QUADRO ANALITICO CONOSCITIVO
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IL CONTESTO REGIONALE - INTERREGIONALE
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1.2. LA STRUTTURA E LE RELAZIONI TERRITORIALI,
RANGO E SPECIALIZZAZIONE DEI CENTRI, PROGETTUALITÀ DI AREA VASTA
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1.2.1. La "Prima Italia" in un contesto in trasformazione
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La provincia di Novara appartiene a pieno titolo a quella macro-regione,
il nord-ovest italiano, caratterizzato da processi di sviluppo
industriale e urbano relativamente precoce, che è stata storicamente
definita come "Prima Italia".
Lo sviluppo economico-territoriale dell'area del cosiddetto "triangolo
industriale" (ai cui vertici stanno Milano, Torino e Genova) è
stato caratterizzato da concentrazione industriale, secondo il
modello "fordista" basato prevalentemente su grandi imprese operanti
nei settori di base e nella produzione di beni standardizzati
di massa, e da concentrazione urbana, a cui ha fatto riscontro
un relativo spopolamento delle zone rurali (campagna, collina
e montagna) anche interne alla macro-regione.
Questo modello di sviluppo ha subito vistosi cambiamenti nel corso
degli ultimi venticinque anni.
L'affermazione di processi di industrializzazione diffusa e crescita
urbana "periferica" hanno determinato la nascita e - in seguito
- il consolidamento di nuove aree di sviluppo (in primo luogo
la direttrice pedemontana, ma anche altre aree a precedente vocazione
rurale e con attività produttive rivolte prevalentemente al mercato
locale), che si sono appoggiate su una rete di città medie e di
centri minori pre-esistenti, la cui vitalità rappresenta un lascito
della storia lunga del nostro Paese.
Nel contempo l'innesco di processi di disurbanizzazione relativa
ha comportato una riduzione di popolazione e addetti nei nuclei
urbani centrali tale da non essere compensata, quantomeno sotto
il profilo demografico, dalla crescita delle corone. Ciò ha determinato
un declino degli abitanti all'intera scala metropolitana e una
perdita di spinta propulsiva sotto il profilo occupazionale.
La gerarchia urbana - e più in generale - la struttura territoriale
appare quindi profondamente marcata dall'intersecarsi di questi
diversi processi evolutivi che in questo secolo hanno modificato
la geografia insediativa del Nord-Ovest.
Ad un primo sguardo d'insieme è possibile riconoscere cinque principali
ambienti, caratterizzati da modelli di sviluppo economico-territoriale
- e da relativo rango - piuttosto differenti.
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1.2.2. I poli metropolitani
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Le aree metropolitane di Milano e Torino si rivelano di gran lunga
le principali concentrazioni di popolazione e addetti del Nord-Ovest
e sono collocate nei rami alti della gerarchia urbana europea.
Si tratta di aree di vecchia industrializzazione, con una struttura
produttiva in entrambi i casi ancora fortemente orientata in senso
manifatturiero.
Ma, mentre a Torino persistono, ancora evidenti, i caratteri della
città industriale in senso classico e più incerti appaiono i processi
di riconversione della sua base economica, nel caso Milanese la
struttura produttiva nel corso degli ultimi 25 anni si è significativamente
diversificata sia sotto il profilo settoriale che dimensionale.
In questo quadro, i processi di riduzione dell'occupazione industriale,
soprattutto nel caso Milanese, vanno interpretati sia alla luce
di fenomeni di rilocalizzazione, spesso di breve raggio, sia in
ragione di incrementi di produttività del lavoro realizzata a
seguito di innovazioni di processo.
Anche se non necessariamente ad un decremento dell'occupazione
manifatturiera fa riscontro una diminuzione della produzione industriale,
entro le aree metropolitane sono evidenti zone di sofferenza acuta,
alcune delle quali riconosciute sia a scala Comunitaria (inclusione
nelle aree a Obiettivo 2 dei comuni della provincia di Torino
insieme ad alcune zone del capoluogo piemontese e dei comuni dell'Asse
Sempione a cavallo tra la provincia di Milano e quella di Varese)
sia a scala nazionale (inclusione nelle "aree di crisi" ex LN
236/93 dei comuni appartenenti alla Sezione Circoscrizionale per
l'Impiego di Sesto San Giovanni e ancora dei comuni dell'Asse
Sempione).
D'altro canto, la crescita di funzioni immateriali incorporate
nei processi produttivi, oltre a sollecitare una forte domanda
di lavoro terziario, ha determinato una crescente integrazione
fra industria e servizi e un elevato grado di innovazione sia
produttiva che sociale (innovazione organizzativa, relazionale,
di prodotto, ecc.) che, soprattutto nel caso Milanese, danno luogo
a elevati tassi di natalità imprenditoriale.
Seppur in misura diversa Torino e Milano rappresentano comunque
centri industriali e direzionali estremamente vitali, in grado
di esercitare un buon controllo sulla loro traiettoria di sviluppo
e nel contempo di svolgere una funzione nazionale, fornendo modelli
organizzativi e indicazioni strategiche all'intero Paese.
Accanto ai nuclei metropolitani centrali, le tavole mettono in
luce la presenza di una "nuvola", più densa nel caso Milanese,
di centri sub-provinciali. Tali comuni evidenziano una taglia
considerevole sia sotto profilo demografico che sotto l'aspetto
economico-occupazionale e, nel loro rapporto con il nucleo metropolitano
centrale, sono caratterizzati da un fitto reticolo di relazioni
che sono sia di dipendenza che di complementarietà.
Tali centri danno vita a sub-sistemi metropolitani che si qualificano
sulla scorta di particolari condizioni territoriali di carattere
fisico, economico-sociale, storico-culturale, ambientale in senso
lato (nel caso Milanese si pensi al Vimercatese, alla Brianza,
al Saronnese, alla conurbazione Legnano-Busto Arsizio-Gallarate;
nel caso Torinese si pensi all'affaccio dell'area metropolitana
sul Canavese o si pensi alle conurbazioni lineari che legano il
capoluogo al suo hinterland in direzione sud-sud-ovest). Tali
specificità vanno a definire un'identità ricca per ogni sub-sistema
infra-metropolitano, che rappresenta un elemento distintivo rispetto
ad altri sistemi locali. I diversi sub-sistemi, inoltre, sono
tra loro collegati da relazioni funzionali dense e compartecipano
quindi al complessivo processo di sviluppo metropolitano.
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1.2.3. La fascia pedemontana
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La fascia pedemontana, che interessa tutto l'arco prealpino piemontese
e lombardo connettendosi "fuori-carta" ai sistemi produttivi del
Nord-Est, rappresenta la direttrice di sviluppo che, nella fase
più recente, ha mostrato il più intenso ritmo di crescita.
Il modello di sviluppo locale di queste aree, per quanto assuma
fenomenologie differenti, presenta, ad un esame più attento, numerosi
caratteri comuni. Esso si fonda, salvo alcune eccezioni come nel
caso dell'elettronica a Ivrea, sulla presenza di fitti reticoli
di piccole e medie imprese "endogene", spesso di natura "distrettuale"
(in questo senso oggetto di riconoscimento con riferimento alla
LN 317/91), in grado di operare con elevati livelli di autonomia.
Tali imprese presentano una spiccata specializzazione in quei
settori definiti come "industria leggera": fabbricazione di prodotti
in metallo e meccanica nel Lecchese e nell'area di Treviglio,
lavorazioni seriche nel comasco, mobili/legno e meccanica nella
Brianza a cavallo tra la provincia di Milano e quella di Como,
metalmeccanica nel Canavese, il tessile-abbigliamento e la meccanica
nel basso Varesotto e ancora il tessile sia laniero che cotoniero
nelle zone di Oleggio, Varallo, Borgosesia, Biella, ecc.
Si tratta di sistemi produttivi-territoriali caratterizzati da
forti interdipendenze produttive sia intersettoriali che intrasettoriali;
tipica in questo senso risulta l'estensione della filiera produttiva
al comparto macchine per la lavorazione del prodotto specifico
dell'area. In queste aree il processo di sviluppo, per quanto
consistente, è avvenuto senza modificazioni radicali nell'organizzazione
sociale (ad esempio non si sono registrati nel tempo drammatici
fenomeni migratori in grado di sconvolgere la composizione della
popolazione e degli attivi) e territoriale (ad esempio il processo
di sviluppo urbano e territoriale non ha conosciuto fasi dirompenti
o distruzione delle infrastrutture pre-esistenti), in quanto ha
saputo combinarsi con specifiche modalità nel gestione dei rapporti
tra economia, società e ambiente locale.
Tali sistemi nella maggioranza dei casi hanno mostrato, nel recente
passato, una notevole reattività alle variazioni della domanda,
dei mercati e più in generale dell'ambiente sia interno che esterno.
Tale attitudine al cambiamento, che è anche alla base di un elevato
tasso di nati-mortalità aziendale, ha consentito alle imprese
dell'area di rigenerare di volta in volta le loro potenzialità
espansive, anche in presenza di situazioni di crisi, a volte anche
acuta (ad esempio il Verbano-Cusio-Ossola risulta inserita nelle
aree a Obiettivo 2).
Lo sviluppo di natura diffusiva di questi sistemi produttivi si
appoggia su un'armatura urbana spesso costituita da sistemi policentrici
lineari che si strutturano lungo i fondi valle - e quindi lungo
i relativi assi viari - e che trovano significativi punti di appoggio
nelle città medie capoluogo di provincia (Lecco, Como, Varese,
Biella) e in alcuni centri minori (Erba, Cantù, Borgomanero, Borgosesia,
Ivrea, Ciriè, ecc.). La possibilità di utilizzare il capitale
fisso infrastrutturale, sociale, istituzionale e - più in generale
- di direzionalità pubblica, sedimentato nella deriva lunga dello
sviluppo urbano di questi centri, ha consentito anche un discreto
sviluppo di funzioni terziarie, che in molti casi hanno opportunamente
supportato la crescita industriale di queste zone.
Tale morfologia territoriale e urbana condiziona fortemente anche
le relazioni tra i centri. Tali relazioni si strutturano prevalente
lungo le radiali, appoggiandosi alla rete dei capoluoghi provin-ciali
e dei centri urbani medi per le funzioni di direzionalità, soprattutto
pubblica, di secondo livel-lo e connettendosi più sporadicamente
al cuore metropolitano per accedere ai servizi superiori.
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1.2.4. La pianura
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La fascia della pianura irrigua presenta una struttura insediativa
relativamente lasca, contrassegnata dalla presenza di città medie
(Novara, Vercelli, Pavia e Lodi) in genere caratteriz-zate da
un'armatura di servizi (sanità, scuole, università, per quanto
di recente costituzione, ecc.), da direzionalità pubblica (Uffici
dell'Amministrazione Provinciale, Camera di Commercio, Inten-denza
di Finanza, Ufficio Tecnico Erariale, Provveditorato agli Studi,
Ufficio di Collocamento, ecc.) e privati (sedi provinciali di
associazioni di categoria, partiti, sindacati, ordini professionali,
ecc.) tipica dei capoluoghi. La rete dei capoluoghi è ulteriormente
integrata da centri minori (alcu-ni come Vigevano e Casale Monferrato
raggiungono dimensioni non trascurabili) che svolgono significative
funzioni a scala sub-provinciale (si pensi solo al ruolo svolto
dai distaccamenti delle sedi provinciali e da strutture associative
che assumono spiccati caratteri di autonomia).
La pianura ha storicamente vissuto l'innesto, in alcune fasi particolarmente
felice, tra differenti modelli di organizzazione delle attività
economiche. L'agricoltura estensiva "industrializzata" tipica
della campagna e dei centri sub-provinciali (le colture risicole
della Lomellina, del Vercellese, del Novarese, le colture cerealicole
della pianura centro-occidentale, le colture ortofrutticole della
zona a ovest di Santhià, la zootecnia della pianura irrigua, ecc.);
i sistemi di piccola impresa consolidati tipici di alcuni centri
intermedi (il calzaturiero e il meccano-calzaturiero di Vigevano,
le lavorazioni orafe di Valenza e Mede, ecc.); le strutture produttive
sufficientemente diversificate, con rilevante presenza di grandi
imprese e di direzionalità pubblica di secondo livello delle aree
che fanno capo ai capoluoghi provinciali, in primo luogo Vercelli
e Pavia (quest'ultima però connotata anche da eccellenze nei settori
dell'istruzione universitaria e della sanità); insediamenti radi
di aree industriali periferiche, a prevalente specializzazione
meccanica, nella zona a cavallo tra la provincia di Torino e di
Vercelli, rappresentano altrettanti pattern di sviluppo sperimentati
nella pianura sia piemontese che lombarda.
L'equilibrio consolidato mostra però da qualche tempo evidenti
segni di usura.
Alcuni annunci di difficoltà del mercato risicolo, il conflitto
apertosi in sede Comunitaria sulle "quote latte" con le conseguenze
prevedibili sull'intero settore zootecnico, la perdita di spinta
propulsiva - o in qualche caso la crisi - di alcuni sistemi produttivi
locali (nel primo caso si pensi al calzaturiero Vigevanese e nel
secondo al settore della maglieria Lomellina entrambi inclusi
nelle aree distrettuali previste dalla LR 7/93), la chiusura di
alcuni stabilimenti industriali che in alcuni casi, accompagnandosi
a un basso grado di integrazione produttiva tra le imprese locali,
ha dato vita a veri e propri processi di deindustrializzazione
(in alcuni casi riconosciuti - o in via di riconoscimento - sulla
base della LN 236/93) in alcuni capoluoghi e centri intermedi
(si pensi al caso di Pavia, ma anche a quello di Vercelli), l'insufficiente
sviluppo di settori alternativi, soprattutto nell'ambito del terziario
produttivo, stanno notevolmente indebolendo il posizionamento
competitivo di tali aree nel quadro interregionale.
Questi cambiamenti, oltre ad incidere negativamente sul posizionamento
gerarchico dei centri provinciali e sub-provinciali, stanno già
producendo sensibili modificazioni nei rapporti territoriali.
Il processo di deindustrializzazione, oltre che attraverso forme
di compensazione garantite dalla tenuta del terziario tradizionale
e dall'acquisizione di reddito garantita dalla proprietà immobiliare
e fondiaria, sta "risolvendosi" attraverso una dilatazione dei
bacini del mercato del lavoro locali. Ma, se nel caso del Piemonte
centro orientale, il sistema di relazioni sembra maggiormente
infittirsi a scala "locale" (prevalentemente provinciale o tra
i centri capoluogo di provincia), nel caso pavese appare crescente
il ricorso al pendolarismo gravitante sul capoluogo lombardo,
soprattutto per quelle classi di popolazione caratterizzate da
elevati titoli di studio.
Entro questo quadro, il Novarese, insieme ai comuni dell'est Ticino
Milanese, si colloca come un'area "cerniera" che gradua il passaggio
tra l'ambito metropolitano denso, i sistemi produttivi locali
pedemontani, la pianura irrigua.
Grandi imprese manifatturiere, alcune delle quali hanno concluso
il loro ciclo di vita, piccole e medie imprese tra loro scarsamente
integrate, terziarizzazione debolmente orientata alle imprese,
presenza di università, di centri di ricerca, di importanti strutture
del credito, disponibilità di un patrimonio di direzionalità pubblica
di livello regionale, presenza di un retroterra agricolo ricco,
ottimo posizionamento sulla rete infrastrutturale che ha favorito
l'interscambio di merci e uomini, struttura insediativa a maglia
via via più lasca in relazione alla distanza dall'area metropolitana,
ecc. sono tutti caratteri, a tratti ambivalenti, della struttura
economico-territoriale locale che riflettono questa collocazione
di frontiera.
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1.2.5. La montagna e i laghi
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La fascia lacuale e, soprattutto, quella montana, appaiono territorialmente
rilevanti nel nostro "taglio di carta", anche se meno importanti,
quantomeno rispetto agli ambiti descritti preceden-temente, per
quanto riguarda la concentrazione demografica, occupazionale e
insediativa.
Si tratta di due ambiti molto differenziati sia per caratteristiche
geo-morfologiche che per carat-teri economico-sociali (e quindi
solo per comodità espositiva verranno trattati congiunta-mente
in questa sede).
Le aree montane risultano prevalentemente vocate all'agricoltura,
all'allevamento e al turismo, mentre le produzioni rilevanti in
ambito industriale sono prevalentemente circoscritte alla produzione
di energia elettrica.
Per quanto riguarda le fasce lacuali, se si escludono le urbanizzazioni/conurbazioni
lungo le sponde lacuali (Maggiore, Orta, Varese, Como, Lugano),
entro le quali spicca Verbania (con circa 30 mila abitanti), il
sistema localizzativo risulta contrassegnato da insediamenti radi,
con centri di taglia modesta (solo Domodossola supera i 15 mila
abitanti). La struttura economico-sociale appare oggi fortemente
terziarizzata (evidente la consolidata vocazione turistica), anche
se sono ancora presenti - e in qualche caso rilevanti - trame
industriali di antico impianto.
L'offerta turistica pur vantando, in entrambi gli ambiti, consolidate
tradizioni (soprattutto nelle zone lacuali tale vocazione risale
molto indietro nel tempo) si presenta ancora piuttosto arretrata
(a prevalente gestione famigliare, ancora non sufficientemente
inserita nei più efficienti circuiti organizzati dai tour operator,
oppure costituita dal mercato delle seconde case e delle case
in affitto). Questo carattere tradizionale, in presenza di forti
potenzialità di sviluppo della domanda, rappresenta un fattore
di rischio, destinato ad incidere negativamente sul posizionamento
competitivo dell'area.
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1.2.6. La collina meridionale
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Le aree della collina meridionale includono una fascia "pre-appenninica",
che comprende capoluoghi provinciali (come Alessandria e Asti)
e centri sub- provinciali (come Voghera e Tortona), e una fascia
collinare vera e propria.
Si tratta nel primo caso di centri caratterizzati da un rango
pressochè analogo a quello delle città capoluogo collocate nella
pianura irrigua.
La loro struttura produttiva risulta però abbastanza "frantumata"
e quindi estremamente deboli appaiono le interrelazioni produttive
tra i diversi comparti. Non spiccano infatti particolari specializzazioni
(se non nel caso di Alessandria, che presenta elevati quozienti
nel settore della gomma/materie plastiche), mentre è possibile
segnalare una presenza di attività nel settore dei trasporti legata
al ruolo di nodo ferroviario esercitato da centri come Alessandria
e Voghera.
Non sono assenti infine situazioni di crisi industriale, come
nel caso della Valle Scrivia, riconosciuta anche in sede Comunitaria
attraverso l'inserimento in aree Obiettivo 2.
Soprattutto nel caso di Voghera si manifesta poi un elevato pendolarismo,
soprattutto verso l'area metropolitana Milanese, che drena risorse
umane qualificate e capacità organizzative-manageriali. Analogamente
nel caso di Asti, le relazioni sembrano principalmente rivolte
verso l'area Torinese, mentre Alessandria sembra prevalentemente
"giocare" in un ambito provinciale/inter-provinciale intermedio.
Nella fascia collinare vera e propria risultano ancora rilevanti
le attività legate all'agricoltura, in particolare quelle relative
alla produzione viti-vinicola (Oltrepo Pavese e Astigiano). In
queste aree, a partire dalla produzione tipica, si sono spesso
sviluppate attività che si situano a "valle" e a "monte" della
trasformazione agricola (dalla presenza di servizi specifici come
scuole, corsi di formazione, studi tecnici di consulenza, ecc.,
alla commercializzazione, all'agri-turismo, ad attività eno-gastronomiche,
ai trasporti e - più in generale - ad attività agro-industriali).
In questi contesti territoriali si sono poi soventemente sviluppate
strutture sovra-aziendali, come consorzi di vendita per l'acquisizione
di servizi e per l'export, cooperative di trasformazione come
le cantine sociali, ecc.
Queste aree, che storicamente hanno conosciuto fenomeni consistenti
di deflusso demografico e di pendolarismo in uscita, sembrano
nella fase più recente sperimentare un processo di stabilizzazione.
Sotto il profilo insediativo, accanto a quello che viene definito
come rurale marginale statico, si registra la presenza, soprattutto
nell'Astigiano e nell'Alessandrino, di un sistema insediativo
di recente espansione, sia in aree collinari che pedecollinari,
dovuto sia alla ricerca di condizioni di vita "meno urbane" sia
alla diffusione del fenomeno delle seconde case.
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1.2.7. La progettualità di area vasta: criteri di classificazione
ed...
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I progetti riportati nella tavola 2 rappresentano il risultato
di una prima individuazione delle varie proposte e progettualità
in atto nelle aree che costituiscono "ambito di interesse" per
l'inqua-dra-mento territoriale dell'area Novarese. Rendere omogenee
le informazioni riguardanti le aree Lombarda e Piemontese ha richiesto
uno sforzo semplificativo, talvolta a scapito della preci-sio-ne,
che risulta però trascurabile se si considera che l'obiettivo
perseguito è di assumere sug-ge-stio-ni relative alle dinamiche
insediative in atto. E' stato quindi necessario classificare pro-getti
diver-si fra loro per dimensione, stato di attuazione, definizione
e, spesso, frutto di approcci diversi.
I progetti di area Piemontese sono estratti da fonti ufficiali
e prevalentemente già definiti, quelli di area Lombarda sono classificati
secondo una catalogazione, che ne definisce il grado di maturità,
così sintetizzabile:
- dati acquisiti (A);
- risultati intermedi (B);
- studi preliminari (C).
La selezione operata tiene conto di tutti i progetti indicati
dalla Regione Piemonte, mentre per l'area Lombarda sono indicati,
in prevalenza, soltanto quelli al di sopra di 100.000 mq di superficie
territoriale, con alcune eccezioni per quelli, anche di dimensioni
inferiori, ma strategicamente rilevanti.
In allegato è disponibile l'elenco delle iniziative selezionate.
... elementi di valutazione
Le considerazioni che si possono trarre alla luce del quadro complessivo
presentato risultano le seguenti.
Una predilezione verso le aree forti
Tale propensione é rilevabile sia nell'evidente squilibrio tra
le progettualità in atto nell'area metropolitana Lombarda e in
quella Piemontese sia, scendendo di scala, tra le due aree metropolitane
forti ed il resto del rispettivo territorio regionale.
Si può affermare, pur con le cautele dovute ad una arbitraria
delimitazione degli ambiti, che nei due capoluoghi di regione
e nelle rispettive aree metropolitane, siano concentrate più della
metà delle iniziative progettuali rilevanti.
Coerentemente con tale tendenza, anche i comuni capoluoghi o che
costituiscono polarità territoriali, mostrano una relativa dinamicità
di intervento. Fra questi Novara risulta tra i più attivi, soprattutto
in relazione alle opportunità di sviluppo dovute alla riqualificazione
del nodo ferroviario ed alle iniziative legate ad esso direttamente
(Interporto) ed indirettamente (PRU Sant'Agapio).
L'eccezione Malpensa
Una concentrazione di iniziative, "anomala" per la localizzazione
"periferica" interessata, è costituita dall'ambito territoriale
della nuova aerostazione della Malpensa. Tali interventi - alcuni
direttamente a servizio dell'aeroporto (Cargo City, Centro Servizi,
Trade Center, Zona Franca), altri indirettamente influenzati come
la zona industriale, il Centro di Interscambio (UNIVA), il Business
Park nel territorio di Gallarate; la zona industriale, il Centro
direzionale, l'Interscambio Stazione (Hupac), in Busto Arsizio
- rappresentano un pacchetto di iniziative di cui soltanto quelle
in stretta connessione con l'aeroporto e quelle specificamente
destinate al produttivo rappresentano certezze.
Le specializzazioni funzionali: priorità verso il settore produttivo
Una costante rilevabile nei progetti selezionati è costituita
dall'attenzione viva per il settore produttivo, considerato come
il vero motore delle economie delle aree forti.
In questi termini, esso viene riproposto puntando a una maggiore
qualificazione in termini di servizi sia alle imprese che ai territori
interessati, oltre che di maggior integrazione con gli altri settori
e i sistemi di mobilità.
Il PTR del Piemonte indica, in aggiunta alle aree industriali
attrezzate (AIA), ben cinque Poli Integrati di Sviluppo soltanto
nell'ambito metropolitano Torinese.
In questa logica si inseriscono anche i programmi di ristrutturazione,
potenziamento e in qualche caso di decentramento dei poli universitari
dei capoluoghi (creazione di nuovi sedi sia della Statale che
del Politecnico a Milano, espansione della Statale e nuova sede
del Politecnico a Torino) e di rafforzamento - e persino di creazione
- di sedi universitarie sia statali che private nei poli di rango
minore, con la promozione di curricula formativi ritenuti più
rispondenti ai bisogni delle economie locali.
A Novara, unitamente ad Alessandria e Vercelli, è riconosciuto
i ruolo di "secondo" polo universitario regionale. Nuove sedi
decentrate - o sedi che hanno acquisito recentemente l'autonomia
- sono state realizzate nei capoluoghi di provincia della Lombardia
(Varese, Como, Lecco) ed, eccezionalmente, in località rappresentative
di bacini a forte specializzazione produttiva (Ivrea e Castellanza,
quest'ultima realizzata su iniziativa privata).
Discorso a parte merita Pavia, antico centro universitario a carattere
residenziale di medie dimensioni e a forte articolazione dell'offerta
formativa (con recente predilezione verso la formazione post-universitaria).
Per quanto riguarda invece "l'urbano residenziale", si riscontra
una maggior propensione verso progetti che per dimensione e caratteristiche
rispondono a problemi di rilevanza più locale che generale.
Tuttavia, la maggior parte dei progetti polifunzionali segnalati
nell'ambito metropolitano Milanese comprende sempre una quota
rilevante di residenza. In Torino invece si rileva una maggior
propensione e vivacità per le iniziative residenziali specifiche.
Fra i più rilevanti progetti realizzati ed in corso di realizzazione,
peraltro tutti ricadenti su aree dismesse, si ricordano: l'intervento
Gardino, Comau, Framtek, Ceat, Incet, Venchi Unica.
Un cenno specifico in questo settore meritano i Progetti di Riqualificazione
Urbana (PRU), che stanno vivendo vicende alterne ed alla data
odierna (dicembre 1998) rischiano un consistente definanziamento.
Attualmente interessano l'area di studio quattro PRU singoli (Alessandria,
Collegno, Novara, Settimo Torinese) e due plurimi: Torino e Milano
con rispettivamente 13 e 7 interventi ciascuno. Tuttavia, come
già accennato, alla firma degli accordi di programma non sono
ancora giunti il PRU di Settimo Torinese, un intervento di Milano
e ben 12 su 13 degli interventi Torinesi, fra cui i tre maxinterventi
sulla Spina Urbana.
Non sono evidenziati in cartografia, in ragione del loro rilievo
locale, gli interventi che interessano la sfera del turismo e
del tempo libero. La presenza di contesti ambientali attrezzati
di elevata qualità, evidenziati nella tavola con appositi segni
grafici, costituiscono ad un tempo "offerta" e segnale di "attenzione"
per calibrare le iniziative, soprattutto le lottizzazioni residenziali
promosse come "esclusive" accompagnate dalla realizzazione di
campi da golf, maneggi , ecc.
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