduzione di specie vegetali esotiche e mediterranee
in seguito naturalizzatesi, ha condizionato in modo sostanziale
il paesaggio circostante, rendendolo non solo percettivamente
differente dal più generale sistema paesistico prealpino diffuso
in Piemonte e Lombardia.
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1.4.1. La storia ed i sistemi insediativi in relazione alla struttura
fisica e
alle grandi direttrici storiche
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Novara ed il suo territorio storicamente hanno rappresentato una
larga linea di confine fra Lombardia e Piemonte, territorio di
conquista sufficientemente accorpato ed unitario, variamente conteso
a partire dalla romanizzazione e dalle successive invasioni, soggetto
a divisioni feudali in età comunale, allautorità milanese durante
tutto il medioevo e sino al cinquecento, con i territori del Verbano
appartenenti alla famiglia dei Borromeo e tradizionalmente legati
ai milanesi, e con Novara ultima fra le grandi città del Piemonte
a partecipare al processo di formazione dello Stato Sabaudo.
E significativo sottolineare che dal 1427, con il passaggio di
Vercelli ai Savoia, il novarese era divenuto territorio di confine
fra le due potenze contrapposte con i loro alleati, stretto fra
Ticino e Sesia, con la linea di confine inizialmente attestata
su questultimo, in epoca più tarda sul Ticino.
Novara a partire dalla fine del XV secolo venne più volte occupata
dai Franchi e dai Milanesi sino al 1515 quando, dopo la battaglia
di Melegnano, i francesi entrarono vittoriosi in Novara e vi rimasero
sinché ad essi subentrarono gli spagnoli che, dopo la vittoria
di Pavia nel 1527, occuparono il Ducato di Milano annettendoselo
con i suoi possedimenti novaresi alla morte di Francesco II Sforza,
nel 1535. La città di Novara divenne allora (1538) marchesato
infeudato a Pier Luigi Farnese duca di Parma, fino al 1602, quando
venne riscattata a spese dei cittadini e direttamente controllata
dagli spagnoli.
Dopo la pace di Rastad sottoscritta nel 1714 Novara passò agli
Asburgo d'Austria, mettendo così termine al lungo periodo di dominazione
spagnola, che lasciò scarse tracce nellorganizzazione del territorio
novarese.
La dominazione degli Asburgo durerà fino al 1734, quando Novara
ed il novarese vennero occupati da Carlo Emanuele III di Savoia,
che li ottenne ufficialmente nel 1738 con la Pace di Vienna; con
la pace di Aquisgrana del 1748 ottenne anche lalto novarese,
limitando il dominio austriaco oltre il Ticino, al Lombardo-Veneto.
Sotto il dominio napoleonico dal 1800, Novara é inserita nella
Repubblica Cisalpina (poi Regno d'Italia), capitale del dipartimento
dell'Agogna, sino al 1814 quando, con la sconfitta di Napoleone,
venne sciolto il Dipartimento dellAgogna e Novara torna definitivamente
nel Regno di Sardegna seguendone le sorti sino ad oggi.
Cerniera quindi, il novarese, fra due territori, quello lombardo
e quello piemontese, culturalmente diversi ma fra loro legati
da importanti vie di scambio, prima fra tutte il collegamento
fra i due capoluoghi, Milano e Torino; ma anche posizionato lungo
una importante connessione nord-sud, tra il nord Europa, attraverso
i passi alpini, Sempione anzitutto, ed il porto di Genova; entrambe
tali direttrici storiche principali hanno condizionato, e tuttora
condizionano lo sviluppo dei centri urbani e la loro emergenza
ed influenza territoriale.
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1.4.2. La rete stradale storica
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In Piemonte la rete viaria storica venne impostata dai romani
a partire dal I° sec d.C., dopo la definitiva romanizzazione della
pianura ed il controllo dei principali valichi alpini; secondo
le più attendibili ricostruzioni era basata su alcune grandi direttrici
internazionali, convergenti su Torino:
- la via che da Torino conduceva attraverso la val Susa verso
i passi del Monginevro e del Moncenisio;
- la via che da Torino conduceva a sud, a Cuneo e da qui verso
Ventimiglia e Nizza attraverso il colle di Tenda e verso Francia
attraverso il colle della Maddalena;
- la via che da Torino conduceva verso Pavia attraverso Lomello;
- la via che da Torino conduceva verso Asti, Piacenza e Tortona,
ove incrociava la via per Genova;
- la via che da Torino, attraverso Alba, ad Acqui Terme incrociava
la via per Savona;
- la strada romana che da Milano, attraverso Novara, Vercelli,
Ivrea, Aosta conduceva oltralpe attraverso il Piccolo e Gran San
Bernardo, con ramificazione verso Torino e la Valsusa;
- la via che da Genova, passando per Tortona, Lomello, Novara,
il versante orientale del Cusio conduceva ai passi alpini dellalto
novarese, oggi V.C.O., del Sempione, dArbola, di S.Giacomo di
Gries (val dOssola), al p.sso del Turlo (Valsesia), al p.sso
M.te Moro (valle del Rodano), alla valle Vigezzo e a Locarno;
questo percorso, identificabile con la romana via Settimia, entrò
in funzione almeno a partire dal 196 d.C., anche se dovette già
esistere prima di tale data;
- la via che da Novara conduceva oltre il Ticino a Como, per proseguire
verso gli altri importanti valichi alpini.
Una relativamente maggiore importanza rispetto ad oggi sembrava
dovesse avere in epoca altomedievale il collegamento pedemontano
da Aosta - Ivrea verso Milano e verso Como, attraverso Romagnano
Sesia e Pombia.In epoca medievale alcune di queste vie di comunicazione
presero il nome di vie francische; esse vennero sostanzialmente
confermate nel più antico tracciato, ed andarono a rafforzare
i collegamenti fra i centri più importanti e da questi verso i
valichi alpini ed il mare, confermando in gran parte lo sviluppo
dei principali centri abitati sorti in epoca romana in posizione
strategica lungo le principali vie di comunicazione, sfruttando
siti naturalmente difendibili, in parte già precedentemente abitati.
Di origine romana sono le città di Torino, Vercelli, Ivrea, Asti,
Alba, Susa, Tortona, Acqui Terme, oltre a numerosi altri centri
minori collocati lungo i tracciati principali e secondari.
Maggiore peso assunsero nel corso del medioevo ed oltre i collegamenti
est ovest, quello fra le due città principali, Torino e Milano,
attraverso Chivasso, Vercelli e Novara, e quello da Torino verso
Piacenza, attraverso Asti ed Alessandria. I collegamenti nord
sud, Genova Sempione e Aosta Cuneo attraverso Ivrea, Torino e
Saluzzo.
Con lapertura della strada del Sempione nel 1805, il collegamento
nord-sud attraverso Novara ed il Verbano venne definitivamente
potenziato, e sempre nellottocento vennero aperti nuovi ponti
sul Ticino a Trecate (1828) e ad Oleggio (1889) di connessione
con Milano e lalto milanese ed il varesotto; vennero inoltre
realizzate (1854-59) importanti opere ferroviarie, consistenti
nel raccordo tra Milano e Torino attraverso Novara, la linea per
Arona, quella per Mortara Genova; ancora nel 1887 venne realizzata
la ferrovia Nord, nel 1883-86 la Novara Varallo Sesia.
Per quanto relativo alle relazioni fra centri urbani e reti viarie
storiche le indagini condotte sui beni culturali architettonici
e soprattutto urbanistici mostrano come in Piemonte lo sviluppo
dei centri urbani a partire dal medioevo si sia incentrato proprio
su queste grandi direttrici, con poche eccezioni giustificate
da motivi contingenti spesso legati allesercizio di uno specifico
dominio territoriale.
Fenomeno importante e diffuso per una lettura storico-culturale
dellorganizzazione degli insediamenti urbani è rappresentato
dalla fondazione dei borghi rurali di origine medievale, sia quelli
fortificati, i borghi franchi e le villae novae, aventi funzioni
di carattere economico e commerciale oltre che difensiva, variamente
presenti nel territorio piemontese e lombardo, sia quelli spontaneamente
formatisi.
Se limportanza dei primi, villae novae e borghi franchi, va ricercata
soprattutto nella pianificazione ordinata del centro urbano e
nella loro collocazione strategica per il controllo del territorio,
a protezione di vie commerciali di vario livello, i secondi nascono
senza una predefinita struttura urbanistica, in quel modo più
o meno spontaneo e a volte disordinato dei borghi di origine medievale;
questi ultimi, che rappresentano la maggioranza dei centri urbani
minori diffusi nel Piemonte orientale, sorgevano a volte direttamente
ubicati in posizioni strategiche, seguendo la morfologia del territorio,
o, caso più frequente nel novarese e nella aree di pianura e collina,
crescevano e si sviluppavano in adiacenza ai luoghi fortificati,
veri e propri castelli, linearmente lungo i principali assi di
comunicazione, o esternamente a questi, stringendosi anularmente
intorno alla fortezza ed ai corsi dacqua di protezione.
Tra i principali borghi franchi sorti nel novarese importanza
particolare assume Borgomanero, fondato nel 1194, a forma urbana
rettangolare, Borgolavezzaro (1254 circa) a pianta quadrata, circondato
da mura e fossato; Cerano (1198); Ghemme, Sizzano, Galliate, a
forma urbana rettangolare e in zona ma fuori provincia Gattinara,
Serravalle Sesia e Borgosesia.
Un altro contributo alla configurazione del rapporto storico fra
sistemi insediativi e vie di comunicazione viene dalla lettura
della carta della aree ambientali antropizzate realizzata dal
Vigliano negli anni ottanta; essa mostra come i centri abitati
dotati di vie o piazze porticate, presenti singolarmente o in
sistemi complessi, comunque elementi questi caratterizzante i
centri storici del Piemonte, tipico ed in uso a partire dal medioevo
sino a tutto il XIX secolo, si svolga sui seguenti assi di comunicazione,
condizionata dalla conformazione morfologica del territorio delineata
in precedenza:
- da Torino attraverso Chivasso e Trino, con biforcazione verso
Casale Valenza e verso Vercelli Novara, e da qui verso il lago
Maggiore e la val dOssola;
- da Torino verso Alba, Asti, Alessandria e Tortona, con deviazione
ad Asti verso il mare attraverso Nizza ed Acqui Terme;
- pedemontano, da Arona a Gattinara, Biella, Ivrea, Ciriè verso
Torino;
- da Torino verso Susa e la Savoia.
La lettura dei sistemi di beni presenti in modo diffuso sul territorio
provinciale, inoltre evidenzia il rapporto stretto fra nuclei
urbani e rurali, sistemi di beni architettonici e sistema fisico
naturale, connotando aree ben definite nei caratteri paesaggistici,
fisici e morfologici, cui fa riscontro la presenza di determinati
sistemi di beni.
Ci si riferisce ad esempio al sistema delle fortificazioni nelle
aree della lingua morenica, ove le rocche e i castelli quattrocenteschi
sono sorti in posizioni dominanti, a diretto controllo della sottostante
pianura, come avviene a Briona, Barengo, Vergano, o al sistema
delle ville, che rappresenta in parte la continuazione storica
del precedente sistema fortificato, ove il legame con il sistema
fisico naturale è determinato da condizioni di clima e di paesaggio,
nonché dalla posizione dominante ed aperta verso le visuali ad
ampio respiro che si possono avere sulle coste lacustri e sui
rilievi pedemontani.
Lo stesso stretto legame fra insediamenti e organizzazione del
territorio è ben evidenziato dal sistema delle cascine, grandi
complessi a corte nella piana irrigua, ove controllano vasti appezzamenti
di terreno, dimensionalmente più contenute e tipologicamente diversificate
nelle aree della alta pianura, ove, in generale si registra una
presenza più diffusa di borghi e di addensamenti di edifici rurali.
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1.4.3. I laghi e le colline: il turismo ed il paesaggio
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Se la regione Piemonte offre non poche attrattive turistiche variamente
diffuse sul suo territorio, molte di esse si trovano nella provincia
di Novara, concentrate in particolare nella zona dei laghi, nelle
aree collinari del basso verbano e sui terrazzi morenici, ove
negli ultimi anni si sta sviluppando un turismo legato prevalentemente
al tempo libero ed allo sport.
Lindustria del turismo appare storicamente consolidata soprattutto
sulle riviere dei due grandi bacini lacustri prealpini, il lago
dOrta ed il lago Maggiore, che a partire dal sei- settecento
sono diventati meta per la residenza estiva di membri dellaristocrazia
e della borghesia urbana.
Il Verbano, grazie alla vicinanza ed alla continuità culturale
con Milano e la Lombardia, durante loccupazione degli austriaci
di Maria Teresa, diventa un centro di raccolta di molti intellettuali
e patrioti italiani del risorgimento, da Felice Cavallotti alla
famiglia Cairoli, dal Manzoni a Rosmini, Correnti, Carcano ed
altri ancora.
La presenza della ferrovia ad Arona dal 1855 e dei battelli fluviali
permisero un moderno sviluppo turistico del verbano, e dalla metà
dellottocento si avvia una notevole attività edilizia, con la
costruzione di grandi residenze, ville con parchi spesso spettacolari,
che vanno gradatamente a sostituire un paesaggio precedentemente
boscato e coltivato a vite.
Ciò favorì lo sviluppo di un turismo culturale, délite, composto
da scrittori, intellettuali ed artisti provenienti da varie nazioni,
e con esso la nascita dellindustria alberghiera.
Nel Cusio, invece, lo sviluppo turistico diede impulso alleconomia
locale solo a partire da questo secolo, anche se il sistema delle
ville e delle residenze patrizie del lago dOrta, originatosi
nel seicento con la realizzazione in Orta di importanti edifici
residenziali, ebbe come nel Verbano un forte impulso durante lottocento.
Entrambe le riviere offrono al visitatore un paesaggio culturale
e naturale estremamente suggestivo e spettacolare, ricco di monumenti
ed opere darte emergenti di alto livello artistico, in posizioni
dominanti e strutturanti il territorio a vasta scala, spesso inseriti
in un contesto ambientale fortemente antropizzato e composto da
un minuto tessuto di beni ambientali minori.
Gli insediamenti urbani di maggior rilievo, Orta ed Arona, per
quanto fra loro molto differenti, si pongono come meta obbligata
per il turista di qualsiasi livello, offrendo un elevato numero
di possibilità di svago, fra loro diversificate e relative anche
alla fruizione di un ambiente naturale in buona parte preservato
dallazione antropica grazie alla propria conformazione orografica,
o talvolta grazie allistituzione di aree protette, parchi e riserve
naturali.
Larea del basso verbano, anchessa vocata ad un turismo legato
allo svago ed al tempo libero, sta vivendo negli ultimi anni un
fenomeno di ripresa turistica legato al fenomeno delle seconde
case ed alla realizzazione di altre iniziative, prima fra tutte
la realizzazione di impianti sportivi per il gioco del golf e
relativi centri attrezzati.
Tale fenomeno, se non ricondotto entro i confini di una programmazione
degli interventi mirata al riequilibrio dellambiente ed alla
sua tutela, rischia però di compromettere alcune aree collinari
interessanti sotto il profilo ecologico, oltretutto sensibili
e di primaria importanza per il sistema di ricarica delle falde
acquifere.
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1.4.4. I territori agricoli e il paesaggio
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La struttura agraria è certamente ciò che determina con maggiore
forza i caratteri del paesaggio piemontese, sia per la quantità
del territorio da essa governato, sia per la qualità delle aziende
operanti. Ben diversa è la situazione dell'area milanese di confine,
dove l'estendersi delle strutture urbane ha reso quasi del tutto
marginali le aree agricole, presenti in maniera sensibile solo
nella porzione meridionale e pavese.
La grande pianura vercellese e novarese, e con essa la parte lombarda
della Lomellina e del sud milano, sono dominate dalla presenza
estensiva della coltivazione del riso resa possibile dalla rete
irrigua dei canali di derivazione dal Ticino e dal Sesia.
Si tratta di grandi spazi aperti caratterizzati dalla presenza
dell'acqua nei periodi di crescita del riso, nei quali gli elementi
emergenti di riferimento sono costituiti quasi esclusivamente
dalle cascine e dai nuclei rurali: la perdita delle alberature
di ripa e di bordo campo, dovuta all'estendersi delle camere e
all'uso di diserbanti mirati, è certamente un aspetto negativo
difficilmente ovviabile se non con interventi di sostegno di carattere
estensivo. Dove la coltura del riso non è conveniente subentra
quella del mais, soprattutto per la produzione di mangimi per
l'allevamento, che è pure consistente, con analoghi effetti sull'appiattimento
del paesaggio ma, se possibile, con ancor meno capacità di caratterizzazione.
In ogni caso la continuità del territorio, oltre che essere una
necessità preponderante per l'attività agricola è essa stessa
fattore di paesaggio.
L'infrastrutturazione agraria è rada, data la dimensione medio-grande
delle aziende, ed è spesso alterata dalla presenza delle grandi
direttrici di comunicazione.
L'agricoltura dell'alta pianura asciutta e delle zone collinari
piemontesi, ha conservato invece la propria ragione d'essere nella
attività viti-vinicola, con aree di importante e nota produzione
di vini pregiati. Questa attività, che si estende anche sui primi
terrazzamenti della pianura non soltanto è elemento determinante
del paesaggio, ma consente anche la permanenza di consistenti
fasce boscate con notevole vantaggio rispetto alla varietà degli
ecosistemi. Le aziende sono, in genere, di piccola dimensione,
spesso riunite in consorzi di produzione, che garantiscono l'unitarietà
e la difesa dei terreni a coltura. L'infrastrutturazione agraria
è quindi più fitta e la maglia dei percorsi dotata di maggiori
alternative rispetto alla rete della grande mobilità.
Anche nel novarese in molte delle zone collinari e dei terrazzi
alluvionali viene praticata da tempi storici la coltura della
vite, risalendo ad epoca romana le prime citazioni di vini prodotti
nel novarese.
La produzione più importante sotto il profilo qualitativo si registra
sulla costa del Sesia, da Briona, sino a Romagnano Sesia, ed oltre
sino a Boca, ove esistono quattro zone ove si producono Vini con
Denominazione di Origine Controllata; dopo una fase di regresso
che ha visto la progressiva riduzione ed abbandono delle aree
coltivate, la vite oggi è tornata ad occupare un posto di rilievo
nelleconomia locale, ed è di recente data listituzione di una
ulteriore zona di coltivazione pregiata, una nuova D.O.C.che ricomprende,
oltre alla zona precedente, anche il territorio del pianalto e
la lingua morenica del basso Verbano, sino ad Oleggio.
Lauspicio è che a tale sviluppo dellindustria vitivinicola si
affianchi un turismo attento e legato anche a questo fenomeno
storico-culturale, turismo già fortemente presente in Piemonte
nella zona delle Langhe e del Monferrato, quella tradizionalmente
ed internazionalmente riconosciuta essere fra le migliori al mondo,
a cui, con le dovute differenze si dovrà fare necessariamente
riferimento per il modello di sviluppo, ma al quale affiancare
altre risorse legate alla cultura locale.
Nelle zone più vicine ai laghi (soprattutto al lago Maggiore)
si assiste all'estendersi dell'attività di florovivaismo, legata
sia a situazioni microclimatiche e di qualità dei terreni, sia
soprattutto alla presenza di centri turistici di richiamo.
La porzione di montagna del territorio in esame è caratterizzata
dalla grande presenza dei boschi, dove ancora sussistono ampie
zone governate dagli "usi civici", dove, però, la sopravvivenza
dell'attività agricola è del tutto precaria in quanto sia la conduzione
dei boschi, sia l'allevamento legato al prato-pascolo non sono
considerate attività premianti.
Con l'istituzione della provincia del Verbano-Cusio-Ossola la
parte novarese appartenente alla fascia montana si è ridotta alle
pendici meridionali del Mottarone e del Monte Fenera e la grande
fascia irrigua interessa la maggior parte del territorio provinciale.
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1.4.5. Il sistema delle aree protette regionali
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La differente situazione territoriale descritta nei paragrafi
precedenti si riflette nel sistema delle aree protette delle due
regioni confinanti. La maggior parte dei parchi della regione
Lombardia è concentrata nella provincia di Milano ed ha come principale
scopo la difesa del territorio dall'estendersi delle urbanizzazioni.
Dunque non si tratta di territori a "parco" nel senso stretto
del termine, quanto di territori sottoposti a tutela e a pianificazione
finalizzata alla conservazione di spazi liberi, vitali ma anche
residuali, controllata dalla regione stessa (i parchi Regionali
lombardi vengono approvati con Legge).
A partire dal parco della valle del Ticino la Regione ha cercato
di tutelare, nell'area a nord di Milano, gli scarsi territori
liberi ed il sistema paesistico delle prime pendici collinari,
ma con il parco agricolo sud Milano ha dovuto anche intervenire
per la tutela di una struttura agraria che, per quanto forte ed
organizzata, si trova in forte condizione di rischio.
La Regione Piemonte, nella quale la pressione insediativa è concentrata
quasi esclusivamente all'intorno del capoluogo e delle città più
importanti, ha potuto concentrare il proprio sistema di tutela
nei luoghi di maggiore interesse per la qualità dei siti (lame
del Sesia, zona umida di Dormelletto) e per piccole porzioni di
territorio effettivamente gestibili come "parco", spesso derivanti
da riserve di caccia reali o nobiliari (la Mandria, Stupinigi,
il bosco della Partecipanza). Le zone più estese di tutela sono
concentrate nella fascia di montagna e lungo il Po. Anche la parte
piemontese del parco lungo il Ticino è sensibilmente meno ampia
di quella lombarda.
Il paesaggio collinare e dell'alta pianura è infatti protetto
dalla presenza di strutture agrarie capaci di difendersi e di
mantenere e caratterizzare il paesaggio. Nel territorio novarese
la zona delle "Baragge" e l'area del monte Fenera sono protette
e rese disponibili ad una fruizione legata soprattutto alla qualità
della vegetazione e del paesaggio di brughiera e di montagna piuttosto
che, come per le Groane nel milanese o per la pineta di Tradate
nel varesotto, principalmente per garantirne la sopravvivenza.
Va sottolineato, per altro, che il Piano territoriale Regionale
del Piemonte prevede la tutela e la pianificazione di vaste aree,
individuate per il loro valore paesistico, attraverso la formazione
di Piani territoriali di competenza provinciale e locale.
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